Intervista: a tu per tu con COGITO

Dal Punk all’Indie Pop: le sonorità di Cogito sul palco di Musicultura 2020

Cantante, batterista e autore, Cogito nasce nel 1998 e viene da Venezia. Inizia la sua carriera musicale approcciando al mondo del Punk anni ’90 per poi decidere di dedicarsi unicamente alla scrittura e al suo progetto da solista, che vede la luce nel 2017. L’anno dopo arriva la collaborazione con JMilli, saxista e cantante del gruppo Patois Brothers e produttore musicale.
La scelta del nome Cogito affonda le radici nella filosofia di Cartesio e Cicca & Caffè, il brano finalista della XXXI edizione di Musicultura, è una canzone che parla di malinconia attraverso le sonorità dell’Indie Pop, come racconta alla redazione di Sciuscià.

Da cosa deriva la scelta del tuo nome d’arte?

Non volevo tenere nome e cognome, volevo qualcosa di più artistico, che lasciasse intuire che ciò che scrivo viene da dentro me, da riflessioni personali e quindi dai miei pensieri. Ho cercato un nome che potesse rappresentare questo concetto e non c’era scelta più giusta se non quella del “Cogito ergo sum” di Cartesio, ovvero “Penso dunque sono”. Però il nome per intero sarebbe stato troppo lungo e poco orecchiabile, così ho optato per “Cogito”, inteso come  “persona che pensa”. “Dunque sono Cogito” è invece il nome che utilizzo nei miei account social. 

Nasci artisticamente nel 2012; a 14 anni, con gli Hugger Mugger, inizi a suonare Punk, per approdare poi all’Indie Pop. A cosa è dovuta quest’interessante evoluzione?

Un’evoluzione in quanto tale richiede il continuo accumularsi di esperienze, errori e vittorie. Credo quindi sia stato il tempo a portarmi dove sono e a rendermi più consapevole del fatto che questo sia il genere che sposi di più quello che voglio dire e il modo in cui lo dico.
Ho iniziato con il Punk, suonando la batteria, e devo molto a questo genere perché mi ha permesso di vedere la musica da un altro punto di vista, poiché è una musica che vive in realtà molto urban e legate alla collettività. Ho poi sentito il bisogno di far delle scelte ed esprimermi in prima persona utilizzando la mia voce e soprattutto le mie parole. A 18 anni ho iniziato a scrivere, ma sentivo che mi mancava quel legame con la musica, il fatto di essere accompagnato da una melodia e quindi ecco che ho incontrato prima il rap, per via delle rime e della scrittura molto poetica, e poi il cantautorato. Tutto questo anche perché dopo aver iniziato a scrivere ho conosciuto JMilli.

Il 2017 è l’anno del tuo esordio da solista. Cosa ti ha spinto ad intraprendere questa strada?

Questa strada fa riferimento al processo evolutivo di cui si parlava in precedenza. Il bisogno di essere sul palco per poter dire la mia. La possibilità di dare voce ai miei pensieri, le mie parole, nel modo che a me sembrasse il più diretto possibile. Sono molto contento di questa scelta e mi sta regalando molte soddisfazioni personali.

Cicca & Caffè è uno dei brani che ti accompagna fin dall’inizio e con il quale ora entri a far parte dei finalisti di Musicultura 2020. Come descriveresti questo singolo?

Lo definirei “per tutti”, perché ha dentro la storia di molti di noi, racconta di emozioni passate, di malinconia, aprendo però comunque la strada – col tipo di sonorità che va ad abbracciare – ad un sorriso e ad un momento di divertimento. È stato bello infatti, con il tempo, capire cosa significhi questo brano per chi lo ascolta: c’è chi ha detto che lo spara a tutto volume in macchina il sabato sera e chi, invece, lo ascolta in intimità quando è più triste. Inoltre è una delle canzoni che piace di più quando si approccia per la prima volta al progetto Cogito: è come se ci fosse qualcosa di magico dietro.
Altra definizione calzante per il pezzo, stavolta in riferimento al tipo di scrittura, è quella di “naturale”. Questo è il primo brano che abbiamo scritto io e JMilli, il produttore con cui collaboro; era un beat che aveva nel suo PC già dal 2015 e quando l’ho ascoltato è scattato qualcosa di magico, appunto. Ho scritto, abbiamo registrato qualche dettaglio e la canzone era subito pronta. Semplice e diretta come piace a noi. Speriamo ci porti sempre grandi sorprese.

Musicultura rappresenta un palco nuovo e diverso per Cogito. Cosa ti aspetti da questa esperienza?

Da questa esperienza, a prescindere dal risultato finale, mi aspetto una crescita personale e artistica che in qualche maniera ho riscontrato già durante le Audizioni Live: trovarsi in un teatro con la gente seduta non è cosa comune per chi ha sempre suonato in festival o comunque palchi dove la gente nel parterre salta e canta a tutta voce. Sarà sicuramente un’esperienza che lascerà qualcosa di positivo e torneremo a casa avendo imparato qualcosa in più. Ora però non voglio pensarci troppo, voglio vivere questo momento perché è così che si riesce a far vivere la propria musica!

 

 

 

Nicola Verdenelli