INTERVISTA a Yang Lian: aprirsi al nuovo e al diverso per arricchire se stessi

Reduce dalla recente vittoria del Premio internazionale di Capri, Yang Lian, lo scrittore cinese candidato al Premio Nobel per la Letteratura, ospite della XXV edizione di Musicultura, condivide con “Sciuscià” la sua personale visione del linguaggio e della poesia, oltre alla sua particolare affezione per lo scrittore inglese Ezra Pound.

È uno scrittore esule, si è sempre dovuto relazionare con altre lingue e culture e con la difficoltà di tradurre i suoi lavori: come vive questa condizione di incomunicabilità tra sua lingua madre e i suoi lettori? Quante lingue diverse sono riuscite ad influenzare la sua? In futuro ha in progetto di scrivere in altre lingue?

Vivo nel periodo della globalizzazione, quindi di certo la mia lingua madre è molto importante ed è parte integrante della poesia. Allo stesso tempo possiamo trovare un modo per comunicare con chi parla altre lingue. La via più semplice, ma anche la più commerciale, è quella della traduzione, che spesso però non riesce ad essere accurata e precisa, e può persino risultare fuorviante. Lo scambio poetico è destinato a scavare in un’altra lingua e in un’altra cultura, partendo dalla propria. Sono uno scrittore in esilio a causa della situazione politica in Cina, e questo mi ha spinto ad aprirmi al mondo internazionale. Così, entrando in contatto con altre culture, trasformo me stesso e la poesia tradizionale cinese e trovo nel mondo intorno a me e nelle culture che incontro spunti di riflessione e cambiamento: come mi è successo, ad esempio, con la cultura araba, che mi ha influenzato verso una profonda e forte trasformazione. Tutti questi scambi danno un maggiore significato alla vita e alla scrittura. Questi sono i motivi che non mi spingono a scrivere poesia in altre lingue, visto che posso approfondire le mie stesse radici evitando di farlo. Poi riesco facilmente a scrivere e parlare in inglese, infatti lingua nella quale ho già redatto alcuni saggi.

L’inglese e le altre lingue devono ricorrere a costruzioni lessicali per raggiungere un valore simbolico. Il cinese, invece, è una lingua che si basa su ideogrammi e proprio per questo è inevitabilmente legata al simbolismo. Pensa che per questo sia più facilmente adattabile alla poesia?

Non penso che ci sia una lingua più facilmente utilizzabile per la poesia. La grande poesia si basa sulla comprensione del linguaggio. Visto che scrivo in cinese, trovo questa lingua molto interessante perché riesce a creare vari livelli di significato: l’immagine visiva, l’anarchia musicale, che con complessità si destreggia tra i toni e la costruzione della frase, ed il livello filosofico. Questo complesso sistema crea anche una possibile energia per la poesia stessa. È proprio quando leggo un bel componimento che mi accorgo di questa sovrapposizione di livelli: capisco che riuscire ad amalgamarli è una grande sfida per i poeti, ma se sei bravo puoi usare questo medium e creare qualcosa di veramente forte.

Ha un passato difficile fatto di viaggi e dell’impossibilità di fare ritorno a casa. Quanto le sue esperienze di vita hanno cambiato la sua identità di poeta? Cosa l’ha spinta a scrivere la prima volta?

In realtà la vita non è facile per nessuno. Possiamo superare le difficoltà e poi raggiungere il significato della vita stessa, riuscendo a bilanciare le cose belle con le brutte. Così, quando ho iniziato a scrivere negli anni ’70, in Cina c’era la rivoluzione culturale ed era un momento molto difficile per il Paese, ma anche per me in prima persona. Con tutti gli ostacoli del caso, c’è stato comunque un primo incontro di rivolta: una volontà di espressione, di dire qualcosa. Mi sento così nel momento in cui scrivo e riesco a riconoscermi e crearmi un’ identità. Io esisto, ma non mi devo sentire qualcun altro, ho trovato l’io interiore ed i viaggi che ho fatto in Cina e in giro per il mondo hanno acquisito un significato che continua ad essere presente nella mia poetica.

È fra i candidati al Premio Nobel per la Letteratura. Che emozione si prova a ricevere un tale riconoscimento?

I premi per la poesia sono una sorta di conferma della scrittura poetica. Soprattutto perché tra tanti di vincitore ne scelgono uno. Confermano lo standard di poesia che è lontana dal mondo commerciale: siamo noi poeti che continuiamo la tradizione, da Dante e i classici cinesi di tanti anni fa agli scrittori di oggi. La poesia è parte della storia degli esseri umani, e mano a mano che avanza la civilizzazione anche la cultura avanza con essa. I premi per i lavori di poesia sono diversi dagli altri, proprio perché questa forma di scrittura è un’estremizzazione della letteratura. A proposito, vi do in anteprima una bella notizia: ho vinto il Premio Internazionale di Poesia di Capri del 2014.

La maggior parte della gente in Italia ricorda Ezra Pound per le sue scelte politiche, non per i suoi scritti. Visto che lo considera una figura di riferimento in ambito letterario, vuole condividere con noi un ricordo personale della sua poesia? Che valore ha, per lei, questo poeta?

Ezra Pound è una figura rappresentativa dell’esplorazione poetica, soprattutto per la grande sensibilità e la conoscenza, l’indagine concettuale del linguaggio e della poesia. È lui l’ideatore del movimento culturale dell’Imagismo, pensato partendo dagli ideogrammi cinesi. Quest’ultimo rivoluzionò lo stile di grandi poeti inglesi come Eliot, Yeats e tanti altri, che beneficiarono di questa innovazione. Ha influenzato anche me. A mio avviso, chi scrive poesie ha una così grande sensibilità che riesce ad indagare nella lingua, nella cultura e nella vita contemporanea. Ha creato capolavori come “I Cantos”, un grande modello per la tradizione poetica. In questo caso si può dire che lui è il mio eroe e io lo seguo.

Come mai ha scelto Macerata e Musicultura per presentare se stesso e la sua poesia?

Sono stato scelto da Macerata. Ho incontrato molti poeti italiani, e anche gli organizzatori del Festival internazionale di Poesia di Roma. Mi hanno parlato di questa manifestazione che coniuga la parte poetica a quella musicale. Questo mi ha reso molto curioso e desideroso di venire come ospite. Perché la poesia è sempre profondamente connessa con la musica.