INTERVISTA ai Tiromancino: parole che lasciano il segno

Ci accolgono così i Tiromancino: Federico Zampaglione fa arpeggi con la chitarra e suo fratello Francesco sorride mentre si accende una sigaretta. Dopo la reunion tanto attesa dai fan – che ormai partecipano anche nella decisione dei nuovi singoli da far uscire – approdano sul palco dello Sferisterio e di Musicultura, festeggiando i venticinque anni del festival. Il loro entusiasmo lo esprimono soprattutto sul palco facendo un selfie con la bellissima platea dell’arena di Macerata.Dietro le quinte, prima dello spettacolo, ci raccontano del loro nuovo lavoro, che è il frutto dell’esperienza e della maturità acquisite durante tutti questi anni, e di tutti i sentimenti che ne sono scaturiti.

25 anni di successi, di emozioni e soprattutto di tanta musica. Com’è festeggiare con Musicultura questo avvenimento, in un luogo magico come lo Sferisterio di Macerata?

È bellissimo, intanto perché il posto è splendido ed abbiamo un’occasione eccezionale: quella di suonare dal vivo per questa manifestazione bellissima che da tanti anni ci accompagna, proprio come noi cerchiamo di accompagnare il pubblico con la nostra musica.

Hai scritto canzoni insieme a tuo padre Domenico e ora hai composto e dedicato il tuo ultimo singolo Immagini che lasciano il segno a tua figlia. Quanto le tue esperienze di vita artistica e personale degli ultimi vent’anni hanno cambiato Federico Zampaglione e quindi i Tiromancino?

Ho iniziato a scrivere canzoni con mio padre dopo qualche anno di carriera:  i pezzi con lui risalgono al 2007. I primi dischi erano scritti  insieme a Francesco ed in alcuni brani c’era anche Riccardo Sinigallia, come nell’album La descrizione di un attimo. Poi è uscito il nuovo singolo, Immagini che lasciano il segno, che ha  suscitato molto entusiasmo ed apprezzamento da parte di molti fan. Mi capita spesso che svariate persone mi fermino e mi chiedano notizie del pezzo e della mia bambina. La parte musicale della canzone è di Francesco, io invece ne ho scritto il testo. Volevo raccontare l’esperienza della paternità in maniera diretta: dicendo quello che sentivo. Il bello è che questo brano ha contagiato molte persone, non solo genitori, ma anche fan che l’hanno dedicato ad amici, compagni e genitori.  Hanno percepito questo affetto e questo amore che arrivava diretto ai loro cuori.

IMMAGINE: una parola ricorrente nei tuoi ultimi lavori, ma non è un concetto sconosciuto nella tua scrittura. A partire da La descrizione di un attimo, passando poi per il cinema fino ad arrivare a quest’ultimo album Indagine di un sentimento. Quanto è importante per te quindi l’immagine?

Non ci interessa così tanto apparire, l’immagine che ci interessa molto è quella dei video: cerchiamo di fare dei videoclip che siano interessanti. Non solo  playback e basta, ma dei piccoli cortometraggi: storie spesso in animazione ed altre volte con l’utilizzo di attori. Cerchiamo di sfruttare la possibilità dell’immagine per dare qualcosa in più. Fondamentalmente, a mio parere, fare il playback della canzone non è aggiungere qualcosa, è semplicemente far vedere in video dove appaiono cantanti e strumentisti. Nel nostro caso c’è sempre stata la voglia di fare l’abbinamento  immagine-suono arricchendo l’immaginario delle canzoni con dei videoclip un po’ più ricercati.

Nel video di “Liberi”, primo singolo del vostro nuovo album, c’è un nuovo linguaggio, l’animazione. Come nascono i vostri video? Cosa ne pensi della contaminazione dei linguaggi artistici?

La contaminazione è fondamentale anche perché musica ed immagini sono sempre stati un binomio eccezionale a partire dai film: non ci si può immaginare una pellicola che si è amata moltissimo con delle musiche diverse, perché l’elemento musicale diventa parte integrante della storia,della narrazione e proprio dell’emozione stessa suscitata nello spettatore. Le idee dei video vengono da varie fonti: se c’è di base c’è sempre la volontà di andare al di là del classico video, questo già ti colloca in un territorio di ricerca. Non ci si limita a fare videoclip in cui appariamo solo noi che suoniamo. Per quanto riguarda la tecnica dell’animazione, l’avevamo già usata in passato con Per me è importante e Parole al vento e poi è tornata con Liberi. In quest’ultimo video, però, c’è un’animazione in 2d, più classica e semplice rispetto a quella presentata in passato. C’è stata una ricerca molto accurata da parte del nostro animatore Marco Pavone, che ha pensato a degli uccelli e ad un immaginario visivo che non fosse alla “Peppa pig” , un intrattenimento per bambini, ma che avesse degli elementi un po’ gotici e più adulti.

Nello stesso video, come protagonisti  ci sono due uccellini – Libero e Futura – i cui nomi sono stati scelti dai vostri fan. Qual è il rapporto che hai con loro? E quanto incide sul vostro modo di pensare, di scrivere e di fare musica?

Nel nostro modo di fare musica no, perché quello che facciamo, lo facciamo per noi in primis. Una volta che abbiamo finito un album, ci interessa capire cosa ne pensano i fan. Se non hanno un opinione positiva è una sfortuna, ma non ci facciamo influenzare. Il terzo singolo, che uscirà tra un po’, dell’ultimo disco, l’ha scelto il nostro pubblico: gli lasciamo degli spazi di decisione su alcune questioni.

Qual è la canzone a cui tenete di più o che scegliereste come la più rappresentativa dei Tiromancino?

Ce ne sono diverse: sceglierne una è sempre difficilissimo. Io direi La descrizione di un attimo o Due destini: due canzoni di quell’album che ci ha regalato fama e grandi successi.