Ma chi c’è allo Sferisterio? Buonasera, io sono Tricarico 

L’intervista rilasciata alla redazione di Sciuscià prima dell’esibizione allo Sferisterio: «Ci sono giovani che scrivono cose meravigliose»

Buonasera, io sono Tricarico non è solo il titolo di uno dei suoi recenti spettacoli, l’ouverture di un’esibizione o un semplice saluto al pubblico, ma una dichiarazione d’identità, umana prima ancora che artistica. Nella sua arte, Tricarico non si limita a esibirsi in maniera chirurgica e asettica, ma costruisce un racconto di sé, intimo e frammentato, come un diario aperto scritto però non solo a parole ma con un inchiostro magico che diventa musica, pianoforte, flauto, letture, pittura. Anche silenzi. La sua lirica ha una grande radice autobiografica e poetica che attraversa la sua esperienza di vita, da bambino a padre, da giovane artista a uomo consapevole, trasformando la vulnerabilità in forza e la memoria in narrazione. È un percorso che parte dal dolore e si compie nella sua elaborazione, nella capacità di guardare indietro, nei “boschi” interiori dove si celano ferite che hanno il germe della rinascita. Tricarico non racconta per esibizione, ma per necessità: la musica diventa così linguaggio per esprimere l’indicibile, la pittura un salvagente e un trampolino, l’arte un mondo parallelo nato dalla complessità del reale. Questa l’intervista rilasciata alla redazione di Sciuscià.

Il suo spettacolo Buonasera, io sono Tricarico non è un semplice concerto, ma un vero e proprio concept show: musica, letture, riflessioni personali, flauto, pianoforte e appunti condivisi e simbolici della sua vita. È uno spettacolo sull’uomo, forse più che sull’artista. Com’è nato questo progetto così essenziale ma anche intimo e diretto?

Nasce da tanti anni di scrittura, di canzoni. Era da molto tempo che pensavo e ripensavo; è la fine di un lungo percorso che parte da un bambino, Francesco, che diventa ragazzo, poi uomo e padre. Insomma, nasce tutto da un’esperienza biografica e, grazie alla musica e alle parole, ho potuto raccontare questa avventura, questo percorso di formazione.

Nei suoi lavori, da Io sono Francesco a Il Bosco delle Fragole, si delinea appunto un percorso di crescita interiore che parte dal dolore e dalla perdita di punti di riferimento nell’infanzia, fino alla riscoperta di emozioni autentiche. Il Bosco delle Fragole si ispira al Posto delle Fragole di Bergman, un luogo simbolico dove l’atto di cogliere fragole rappresenta il ritrovare sentimenti profondi. Crede che quel bambino abbia trovato nel “bosco” un rifugio poetico oppure che questo cambiamento rappresenti la naturale evoluzione di chi è cresciuto?

Riguardo a ciò che dicevi sul dolore, trovo che il fatto che faccia crescere sia una retorica. Forse, una retorica vera. Il Bosco delle fragole non si ispira direttamente a Bergman; tuttavia, è attraversando – senza rimanerci imprigionati – luoghi bui e oscuri, i boschi e i misteri che, alla fine, si evolve, si capisce qualcosa di sé che altrimenti non si capirebbe, se non passando proprio attraverso il dolore, attraverso le “selve oscure”.

La sua espressione artistica non si limita al cantautorato, ma si estende anche alla pittura, come nel progetto Don’t Stop the Paint. A tal proposito ha affermato: ‹‹Dove finisce l’Arte, finisce la Vita. La parola ferma, il colore e le linee ondulatorie no››. In che modo per lei il flusso libero della pittura, che non si blocca né si ferma, rappresenta anche il modo di vivere la vita senza limitarla, raccontandola attraverso il movimento e l’energia dell’arte?

L’arte è stata una grande possibilità per permettere, laddove la vita era molto difficile, di trovare una realtà immaginata, parallela, che consentisse inizialmente di sopravvivere, per poi diventare una grande chance di poter fare della vita ciò che si voleva. Inizialmente, però, era soprattutto una via di fuga per creare un mondo alternativo laddove il reale era troppo complesso. Poi la via di fuga è diventata un modo per riagganciarsi alla vita.

Il cantautorato, per la sua natura intimista, richiede che l’artista esprima il proprio io in modo autentico, creando un legame sincero tra testo e musica. Può raccontarci come si sviluppa il suo processo creativo e in che modo sceglie le parole capaci di tradurre in musica le sue emozioni più profonde?

Le parole sono complesse. Credo che nel cantautorato, come in tutte le forme d’arte più alte, servano onestà, ricerca e verità, affinché l’opera rimanga e non sia solo intrattenimento. Per questo servono le parole giuste per quello che si vuole raccontare. Sono importanti, vanno scelte attentamente. La semplicità è difficile da trovare: occorrono cura e attenzione, come un piccolo alchimista, come un artigiano che trova la parola giusta per dire quello che vuol dire.

Durante la sua partecipazione al Premio Tenco 2024 ha presentato un “requiem della canzone d’autore”, denunciando la progressiva perdita di contenuti nella musica contemporanea, che, pur mantenendo a volte un carattere provocatorio, risulta comunque “innocua” e spesso influenzata da algoritmi che premiano l’omogeneità digitale più che l’autenticità. Potrebbe approfondire la sua opinione sulla situazione attuale della canzone d’autore in Italia e sul ruolo che manifestazioni come Musicultura rivestono nel preservare e valorizzare questa tradizione?

Sicuramente la musica attuale rispecchia il periodo che viviamo. Oramai da molti anni si è molto ridotta la sfera di proposte della discografia e forse questo dipende appunto da questo momento un po’ desolante, un po’ triste, molto violento, molto preoccupato che la musica finisce per rappresentare. Eppure, penso che in tutto questo ci siano comunque una grande poesia e una notevole capacità di scrittura che magari adesso non sono in primo piano, ma continuano a esserci. Ci sono sicuramente tanti giovani che stanno scrivendo cose meravigliose proprio ora, laddove non c’è un grande riscontro di mercato. E quelle cose sono belle perché non le si sta scrivendo con un fine, perché il fine in questo momento è altro. Ma siccome le cose cambiano, e produzioni che ora non si immaginano come meritevoli di attenzione possono tornare a essere interesse di tutti, credo che presto verranno alla luce canzoni e artisti molto ispirati e poetici.