INTERVISTA – Bukowski e i grandi cantautori italiani rivivono a Macerata nella notte de La Controra

«Bukowski non sa parlare, Bukowski odia le donne, Bukowski non fa volare un aquilone da circa quarant’anni, questo dicono di me: Henri Charles Bukowski, il fallito». A ventidue anni dalla morte dell’americano Charles Bukowski, lo scrittore e cantautore Jacopo Ratini ha dato vita ad una rappresentazione teatrale per omaggiarlo: “Salotto Bukowski”.

In piazza Cesare Battisti, in occasione della terza giornata de La Controra di Musicultura, il cantastorie romano si immedesima nello scrittore americano, creando uno spettacolo tematico che fonde musica, teatro, cinema, letteratura, attraverso la lettura di poesie e racconti, per onorare non solo il grande romanziere, ma anche tutti quegli artisti italiani che hanno influenzato e trasformato il mondo dell’arte e della cultura attraverso le loro opere. Jacopo Ratini denuncia i vizi degli uomini con le poesie di Bukowski, accompagnato dal pianoforte di Luca Bellanova e dalla voce e chitarra del vincitore assoluto di Musicultura 2015, Gianmarco Dottori, che reinterpreta magistralmente i grandi successi della musica d’autore italiana. La visceralità delle parole si unisce al fascino del cantautorato italiano, creando un perfetto connubio tra musica e poesia.

La redazione di “Sciuscià” ha incontrato Gianmarco Dottori prima della sua esibizione nella città che, un anno fa, lo proclamava vincitore assoluto della XXVI edizione di Musicultura.

Ritorni a Macerata, dopo aver vinto l’anno scorso il premio di vincitore assoluto di Musicultura. Come ti ha cambiato la vita, la tua partecipazione al Festival?

Ho aspettato tanto Musicultura, era la terza o quarta volta che mi ero iscritto e quindi per me era una specie di sogno nel cassetto. Avevo sempre seguito la manifestazione, e avevo sempre avuto voglia di partecipare, per questo vincere è stato incredibile. Mi ha dato la possibilità di cambiare la vita? Sicuramente sì. Mi ha dato la possibilità di vivere un anno più tranquillo e rilassato dal punto di vista economico. Con quei soldi sto investendo tutto sul mio progetto e questo mi ha evitato una lunga trafila di problematiche, come ad esempio il crowfounding. Musicultura mi ha aiutato tantissimo, è stato il coronamento di un percorso artistico – e di una canzone, nello specifico. Era tanto che la portavo in giro e ha avuto la giusta consacrazione allo Sferisterio.

Quali consigli ti senti di dare agli otto vincitori di questa edizione, che si esibiranno sul palco dello Sferisterio?

Credo che questa sia un’esperienza che vada vissuta davvero in pieno, perché non è solo la serata allo Sferisterio, ma l’intera settimana che accompagna le finali di Musicultura che ti rimane dentro, oltre ai visi e ai sorrisi delle persone che si incontrano. È una settimana in cui ci si sente realmente appagati dopo tutti i sacrifici che si fanno. Secondo me devono godersela fino alla fine. Io, con i finalisti dello scorso anno ho mantenuto ottimi rapporti: ci sentiamo sempre. Questo può far capire quanto in quella settimana abbiamo legato.

Lucio Dalla, Rino Gaetano, Fabrizio De Andrè, Vinicio Capossela, Franco Califano, Luigi Tenco, Stefano Rosso: sono alcuni degli artisti che reinterpreti nell’evento “Salotto Bukowski”. Quale tra di loro ti ha ispirato di più nel tuo percorso musicale? Inoltre, cosa ci puoi raccontare di questo spettacolo?

Il progetto nasce da un’idea di Japoco Ratini, che è stato in passato finalista di Musicultura e ha partecipato a Sanremo. Lui, un anno e mezzo fa, portava avanti questo spettacolo nella forma di un reading. Io, poi, mi sono inserito nel progetto e insieme abbiamo deciso di aggiungere una parte musicale, trattando le tematiche di Bukowski e declinandole a seconda del cantautore preso in considerazione. In qualche modo tutti i pezzi che vengono cantati all’interno dello spettacolo sono brani che mi rappresentano, da Franco Califano a Lucio Dalla. Tuttavia, ultimamente mi sento molto vicino a Rino Gaetano, anche perché mi è capitato di collaborare con la Rino Gaetano Band, con la sorella e con il nipote.

Quali altri progetti hai per il futuro?

Continuerò a lavorare con la mia associazione che si chiama “Spaghetti Unplugged”: promuoviamo musica emergente a Roma e stiamo cercando di diventare sempre più grandi.  Abbiamo fatto molti spettacoli, abbiamo girato parecchio. E poi sto cercando di concludere il mio ultimo lavoro, che spero veda la luce entro l’anno.