INTERVISTA – Venticinque anni di carriera sul palco dello Sferisterio: i Subsonica a Musicultura

Hanno accompagnato intere generazioni con le loro note, facendole scatenare al ritmo di grandi successi; hanno saputo creare un sound tutto loro, ritagliandosi un posto di diritto nella hall of fame della scena alternativa italiana; ora, in occasione del loro venticinquesimo anno di attività, il palco di Musicultura inaugura il tour dell’estate 2021. Sì, stiamo parlando proprio dei Subsonica. E sì, ovviamente li abbiamo intervistati. Così con Boosta abbiamo ripercorso quel quarto di secolo di carriera.

Venticinque anni di carriera alle spalle. Vi era mai capitato di stare lontani dal palco per così tanto tempo? Quanto siete carichi all’idea di poter finalmente tornare a esibirvi dal vivo dopo un anno come quello appena passato?

Sicuramente è la prima volta che rimaniamo così tanto fermi per un motivo così grave e per una finestra così drammatica che ha minato tante delle certezze che abbiamo sempre avuto. In realtà ogni volta che finisce un tour ci prendiamo del tempo per noi, quindi siamo abituati a stare l’uno lontano dall’altro. Certo è che il rientro sul palco insieme, dopo questo stop dovuto alla pandemia, il cui inizio tra l’altro è coinciso con la partenza del nostro tour, significa per noi ricucire il filo che si era spezzato un anno e mezzo fa.

Ad aprile dello scorso anno è uscito Mentale Strumentale, un album registrato nel 2004 ma pubblicato ben sedici anni dopo. All’epoca fu ritenuto troppo sperimentale e addirittura ancora oggi suona come un disco venuto dal futuro. Qual è il segreto dei Subsonica per anticipare i tempi?

Non c’è un segreto particolare. Credo che ci siano invece una serie di strumenti che sono fatti di urgenza, di amore e passione per quello che facciamo. Abbiamo sempre lavorato a tutto quello che abbiamo scritto con grande voglia di suonare ciò che ci piace. Finché rimane quell’assunto direi che va tutto bene. Non ci sono ricette particolari, anche perché la musica è davvero un’alchimia curiosa.

Il vostro essere all’avanguardia è testimoniato anche dal successo registrato da Microchip Temporale, la riedizione a 20 anni di distanza di quello che probabilmente è stato il disco più iconico dei Subsonica: Microchip Emozionale. Oltre a comprendere le collaborazioni con alcuni degli artisti più influenti dell’attuale panorama musicale italiano, il disco è stato completamente riarrangiato rispetto all’originale del 1999. Quanto è stato difficile riadattare le sonorità di allora alla contemporaneità e alle corde dei vari artisti con cui avete collaborato?

Ci ha lasciato una grande libertà perché buona parte del lavoro è stata fatta insieme agli altri artisti. L’elemento più affascinante è stato vedere come, per un disco scritto venti anni prima, sia stata molto consonante l’urgenza che avevamo all’epoca con l’urgenza dei musicisti contemporanei. Anche se sono passate generazioni di musicisti in mezzo, noi abbiamo scelto anche anagraficamente musicisti che avessero adesso la stessa età che noi avevamo allora. Vuol dire che una sorta di vibrazione c’è e rimane uguale nel tempo e passa orizzontale. Per risponderti dunque ti dico che non è stato complicato ma è stato bello. La musica ha questo grande privilegio di poter essere sempre plasmabile in base alla sensibilità dell’artista del momento.

Avete da sempre dimostrato grande attaccamento alla città che ha dato i natali ai Subsonica: Torino. Il capoluogo piemontese, definito anche “La Hollywood italiana”, ha sempre voluto porre l’accento sull’aspetto culturale del proprio territorio, dando ampio spazio non solo al cinema, ma anche ad alcuni degli eventi musicali più importanti d’Italia e d’Europa. Quanto è importante dunque il contesto di provenienza affinché un artista possa esprimere al meglio le proprie potenzialità?

Non posso dirti quanto sia importante per gli altri. Posso invece dirti quanto sia stato importante per noi rispondendoti che probabilmente i Subsonica non sarebbero stati i Subsonica senza la città di Torino. Ma non tanto la città in sé quanto la città nel momento storico in cui siamo nati e l’abbiamo vissuta. Anche lì c’è appunto stata una serie di ingredienti che si sono mescolati nel modo giusto.

Qual è il consiglio che i Subsonica si sentono di dare agli 8 artisti in concorso a Musicultura che si contendono il titolo di vincitore assoluto?

Ricordarsi sempre che la musica dovrebbe essere fatta quando hai urgenza e necessità di farla, perché è solo così che diventa indispensabile. Se poi è indispensabile per te inevitabilmente sarà indispensabile per qualcun altro.