Intervista: Filippo Graziani ospite a La Controra 2022

Musicultura è la terza tappa del tour estivo dell’artista, che a 25 anni dalla scomparsa del padre ripercorre il suo repertorio

A inaugurare la settimana di concerti de La Controra di Musicultura è Filippo Graziani, cantante, musicista e figlio di Ivan.
Nato a Rimini, cresce tra chitarre e serate dal vivo nei locali, fa parte di un gruppo stoner rock e si trasferisce per qualche tempo a New York per poi tornare in Italia e omaggiare a più riprese la produzione musicale di un gigante: suo padre. Col suo tour “Ivan 25” propone i brani del repertorio del papà proprio a 25 anni dalla sua scomparsa, in un viaggio musicale attraverso ironia, riflessioni sulla realtà e canzoni che hanno fatto la storia del cantautorato italiano.
Questa l’intervista rilasciata alla redazione di “Sciuscià”.

Iniziamo subito col parlare dell’occasione che ti porta a Macerata durante la Controra 2022, il tuo tour “Ivan 25”, esattamente a 25 anni dalla scomparsa di tuo padre: qual è la particolarità di questo tour rispetto ad altre date passate dedicate a lui?

Sono 25 canzoni tratte da tutta la discografia di papà. In passato abbiamo fatto scalette lievemente più corte e ovviamente non andavamo a pescare da tutto il repertorio; operavamo delle scelte rivolte ai pezzi più conosciuti e poi ne aggiungevamo qualche altro. Qui l’idea è proprio quella di presentare un live che abbracci dal primo all’ultimo disco.

Parlando proprio de la Controra e di Musicultura, quale pensi sia l’importanza di contesti simili e quali i benefici apportati alla musica e al suo legame coi giovani?

Musicultura è importantissima perché manifestazioni così sono l’àncora di salvezza per il mondo del cantautorato italiano, che sta passando un periodo abbastanza complesso; questi luoghi sicuri, queste isole dove ognuno si può esprimere, sono estremamente importanti per chi decide di fare questo lavoro.

Molti figli d’arte tendono a distaccarsi dalla carriera dei padri per cercare una propria indipendenza musicale, cosa che hai fatto anche tu con esperienze all’estero, ma tieni sempre a sottolineare di essere il figlio di Ivan Graziani. Cosa ti spinge a presentarlo come figura di riferimento da un punto di vista musicale?

Tanto non è che si scappi da quella cosa. Avevo – ti parlo di decenni fa – una band con cui facevo musica stoner in inglese; suonavamo nei dei locali, nei centri sociali, e c’era sempre qualcuno che mi chiedeva Monna Lisa. Questo significa che se non puoi scappare da una cosa devi abbracciarla; poi non ho nessun motivo e nessuna voglia di scappare, anzi, l’ho accolta a braccia aperte e me la sto godendo insieme a tutti gli altri. Ci stiamo godendo questo repertorio meraviglioso.

Hai calcato palchi importanti con nomi celebri del panorama musicale italiano – giusto per citarne qualcuno: Elio e le Storie Tese, Renato Zero, Negramaro, Nicolò Fabi, Max Gazzè – . In tutte queste esperienze ricordi un momento particolare in cui hai provato la sensazione di star facendo quello che era giusto per te, e che ti rendeva felice?

Sì, accade spesso. Sanremo è stato uno di quelli, Tenco è stato uno di quelli, Elio è stato uno di quelli e a oggi rimane la cosa più divertente che abbia mai fatto. In quel caso ero sul palco con altri musicisti con i quali non avevo una confidenza particolare, li conoscevo in maniera abbastanza superficiale. Però la musica è un linguaggio talmente preciso che ci ha uniti: abbiamo legato lì quindi è stato molto bello poter condividere quell’esperienza con artisti incredibili.

Un sogno nel cassetto che si deve ancora realizzare?

Scrivere la colonna sonora per una serie mi piacerebbe tanto. Se potessi, farei quello per una serie figa tipo Stranger Things. Ancora non è successo, speriamo che in futuro qualcuno mi prenda in considerazione.