Intervista ad Angelo Branduardi ospite a Musicultura 2022

"La musica è una componente fondamentale della vita e diventa terapeutica quando riesce a sconfiggere i dolori e la paura della guerra"

Quasi cinquant’anni di carriera e 50 album nel segno della sperimentazione, della ricerca, dell’esplorazione muovendosi tra musica antica, pop, folk. Angelo Branduardi ha scritto e cantato di filosofia, Medioevo e testi sacri e si è lasciato ispirare da Dante, dalla poesia russa e da Donovan e Cat Stevens. Ai microfoni di Musicultura, il Maestro fornisce una spiegazione chiara e illuminante della sua concezione di musica e del senso profondo che nascondono i suoi grandi successi, capi saldi degli ultimi 40 anni di musica italiana.
“Per spiegare cosa è per me la musica, faccio mie – dice – le parole del Maestro Ennio Morricone, che sosteneva che «essendo la musica l’arte più astratta, è la più vicina all’assoluto». Mi viene in mente anche un’altra frase, questa volta di Dante, che dice «Musica è rapimento. Non ha bisogno di spiegazioni» e, io aggiungo, neanche di critici. La musica è una componente fondamentale della vita e diventa terapeutica quando riesce a sconfiggere i dolori e la paura della guerra”.
Con grande partecipazione, ironia e senso dell’umorismo, risponde poi a un paio di domande della redazione di “Sciuscià”.

Quanto crede sia importante per le nuove leve del cantautorato italiano partecipare a concorsi come Musicultura?

Quello di Musicultura è un palcoscenico particolare e come tale può essere d’aiuto soprattutto a chi non fa musica immediata. Faccio un augurio sincero ai vincitori di quest’anno e ricordo loro che per essere riconoscibili all’interno del mondo della musica bisogna avere personalità, originalità, intelligenza e tanto carattere, altrimenti non si va da nessuna parte.

Quest’anno è uscito il libro Confessioni di un malandrino, autobiografia di un cantore del mondo. Che cosa ha significato per lei mettere per iscritto la storia della sua vita e della sua straordinaria carriera?

Più che un libro musicale, di cui non frega niente a nessuno, ho voluto fare un vero e proprio racconto come fosse un piccolo romanzo. Ho avuto una vita molto particolare, dal quartiere dell’Angiporto di Genova ad avventure delle più varie e fuori dall’ordinario; addirittura per un periodo sono stato il Piccolo principe delle prostitute. Ho avuto incontri straordinari, cominciando da Franco Fortini e arrivando a Pasolini, Fellini e a un sacco di altra gente con cui ho lavorato. È stata una vita interessante. Ovviamente data la mia età, non scriverò la seconda parte del libro, che comunque sarebbe stata la più scabrosa.