Profilo e storia dell’Associazione

Dal 1990, “Musicultura” (già Premio Recanati) si è affermato come una delle rassegne musicali italiane più innovative.
La peculiarità della formula, la prerogativa di attingere alla creatività della musica “popolare” senza confini di genere e senza criteri di esclusione che non siano quelli della qualità e della originalità, il dinamismo delle scelte hanno reso il Festival un polo di riferimento spettacolare verso cui si volge annualmente l’attenzione del pubblico e del circuito mediatico.
Al contempo, l’elevato profilo culturale della rassegna, anche per l’attenzione dedicata alla poesia e più in generale alla “parola”, ha alimentato nell’immaginario di una platea molto vasta l’idea del “Festival” come “contenitore culturale” credibile, ma non per questo accademico.
Insomma, per una serie di circostanze “Musicultura” – uno dei pochi appuntamenti radiofonico-televisivi fissi del panorama musicale italiano (Radio1 Rai, Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rai 5) – è oggi sentito come sinonimo di cultura, intrattenimento, spettacolo.
La manifestazione, le cui diverse fasi – dal lancio del bando di Concorso, alla selezione delle proposte, fino alle tre serate finali di pubblico spettacolo – tengono ogni anno desta l’attenzione del pubblico per un arco temporale di più mesi, ha avuto e sempre più avrà i suoi punti di forza:

  • nella chiara scelta di una “missione” prioritaria da compiere, che è quella della individuazione delle nuove tendenze e della valorizzazione dei nuovi talenti della musica popolare e d’autore contemporanea, attraverso il Concorso annuale unico nel suo genere per trasparenza, polimedialità della formula, impatto comunicativo, consistenza dei riconoscimenti finali;
  • nel forte coinvolgimento dei mezzi di comunicazione tradizionali (carta stampata, radio, tv generaliste) e nuovi (internet, canali tematici, telefonia) per realizzare un ricco e partecipato percorso polimediale in tutte le principali fasi della manifestazione;
  • nello sforzo di abbattere i tradizionali steccati tra cultura e spettacolo, tra arte e intrattenimento, tra alta cultura e cultura di massa, nella convinzione che simili contrapposizioni servano solo a fornire alibi ai cattivi operatori sia della cultura, sia dello spettacolo