INTERVISTA – A La Controra di Musicultura il “Progetto Infinito” di Gianmaria Coccoluto

Artista romano, classe ’94, figlio dello storico dj Claudio Coccoluto, sin da giovanissimo Gianmaria decide di seguire le impronte del padre esibendosi come dj e sviluppando rapidamente una grande passione ed un particolare talento per la musica elettronica. I suoi mix e le sue produzioni racchiudono svariati stili che viaggiano dalla musica house alla techno. A La Controra di Musicultura presenta un lavoro dedicato al padre chiamato Progetto Infinito, una sorta di “archivio Coccoluto”. “L’obiettivo – spiega Gianmaria – è quello di pubblicare tutta la musica che mio padre non è riuscito a divulgare”. In quest’intervista, racconta il suo percorso artistico e il suo desiderio di mettersi in gioco in maniera consapevole con la musica.

Nel tuo caso possiamo realmente parlare di genetica musicale: quando hai cominciato a capire che il mondo dei piatti e del mixer sarebbe stato la tua strada?

Ho iniziato a mixare musica per piacere, ma anche per necessità. All’inizio ero il dj delle feste di compleanno dei miei amici. Col tempo ho sentito il bisogno di avere la libertà di poter scegliere brani diversi consequenzialmente l’uno all’altro per poter produrre emozioni diverse; quando ho iniziato a sentire quella libertà, ovvero la capacità di suscitare delle emozioni, prima che negli altri in me stesso, con la musica che mi piaceva, ho compreso che questa era veramente la mia passione.

Negli ultimi anni, prima dello stop dettato dalla pandemia, ti sei esibito in molti club, sia in Italia che all’estero; quali similitudini e/o differenze hai riscontrato tra il pubblico del bel Paese e quello estero quanto a gusti musicali?

Ogni nazione ha il suo sound rappresentato dalla tendenza di quel momento; solitamente si tratta di macro generi facilmente catalogabili che ruotano attorno alla musica elettronica e ai posti in cui prende luce. La differenza più grande tra l’Italia e l’estero, e più in generale tra tutte le nazioni, è il modo di fruire la musica e il ballo. Per esempio, in Germania i club non hanno necessità di chiudere, possono restare aperti e mettere musica per una settimana continuativa; questo dà sicuramente l’idea di un tipo d’intrattenimento differente da quello dell’Italia, ancora abituata al clubbing relativo ad una sola notte, quindi con una durata limitata. Cambia anche il modo di divertirsi delle persone ed è molto interessante notare questi dettagli.

Gianmaria Coccoluto

Oltre a gestire la storica etichetta The Dub fondata da tuo padre, nel 2015 hai lanciato la Tête Records; come è nata l’esigenza di realizzare la tua label e qual è l’obiettivo che questo giovane progetto si prefigge di raggiungere?

Nel 2015 avevo voglia di iniziare a pubblicare musica composta da me e volevo fare di questa etichetta discografica un contenitore appunto della mia musica e della mia figura come producer, in modo che potessi sperimentare e commettere errori; è stata una sorta di playground ma adesso è ferma, “congelata”, perché ho raggiunto nel tempo un’altra consapevolezza musicale. Attualmente sto per cominciare un nuovo progetto con una nuova etichetta discografica che rappresenta artisticamente un me stesso più maturo rispetto a quegli anni. Adesso ho 27 anni, in confronto a quel periodo sento di mettermi in gioco in una maniera più profonda e più completa.

Ho letto che possiedi circa quattromila vinili. Considerando che oggi la musica si ascolta principalmente attraverso altri tipi di supporti, pensi sia possibile una sorta di rieducazione all’ascolto musicale di qualità, in particolare per le nuove generazioni?

In realtà i vinili sono molti di più, all’incirca tra i sessantamila e gli ottantamila. In tanti mi pongono questa domanda perché ora sono anche custode della collezione di mio padre. Spero davvero che avvenga qualcosa per rieducare l’ascolto musicale, chiaramente cambiato grazie ai servizi streaming. Al giorno d’oggi la fruibilità della musica è eccezionale, possiamo riascoltare un brano tutte le volte che vogliamo, in tutti i supporti e in una qualsiasi situazione. Un’educazione all’ascolto analogico come quella del vinile è un’educazione in cui l’ascoltatore è costretto a stare fermo in un posto, concentrato. Ultimamente c’è un ritorno al vinile e diverse persone si sono ricordate il feeling di comprare un disco, di guardare la copertina, di mettere e togliere il disco; è sempre un gesto molto affascinante che ti permette di toccare qualcosa di emozionante. Personalmente fruisco della musica in entrambi i modi, mi sento abbastanza completo dal punto di vista sia dell’educazione che della fruizione musicale e spero che anche le nuove generazioni possano avere l’opportunità di nutrire un legame con l’alta fedeltà.

È un conclamato divoratore di dischi, quindi la sua presenza qui a Musicultura stimola la mia curiosità riguardo al tema del cantautorato: c’è, appunto, qualche cantautore italiano a cui è particolarmente affezionato?

Tutti. Amo il cantautorato e la maggior parte dei cantautori italiani, che fanno parte della mia visione del mondo e della musica. L’album che sto ascoltando di più in questi ultimi giorni è “Il nostro caro angelo” di Battisti.