INTERVISTA – Il pubblico de La Controra fa il “Giro di Italia” con Claudio Chiappucci e Carlo Latini

Il ciclismo, per dirla alla Antoine Blondin, è molto di più di uno sport: tiene vivi i suoi eroi e mantiene saldo il legame tra passato e presente. Fausto Coppi, Michele Gismondi, Gino Bartali, Giovannino Corrieri, Marco Pantani, Claudio Chiappucci, Vincenzo Nibali e Michele Scarponi: nomi, questi, che passano di padre in figlio e di nonno in nipote. La bicicletta e la strada come la penna e la carta, con la quale sono state scritte alcune delle pagine più belle della storia del nostro Paese. Una serie di tappe percorse nella terza serata di eventi de La Controra di Musicultura, nell’incontro “Il Giro di Italia, storia di un grande romanzo popolare” che ha visto a Palazzo Conventati la partecipazione di Carlo Latini e lo stesso Claudio Chiappucci. In questa occasione, “El Diablo” ha ricordato anche due campioni marchigiani “Michele Gismondi – ciclista montegranarese, fedele gregario di Fausto Coppi – ho avuto modo di incontrarlo in qualche evento. Lo ricordo per la sua personalità vulcanica, energica un po’ come Michele Scarponi. Credo sia proprio la vostra terra fatta così – riferendosi alle Marche.” Con il ciclista varesino, detto anche “Il mago della pioggia”, abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere per la redazione Sciuscià del Festival.

Lo scrittore e giornalista francese Antoine Blondin disse: “Il ciclismo ha il dono di non dimenticare, di mantenere vivi i suoi eroi, di rendere vicini tempi lontani. Accorcia le distanze dei ricordi”. Il ciclismo è lo sport che, in effetti, riesce ad unire un nonno al proprio nipote. Hai battuto, a bordo della tua bicicletta, le strade di tutta Italia e non solo. Quali esperienze porti con te? Cosa rappresenta il ciclismo per le persone?

Il ciclismo è tutta la mia vita: grazie ad esso ho girato il mondo, conosciuto persone ed ho avuto l’opportunità di diventare qualcuno. Continuo a seguire il ciclismo ancora oggi; è come il primo amore che non si scorda mai. Questo sport mi ha regalato emozioni e continua a darmene; poi credo di averne anche restituite alcune, ai più grandi ai più piccoli. E’ bello notare che le persone ricordano ancora i tempi in cui ero in auge come ciclista. Molti mi hanno raccontato come l’attività sportiva sia riuscita a risolvere momenti particolari della loro vita. Proprio per il suo carattere popolare, il ciclismo aiuta a  lo fronteggiare le difficoltà che incrociamo lungo il nostro percorso.

Nel libro “El Diablo Racconta – Chiappucci, una vita in fuga” viene ricordato anche Marco Pantani, il quale, all’esordio nel professionismo e per varie stagioni, è stato suo compagno. Come descriverebbe Il Pirata ai più giovani che non hanno avuto la fortuna di vederlo correre? Ha qualche aneddoto, non ancora rivelato, legato a voi due? 

Ovviamente è stato mio compagno. Mi piace raccontare com’è nato il rapporto con Marco, che era uno come tanti, voleva emergere e dimostrare chi era; in più lui era molto caparbio. Forse il suo problema è stato quello di essere stato all’inizio troppo introverso e di non esser riuscito ad esprimersi come voleva. Nonostante ciò, notavo la sua continua voglia di migliorarsi. Il mio unico dispiacere è che avrei voluto correre più anni insieme.

Recentemente il mondo del ciclismo e lo sport in generale hanno pianto la prematura scomparsa del nostro conterraneo Michele Scarponi. Cosa ha perso il ciclismo italiano?

Perdere Scarponi è stato come perdere la fantasia. Era uno dei pochi ragazzi solari che, nonostante la stanchezza, rideva e scherzava. Un corridore d’altri tempi, capace di essere gregario e capitano nello stesso tempo, di stare in mezzo alla gente; queste qualità sono difficili da notare nei ciclisti di oggi. Come ho detto, lui era un corridore più vicino alla mia generazione, rispetto a quella attuale. Il ciclismo non dimenticherà Michele, che è stato in grado di costruire vittorie da gregario.

Viene dal ciclismo, dove il “sudore” e la fatica sono i comuni denominatori. Cosa prova nel vedere lo sport sempre più dominato dal “dio denaro”?

Sai il ciclismo sta nel mezzo: è tra lo sport più ricco, ossia il calcio, e gli altri più poveri. Il ciclismo è fatica, sudore, passione, sofferenze, sacrifici. Chi pedala sa cosa vuol dire gestire la propria fortuna.

Musicultura, da ventotto anni, corre la propria corsa nello scenario artistico italiano. Lei ha una canzone che l’ha accompagnata durante tutti i chilometri che ha percorso?

El Diablo de I Litfiba; con questo brano di Piero Pelù si è creata una sinergia: in un certo senso, mi rappresentava.