Intervista: a tu per tu con caspio

caspio si racconta a Musicultura: “La musica è l’unica soluzione per trovare il mio posto in un mondo in cui il futuro si vede poco”

Elettronica, interrogativi sul tempo e tanta sperimentazione: sono queste le caratteristiche della musica di Giorgio Di Gregorio, in arte caspio – sì, tutto minuscolo! – cantante di Trieste approdato a Musicultura 2022 con una valigia piena di cose da farci ascoltare. Autodidatta, con la passione per la musica sin da bambino, racconta la sua generazione – quella dei trentacinquenni – in perenne contrasto con la società odierna. Seguendo il flusso naturale degli eventi, il cantante ha rilasciato a dicembre 2021 l’EP fugit, trasportandoci nel suo universo musicale con il pezzo presentato al festival di Musicultura: domani! Con questa intervista proviamo a scoprire di più sul mondo dal background alternativo di questo artista.

fugit, il tuo ultimo EP, si fa notare sin dalla copertina: tanti resti di immagini pubblicitarie diverse, logorate dal tempo, creano tasselli di un puzzle indefinito. Potremmo definirla un po’ la sintesi dei tuoi brani, un flusso di coscienza che parte dalla soggettività dell’autore e che si interroga sul tempo – non a caso fugit – costituendo gli interrogativi esistenziali dell’uomo in una chiave del tutto nuova. L’altra cosa interessante è che, leggendo i titoli dei brani uno dopo l’altro, sembra di trovarsi davanti a una piccola storia (mai, un attimo, bilico, domani!, non è la fine). È frutto di un lungo lavoro o è stato del tutto istintivo e naturale creare questo progetto?

A questo EP ho approcciato in un modo completamente diverso dal solito. Non ho preparato tutto prima, per poi entrare in studio. Quando ho pubblicato il primo singolo, mai, fugit non esisteva ancora, avevo solo delle idee. Volevo che i brani fossero effettivamente tante fotografie istantanee di quello che sono e, quindi, tanti momenti diversi di un anno che per me è stato incredibile. 

Ascoltando le tue canzoni, ci si accorge di un bellissimo contrasto tra la tua voce molto delicata e la tanta elettronica dei tuoi pezzi. Come mai hai scelto quest’ultima per accompagnare le tue parole? 

Fermo restando che ogni canzone deve poter viaggiare da sé, indipendentemente dalla produzione, per me l’elettronica è lo strumento ideale per raggiungere luoghi musicali che, mediante la scrittura con la sola chitarra, non riuscirei a raggiungere. Mi dà modo di vedere come sarà il brano fin da subito, mentre ancora sto lavorando sulla forma canzone. 

In domani! si ascolta: “In fondo questo mondo non fa per me, nascondo e alla fine somiglio a te, che credi ma non riesci a pensare al domani”. E subito il pensiero va un po’ anche a quello che hai dichiarato durante le Audizioni Live di Musicultura: sentirsi oppressi da una società in cui non si vede un futuro e sentire la sensazione di non avere un posto nel mondo. Quando canti, invece, senti tutto ciò? Pensi che la musica ti permetta di spiccare il volo e pensare a un futuro?

Penso che in un mondo in cui il futuro si vede davvero poco – quello che conta davvero, non quello tecnologico che corre su un binario parallelo al triplo della velocità – e in cui è difficile capire dove si sta andando, come andranno le cose, quali prospettive ci sono proposte, la musica sia l’unica soluzione per trovare il mio posto, la nicchia dove io sono. Anche quando sembra impossibile possa diventare il futuro, il tuo lavoro, la musica conforta.

Sei completamente autodidatta in campo musicale. Com’è nato il tuo approccio alla musica e al canto? Hai avuto difficoltà nel tuo percorso fino a qui?

Mi sono sempre fatto trasportare dalla musica. Mi ricordo esattamente quando e dove ho deciso che “da grande” avrei fatto musica. Avevo 8 anni e non sapevo suonare nulla. Ho iniziato giocando con una piccola pianola, a casa della nonna. Poi ho messo le mani sulla chitarra di mia madre, appena prima che nascesse la mia grande passione per la batteria. Tutto il resto è venuto da sé. Certamente non credevo avrei mai cantato davanti un pubblico. 

In un’intervista a Le Rane hai dichiarato che la tua location ideale per le esibizioni live rimarrà sempre la dimensione del club. Esserti esibito alle Audizioni Live di Musicultura, invece, è una realtà completamente differente da quella in cui più ti senti a tuo agio. Come descriveresti questa esperienza e cosa ti aspetti dal festival?

Diciamo che sto decisamente uscendo dalla mia comfort zone, anche se la grandezza di questi meravigliosi teatri mi fa ancora respirare a pieni polmoni. In generale è un’esperienza meravigliosa. Non ho mai partecipato a nessun festival e sto cercando di vivermelo appieno prendendo tutto quello che dà. Non mi aspetto nulla, solo ed esclusivamente ciò che conta: musica.


Serena Grosso