Intervista: a tu per tu con HANAMI

“Avevo bisogno di sperimentare qualcosa di più “umano” e Musicultura mi è sembrato un posto perfetto”

Radici partenopee unite ad una personalità artistica che volge lo sguardo alla terra del sol levante: questa è Donatella Fiore, alias Hanami.
La musica l’ha sempre accompagnata fin dall’adolescenza, quando ha iniziato a comporre i suoi primi brani. L’entrata a pieno titolo tra i finalisti della trentunesima edizione del Festival della Canzone Popolare e d’Autore arriva dopo una serie di riconoscimenti ricevuti negli ultimi anni: tra i più recenti, il secondo posto sezione inediti e il Premio Rivelazione al Concorso nazionale giovani talenti per il canto nel 2017, l’arrivo in finale con un brano da lei scritto e composto ad Area Sanremo nello stesso anno e, nel 2018, il primo posto per la sezione inediti al “Premio Partenope”.

Contro Volontà, oltre ad essere il brano finalista di Musicultura 2020, è la storia di una rivalsa personale nell’ambito della quale Hanami mette a nudo la sua fragilità che, nel momento stesso in cui sale sul palco, diventa forza e riscatto.

Si è racconta così alla redazione di Sciuscià.

Donatella Fiore, in arte Hanami, che in giapponese significa “fioritura di ciliegio”. Da cosa deriva la scelta di un nome così singolare e poetico allo stesso tempo?

Sin da bambina sono sempre stata innamorata del Giappone, guardavo gli anime e i manga e compravo riviste giapponesi per conoscere il loro stile di vita. Mi incuriosiva molto. Crescendo, mi sono appassionata a tutto quanto concerne la cultura giapponese, dalle piccole tradizioni come quella del tè, a quelle più spirituali come il kintsugi, che prevede di rimettere a posto qualcosa di rotto invece di buttarlo via. Il mio secondo sogno è quello di poter viaggiare per il Giappone e viverci, magari, per qualche anno. “Hanami” è nato cercando un nome artistico che rappresentasse sia me che il mio gusto personale: il mio cognome (“Fiore”,  come i fiori del ciliegio), il mio amore per il Giappone (e la sua più importante tradizione primaverile, ovvero l’Hanami), la stagione in cui sono nata (la Primavera) ed il rosa, il mio colore preferito (di nuovo, come i fiori di ciliegio).

Hai composto il tuo primo brano all’età di dodici anni, dimostrando che avevi già chiaro in mente quello che volevi fare. La musica è sempre stata dunque una costante nella tua vita?

Sono una persona molto incostante e mi annoio facilmente. Non sono brava a mantenere gli impegni che mi prefiggo. Sono un disastro! La musica, però, è da sempre la sola ed unica costante nella mia vita: c’è sempre stata. Mio padre è un polistrumentista, non c’è stato giorno della mia vita in cui la musica non fosse presente. Non potrei farne a meno. Oltretutto, è un’amica tanto interessante, che ha sempre qualcosa di nuovo da dirmi. Non mi annoia mai!

Nel 2017 sei finalista con un brano interamente scritto e composto da te ad Area Sanremo, mentre nel 2018 ti aggiudichi il primo posto per la sezione inediti al “Premio Partenope”. Il 2020 è l’anno di Musicultura: cosa ti ha spinto a cimentarti in questa nuova esperienza?

Ero stufa di partecipare ai soliti concorsi preconfezionati, in cui si sa già tutto di come vanno a finire e in cui i giudici non sono affatto interessati alla persona che sei. Ho avuto paura per me. Ho temuto che tutte le delusioni mi avrebbero portato a smettere di far conoscere la mia musica. Avevo bisogno di sperimentare qualcosa di più “umano” e Musicultura mi è sembrato un posto perfetto.

Ancora a proposito di Musicultura, Contro volontà è il brano con cui sei stata scelta come finalista del Festival. Com’è nato?

Contro volontà è una rivalsa. Qualcuno di abbastanza conosciuto nel panorama della musica italiana mi aveva detto che la mia scrittura era troppo acerba, che ero troppo immatura. Quella stessa sera ho preso la chitarra, ero arrabbiata con me stessa, ho pensato alla mia storia d’amore, alla mia fragilità, alla mia incapacità di lasciarmi andare, a tutti gli errori commessi da entrambe le parti e ho deciso di liberarmi di tutto, ho deciso che tutta quella rabbia e tutto quel veleno provocati sia dalla mia relazione che da quelle parole tanto crude dette da quel cantautore dovevano essere trasformati in qualcosa di bello. Sono felice che sia stata scelta proprio questa canzone. È un bel riscatto!

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho in mente di iniziare un percorso un po’ particolare. Sperimento suoni nuovi, musiche orientali e sto imparando a scrivere e parlare in giapponese. Credo sia la lingua più bella al mondo, dopo quella italiana. Non è affatto semplice, ma vorrei comporre delle canzoni in giapponese e dedicare un album alla bellezza e alle meraviglie estetiche e spirituali di questo popolo.


Nicola Verdenelli