INTERVISTA – Musicultura presenta il selfpublishing con Antonio Tombolini e Valentina Capecci

In questi primi giorni di Festival è stato più volte ribadito un concetto che, del festival, incarna lo spirito essenziale: la parola Musicultura è una voce doppia composta dai due motori che ormai da venticinque anni animano la sua ricerca: musica e cultura. Tra i tanti appuntamenti de La Controra, dunque, è stato e sarà ancora possibile ascoltare artisti che spaziano tra diversi settori culturali: musica, cinema, teatro, arte e letteratura. Proprio quest’ultimo punto è stato l’anima dell’incontro tenutosi a Palazzo Conventati: LUI È MIO E LO RIVOGLIO. Un romanzo da hit, una riflessione su editoria e selfpublishing digitali, presentato dalla vicesindaco Federica Curzi, con la partecipazione di due ospiti che hanno avuto modo di conoscere e apprezzare il mondo dell’editoria digitale e del metodo del selfpublishing: Valentina Capecci e Antonio Tombolini. Nota scrittrice e sceneggiatrice di origini Ascolane, Valentina Capecci ha scalato la top ten di Amazon con il suo ultimo libro Lui è mio e lo rivoglio, edito da Narcissus.me, una piattaforma di servizi per l’autopubblicazione, che consente a chiunque lo voglia di pubblicare in autonomia le proprie opere in formato digitale (ebook) e di metterle in vendita nelle principali librerie online italiane e internazionali. Antonio Tombolini è invece il fondatore della Antonio Tombolini Editore, una casa editrice selfpublishing che, attraverso le sue collane, si dedica a generi, tematiche e stili molto diversi fra loro, dallo steampunk, al diritto penale, fino alla narrativa. Si è parlato della situazione dell’editoria digitale e, in particolare, del fenomeno dell’autopubblicazione. Anche noi di Sciusià abbiamo voluto fare loro qualche domanda. Ecco che cosa hanno risposto.

Sig. Tombolini, come è nata l’idea di creare l’Antonio Tombolini Editore?

Ho deciso nel 2006, quando ancora non c’erano gli ebook, perché ero interessato a capire se poteva accadere per i libri quello che stava già accadendo per la musica, ossia la transizione al digitale favorita dalla rete. Il tempo mi ha dato ragione e la realtà del libro elettronico oggi è sotto gli occhi di tutti, conquista spazi di mercato sempre più importanti. La chiave di volta è comprendere che non si tratta solo di un passaggio banale dalla carta stampata allo schermo di lettura, ma che vengono rimesse in discussione tante delle regole dell’editoria tradizionale. Il selfpublishing è probabilmente l’area in cui si sperimentano maggiormente queste nuove dinamiche della produzione libraria, ed è per questo che è il settore che più mi interessa.

Musicultura è un festival culturale, e non solo musicale, in cui si cerca di far emergere nuove voci in diversi campi dell’arte. Possiamo dire che anche il selfpublishing abbracci questa iniziativa, ossia dare spazio a nuovi geni letterari. Dunque, quale miglior evento per parlarne?

Ciò che il selfpublishing si propone è l’abbattimento delle barriere d’ingresso all’espressione culturale, in questo caso libraria, ma lo stesso vale anche per la musica. Il digitale, abbattendo costi di produzione e di distribuzione, consente finalmente l’ingresso nei grandi circuiti distributivi su scala globale a chi vuole provare a far conoscere le proprie produzioni artistico-culturali. Questa è la rivoluzione in atto, c’è da dire che molti operatori tradizionali dell’editoria vivono questo fenomeno in chiave di ostilità; ma a torto, perché se non si adegueranno a queste nuove logiche rischieranno di rimanere fuori gioco. Sono felice di parlare di questo argomento qui a Musicultura perché, come dicevo prima, è proprio grazie a ciò che stava avvenendo in campo musicale che ho deciso di muovermi verso il selfpublishing. Oggi credo che il fenomeno dell’autoproduzione accomuni tutte le espressioni artistiche e quindi anche un incontro tra la realtà editoriale del libro e quella della musica non può che essere utile.

Lui è mio e lo rivoglio , Sig.ra Capecci, è stato pubblicato con il metodo del selfpublishing attraverso la piattaforma Narcissus.me. Lei ha già pubblicato altri libri in formato cartaceo per diverse case editrici. Come mai ha deciso di sperimentare questo diverso tipo di pubblicazione?

Perché mi piace sperimentare nuove strade e perché è una soluzione a cui pensavo già da tempo. Inizialmente credevo di non essere in grado, e probabilmente sarebbe stato così se non avessi avuto modo di conoscere una struttura che si occupasse di questo, come quella delle case editrici on line. Anche se non dovrei intenderla così, ma piuttosto come un gruppo di editori molto flessibili e dinamici. Ho fatto questa esperienza perché mi piacciono le sfide e volevo mettermi in gioco, adesso, a distanza di sei mesi, sono molto contenta di averlo fatto.

Lei è molto legata alla città di Macerata, dunque non sarà la prima volta che assiste agli eventi legati a Musicultura. Che cosa apprezza maggiormente del festival?

Sì, amo molto questa città e mi “costringo” a fare la pendolare nonostante viva e lavori a Roma. Apprezzo il fatto che abbia delle iniziative che si rivolgono ai giovani, e Musicultura è una di queste: è pensata per i ragazzi che cercano di farsi strada nel mondo della musica per cui, avendo nei confronti dei giovani un amore, una cura, un rispetto particolari, apprezzo molto questo genere di iniziative che possono dare delle opportunità. Inoltre seguo e apprezzo la musica, dunque sono felice che qui le vengano dati il giusto spazio e il giusto merito.

Vorrei ora rivolgere un’ultima domanda a entrambi: il selfpublishing da voce a chiunque voglia esprimersi attraverso la scrittura e pubblicare così le proprie opere. Non pensate che questo, a lungo termine, possa portare anche all’accumulo di produzioni di scarso valore?

Tombolini: Io credo che la libertà espressiva non possa essere vista come un fattore negativo. E’ evidente che con l’abbattimento delle barriere di espressione c’è spazio per tante cose buone e per altre meno buone, ma questo non deve mai essere un motivo per non permettere alle persone che vogliono farlo di esprimersi. Se posso permettermi una piccola critica all’editoria tradizionale, che invece poneva questo genere di barriere quasi materiali e fisiche per cui chi voleva farsi leggere doveva passare attraverso quel mondo e i suoi determinati criteri, ora con il selfpublishing tale problema si pone sempre meno. È vero anche che il lettore adesso dovrà imparare a scegliere tra una produzione molto più vasta, dove non tutto è buono. Ma io tendo molto di più ad apprezzare un mondo in cui è il lettore a dover scegliere, che non un mondo in cui, girando per le librerie, si trovano sempre gli stessi quattro titoli imposti dall’editoria.

Capecci: Penso che in questo modo tutti quelli che vogliono scrivere si rivolgano a un pubblico senza filtri, e sarà esso a scegliere. È vero che il lettore deve sviluppare la capacità di saper scegliere, ma a maggior ragione egli si sentirà stimolato a leggere e comincerà a conoscere diversi autori. Comincerà a crearsi un gusto tutto proprio, per cui scoprirà degli autori che lo appassioneranno di più e di cui leggerà più opere, o viceversa altri che gli piaceranno meno. Inoltre c’è il passaparola, che caratterizza quella magnifica cassa di risonanza che è internet, per cui è il pubblico che decide ciò che è bello e ciò che è brutto. Certo, esiste anche la pubblicità, ma di sicuro su internet non ha la stessa insistenza che ha in televisione, dove un nuovo libro viene presentato ripetutamente in diverse trasmissioni e chi guarda da casa è portato a comprarlo perché figura come il nuove best seller del momento. Su internet il best seller lo fanno i lettori dopo aver letto il libro, secondo un loro giudizio, non dettato dai media. E ciò è molto positivo.