INTERVISTA – La ciurma di Capitan Capitone approda a La Controra di Musicultura

La prima serata de La Controra parte alla grande, con il concerto di Capitan Capitone e la sua ciurma. Poco più di un anno fa Daniele Sepe ha deciso di intraprendere un nuovo viaggio musicale affiancato da musicisti che, sempre di più, si stanno affermando sulla scena newpolitana. Il collettivo di artisti, con il tempo, non solo ha avuto consensi da parte del pubblico, ma si è sempre di più arricchito di nuovi compagni: ad oggi, infatti, sono 69 i giovani talenti che fanno parte del progetto.

Dopo aver collezionato live in tutta Italia, la ciurma napoletana approda a Macerata per inaugurare il primo degli eventi live in Piazza Cesare Battisti. Daniele Sepe e i suoi musicisti – solo per citarne alcuni, Claudio Gnut, Sara Sossia Sgueglia, Roberto Colella de La Maschera, Andrea Tartaglia -, con la tipica ironia che contraddistingue l’animo partenopeo, hanno presentato alcuni dei brani sia del loro primo album, “Capitan Capitone e i fratelli della costa”, che del secondo, “Capitan Capitone e i parenti della sposa”.

Daniele, Sara e Roberto hanno concesso, poco dopo aver terminato il soundcheck, un’intervista alla nostra redazione.

Daniele, fai parte della storia della musica napoletana, eppure hai deciso di intraprendere un viaggio con molti artisti che si stanno affermando ora, sempre più, sulla nuova scena artistica. Cosa ti ha attirato del loro modo di vivere e concepire la musica? Cosa, con loro, hai in comune e cosa vorresti avere?

Essendo giovani, hanno amiche giovani (ride, n.d.r.). Parlando seriamente, oltre al rapporto musicale, non essendo più io tanto giovane, sono per me fondamentali per affrontare le nuove dinamiche sociali che stanno investendo il mondo della musica. I Rolling Stones e Miles Davis credo siano i due esempi che più sono riusciti nell’adattamento ai nuovi cambiamenti che la società ha posto loro dinanzi; ora un dato di fatto è che i Rolling Stones a ottant’anni ancora suonano insieme e riescono a stare al passo coi tempi. Per quanto riguarda Miles Davis, invece, avendo sempre avuto fidanzate giovani è riuscito a tenersi sempre sul pezzo (ride, ndr). Ovviamente sto scherzando! Tra me e i il resto della ciurma è semplicemente successo che ci siamo più volte incontrati nei vari locali di Napoli; ad un certo punto ho proposto ai miei compagni di viaggio di imbarcarci in questo nuovo progetto: così è nato Capitan Capitone.

Oltre al concept piratesco, che dà struttura al vostro progetto, è la napoletanità l’altro elemento unificante. Come nasce l’idea del viaggio musicale insieme alla fortunata ciurma?

Roberto: La napoletanità è stata la conseguenza espressiva delle nostre origini comuni e, in questo senso, ci ha spinto ad esportare le nostre radici culturali verso altri orizzonti.

Daniele: l’idea del progetto è quella di sprovincializzare la questione musicale napoletana.

Prima “Capitan Capitone e i Fratelli della costa” ed ora “Capitan Capitone e i Parenti della sposa”, entrambi finanziati grazie all’attività di crowfunding: insomma, sembra che tra voi e il vostro pubblico sia veramente “ammore o’ vero”. Giusto?

Daniele: Soprattutto nella città di Napoli abbiamo riscontrato una forte risposta positiva da parte del pubblico. Abbiamo notato inoltre una forte presenza di bambini ai nostri concerti, forse dovuta al fatto che il concept di base piratesco. Il grande calore da parte di chi viene ad ascoltarci ci ha dato la spinta per proseguire in questa avventura. Ci piace che il pubblico che ci segue sia un calderone. La nostra ciurma è formata da musicisti di varia estrazione; proprio per questo i brani sia del primo, che del secondo album presentano diverse convergenze stilistiche che accontentano il vasto parterre di ascoltatori.

Il bar di Peppe è stato un luogo importante per voi: un punto di ritrovo per alcuni napoletani, come quelli che, tra uno Spritz ed un altro, parlano di rivoluzione. Com’è nato il brano Spritz e rivoluzione? E poi, com’è una serata da Peppe in compagnia della ciurma?

Sara: Una sera Daniele e Flo Cangiano ebbero l’idea di comporre Spritz e rivoluzione, così mi chiesero di arrangiare questo pezzo.

Daniele: In realtà quasi tutte le nostre canzoni nascono in sala; non c’è nulla di pre-arrangiato. Ognuno di noi contribuisce con una rima, una parola e una frase. L’idea di Spritz e Rivoluzione nasce dal fatto che, mentre negli anni ‘70 la generazione di giovani fu consumata dall’uso dell’eroina, al giorno d’oggi identifichiamo nell’alcol il ruolo di agente soporifero. In ogni caso l’obiettivo del nostro progetto è quello di descrivere la realtà sociale per quello che palesemente è, senza trarne conclusioni etiche o morali.

Il bar di Peppe in Piazza Bellini è solo uno dei tanti luoghi presenti nei vostri album, in cui sono evidenziati alcuni tra i mille colori di Napoli. A quale posto della tua terra sei più legato e dove ti trovi più a tuo agio?

Daniele: Senza alcun dubbio il mare, che è il luogo prescelto per articolare le varie storie del Capitan Capitone.

Nel vostro progetto Napoli si apre al mondo, ma non per essere contaminata da altre culture, ma per far conoscere la propria: è questo che traspare, ironicamente, in Sushi e friarielli, ad esempio. Tra le tante cose, qual è aspetto più invidiabile della cultura napoletana?

Daniele: Siamo affascinati da tutto ciò che non è napoletano e siamo molto recettivi rispetto ciò che non conosciamo. Il brano Sushi e Friarelli evidenzia le differenze culturali che in realtà non esistono, ma alle quali viene attribuito comunque un peso enorme. Lo scontro di classe è in tutto il mondo e si ripresenta, in modo simile, nelle varie aree geografiche della terra.