Intervista: a tu per tu con CARAVAGGIO

«Alla mia carriera musicale ho dedicato tutta la vita»: Caravaggio tra i finalisti di Musicultura 2021

Caravaggio è rinascita, Caravaggio è resilienza, Caravaggio è arte in musica”: si presenta così sul suo sito Andrea Gregori, in arte Caravaggio, cantante, polistrumentista e autore il cui nome fa capolino tra i 16 finalisti di Musicultura 2021.
Per dieci anni frontman della rock band Godiva, nel 2013 inizia a muovere i primi passi da solista con un disco tutto suo. Gli ostacoli lungo la sua carriera artistica purtroppo non mancano, soprattutto perché scopre di soffrire di distonia spasmodica, una malattia che colpisce i muscoli della laringe. Ma lui non si arrende: nel giro di qualche anno riprende in mano la sua voce e la sua passione, pubblica diversi singoli e porta la sua musica anche sul palco della XXXII edizione del Festival della Canzone Popolare e d’Autore.

Caravaggio, con un nome d’arte così la prima domanda che mi viene da porti è quasi inevitabile: come descrivi il tuo rapporto con le arti visive?

Sono totalmente affascinato dagli artisti. Pittori e scultori erano le vere rock star del passato. Leggendo le loro biografie si scoprono personalità eclettiche e sorprendenti. Mi viene da pensare a Picasso, ad esempio, che per rinnovare la propria arte cambiava città e donna. C’è qualcosa di punk in questo!

Per dieci anni sei stato frontman della rock band Godiva e poi, nel 2013, hai scelto di iniziare una carriera da solista. Quanto questa decisione ha inciso sulla tua musica o, in altre parole, quanto ha influenzato la scrittura delle tue canzoni?

Il mio modo di scrivere è cambiato totalmente rispetto al passato. Credo che ci siano due grandi tipologie di artisti: chi porta avanti con coerenza uno stile dall’inizio alla fine della propria carriera e chi ha la necessità di morire e rinascere più volte. Posso affermare di appartenere alla seconda.

Guardiamo oltre la melodia e il testo: quant’è importante, secondo te, che un artista si racconti anche tramite la scelta del look e la sua presenza scenica?

Non c’è differenza di peso tra il look, il testo, l’arrangiamento. Ogni elemento definisce l’artista ed è fondamentale. Ne è la riprova il fatto che quando un professionista è all’apice tutti questi elementi si muovono armonicamente. O per meglio dire “sono messi a fuoco”.

Mi permetto di citare una delle due canzoni che hai portato sul palco delle audizioni live di Musicultura, aggiungendo un punto di domanda: “Quali sono le cose che hai amato davvero”?

Ho amato totalmente la mia carriera musicale a cui ho dedicato tutta la vita. È stato un vero sacrificio d’amore, qualcosa di puro e nobile. Qualcosa che ho provato anche con alcune delle donne della mia vita ma non con la stessa intensità.

Restiamo in tema di audizioni live del festival: durante quelle dieci serate abbiamo assistito alla proposta di generi musicali molto vari e abbiamo visto performance davvero eterogenee. Che effetto fa ritrovarsi a essere protagonisti di un contesto del genere?

Una grandissima emozione, specialmente per il fatto che veniamo da un anno di distanza forzata dal live. Trovarsi su un palco del genere, con un’organizzazione certosina – poche volte ho visto tanta attenzione al dettaglio – è indescrivibile. Posso serenamente dire che tutti noi partecipanti di questa particolare edizione abbiamo già vinto! Grazie.


Giulia Tognetti