“In debito” col rap che lo fa sentire vivo: intervista a FALCE

La redazione Sciuscià intervista i finalisti di Musicultura 2024

FALCE, all’anagrafe Alberto Falcetta, classe ’95, cresce nella provincia torinese. A 20 anni inizia a cimentarsi con il suo genere preferito, il rap. Per sperimentare anche al di fuori del suo progetto da solista, nel 2022 fonda insieme a un suo amico il collettivo North Flow, che attualmente raccoglie venti artisti. Con il brano In debito si è aggiudicato un posto tra i finalisti della XXXV di Musicultura e proprio alla redazione del Festival racconta ora del suo percorso nel mondo della musica, delle sue esperienze e di un domanda – preziosa nella sua semplicità – dalla quale tutto è scaturito: “Perché non provo anche io?”.

Guardiamo un attimo indietro: quand’è che Alberto Falcetta ha deciso di diventare FALCE e perché?

Domanda non banale. Quasi dieci anni dopo sento che sto appena iniziando a sfiorare il “perché” lo faccio. Quindi partiamo dal come. Ho iniziato a rappare a 20 anni, dopo praticamente tutta una vita passata come fan del genere. Ho iniziato chiedendomi: “perché non provo anch’io?”. Negli anni mi sono sempre chiesto perché avessi iniziato, trovando risposte sempre meno complesse. A oggi posso dire perché lo amo. Perché è la cosa che più mi fa sentire vivo, necessario, che dà quotidianamente un senso e una narrazione alla mia vita. Ogni giorno scopro cose nuove. Vi terrò aggiornati.

Scrivi canzoni e suoni fin da bambino, hai calcato numerosi palchi, sei molto attivo nella scena underground torinese, hai pubblicato quattro dischi. Insomma, la tua carriera artistica è ben nutrita. C’è una cosa, però, che leggendo la tua biografia pare renderti particolarmente orgoglioso: la fondazione del collettivo North Flow. Ci racconti di questa esperienza e di quello che rappresenta per te?

North Flow nasce a settembre 2022 come un progetto di coppia, iniziato col mio caro amico Francesco Gargantini Mezzena, rapper pinerolese classe ’96, conosciuto col nome di Mezzi Termini. Voleva essere un modo per noi di esprimerci al di fuori del nostro percorso artistico solista, permettendoci di sperimentare stili, parole e soprattutto di divertirci. Come una piccola palla di neve che rotolando diventa valanga, nel tempo è diventato un collettivo di 20 artisti, tutti della mia zona, che ad agosto 2023 ho riunito a casa mia per una session di produzione musicale lunga 3 giorni. Da quell’esperienza è nata una grossa cartella di provini, che puntiamo a trasformare in un mixtape da fare uscire entro il 2024. North Flow significa per me prendermi cura e sentirmi parte di qualcosa. Significa identità e orgoglio. Il mio sogno è che la NF diventi la più importante etichetta discografica in Italia, che sia fucina libera di talenti di ogni provenienza e gusto musicale. Sogno che la sua fiamma riattizzi il fuoco sacro della creatività più libera e spregiudicata, ché al momento sembra essercene molto bisogno.

In debito è la canzone in concorso a Musicultura 2024; il suo testo, nella parte inziale, recita: “Coscienza di Zeno al servizio degli altri”; poi, un riferimento a Oliver Twist. Insomma, Italo Svevo e Charles Dickens nello stesso brano. È inevitabile chiedertelo: che rapporto hai con la letteratura e come entra nelle tue canzoni?

Ho sempre letto, fin da quando ero bambino, e la letteratura, come ogni cosa su cui si posi la mia attenzione, entra nelle mie canzoni per essere masticata e sputata nei testi, con l’intento di renderla più digeribile per chi ascolta. Come fanno gli uccelli coi loro piccoli. È il bello della musica.

Porti il rap sul palco di Musicultura, con due esibizioni in teatro: una al Lauro Rossi di Macerata, in occasione delle Audizioni Live, l’altra al Persiani di Recanati, per il concerto di presentazione dei finalisti. Com’è esibirsi in un contesto così diverso da quelli che nell’immaginario collettivo sono solitamente destinati a questo genere?

È sempre una bella sfida. Negli anni ho fatto molte date e i live con davanti più di cento persone li conto sulle dita di una mano, forse due. Ma per me è sempre un’enorme soddisfazione quando, fuori da teatri come il Lauro Rossi, mi si avvicinano persone totalmente estranee al rap per dirmi che le ho in qualche modo toccate con la mia musica.

A proposito di rap, concludiamo quest’intervista con una richiesta un po’ sui generis: so che è quasi un paradosso chiederti di farlo per iscritto, ma ci regaleresti qui un pezzetto di freestyle, con le prime parole che ti vengono in mente, dedicato a Musicultura e alla tua esperienza al festival?

Niente paura, lo dico sereno

Musicultura 100 volte San Remo