A tu per tu con DELVENTO e il suo “Inferno rosa”

La redazione Sciuscià intervista i finalisti di Musicultura 2024

Carmelo Genovese, in arte DELVENTO, torna a Musicultura dopo quattro anni con una consapevolezza diversa. Volgendo gli occhi all’esperienza fatta all’epoca, si vede “non troppo deciso e artisticamente acerbo”, soprattutto a confronto col suo primo palco importante. Ora, invece, col suo Inferno Rosa è tra i 18 finalisti del Festival, spinto da un uragano che è la libertà di perseguire i propri obiettivi e dalla bellezza della poesia,  punto di partenza delle sue canzoni, come ci racconta in quest’intervista rilasciata alla redazione “Sciuscià”.

Il palco delle Audizioni di Musicultura non ti è nuovo, avendo tu già partecipato nel 2020. Come è stato tornare e perché hai deciso di farlo?

Tornare sul palco di Musicultura è stato emozionante, ho avuto l’opportunità di mettermi ancora alla prova. Ho deciso di tornare perché penso che Musicultura sia una tappa fondamentale del cammino del cantautore in Italia; per crescere artisticamente è tappa obbligatoria, lo dico anche pensando al me del 2020, quel me cantautore ancora non troppo deciso e artisticamente acerbo ritrovatosi sul suo primo palco importante. Adesso ci sono di nuovo e non vedo l’ora di rimettermi in gioco e continuare a imparare.

Proprio alle Audizioni, hai aperto la tua esibizione con Tetto del mondo, brano che, a mio avviso, ci ha catapultati appunto all’interno del tuo mondo. Su Instagram, poi, nella tua biografia parli di “tutto il vento che vuoi”. Ecco, quanto di quel vento c’è sul Tetto del mondo?

Sul tetto del mondo c’è un uragano, e quell’uragano si chiama libertà. Io amo il concetto di “libertà”; cercare di elaborarlo è un esercizio per la mente critica, fantasticarci su è un esercizio per la mente emotiva; le sue infinite vie colorate, i suoi lati oscuri e la sua natura contraddittoria la rendono una grande fonte di ispirazione. Conciliare essere umano e libertà è la sfida originale; io in Tetto del Mondo parlo della libertà identificandola nel perseguimento degli obiettivi; quindi, “Stare sul tetto del Mondo” per me è il percorso, non la vetta; un percorso di vento, fatto di uragani e sogni, di vita vera ed emozioni fortissime, di enormi sofferenze, ma anche di grandi conquiste. Quanto siamo disposti a sacrificare per vivere liberi?

Ancora a proposito di biografia: leggiamo che hai iniziato la tua carriera partecipando a reading poetici. Quest’altra forma d’arte, la poesia, ti ha aiutato nella scrittura delle canzoni? Se sì, in che maniera?

Tutte le mie canzoni partono da una poesia. Per me la poesia è amore profondo: quando ne leggo o ne scrivo una, sprofondo in uno stato emozionale che ancora non riesco bene a descrivere: sembra di provare tutto, dalle emozioni più oscure a quelle più calorose e avvolgenti. Non so esattamente come la poesia aiuti la scrittura delle mie canzoni, però so che le canzoni sono emozione. Se in una canzone non c’è una chiara e forte emozione a far da collante alla musica e al testo, è meglio cestinarla e scriverla di nuovo.

Passiamo invece a Inferno rosa, brano selezionato da Musicultura per il tuo ingresso nella rosa dei 18 finalisti. Parlando di inferno, il primo colore a cui verrebbe da pensare è un rosso scuro, a definizione di un ambiente tetro, e invece tu lo hai descritto come rosa, facendo del titolo del pezzo quasi un ossimoro.  Come mai questa scelta?

Secondo me ognuno di noi vive il proprio inferno; per scrivere questa canzone mi sono distrutto emotivamente e poeticamente, l’ho cestinata e ricestinata, ho visto la protagonista nascere parola per parola e me ne sono innamorato. E ho pianto perché più la storia andava avanti più capivo che per lei non avrei mai potuto fare nulla se non attenuare un po’ il rosso del suo inferno con la dolcezza e la morbidezza del bianco, trasformandolo così in rosa.

Hai appena concluso il tuo Carmelo Tour: come hai vissuto quest’esperienza? Hai altri progetti in cantiere per il prossimo futuro? 

Stare in tour è mistico, è un mondo a sé; ha il suo codice, i suoi climax ed è la parte più bella del lavoro. Ho fatto un bel su e giù da settembre, con quasi 30 date in Italia tra piccoli club di periferia, teatri e club importanti del circuito, un po’ in band, un po’ da solo chitarra e loop; in tutti questi posti ci ho lasciato un pezzetto di cuore. Per quanto riguarda il futuro, al momento sono molto concentrato sul fare bene a Musicultura; seguiranno la release di Inferno rosa su tutte le piattaforme, a fine aprile, e nei mesi estivi altri singoli supportati da concerti.