Intervista: a tu per tu con I MIEI MIGLIORI COMPLIMENTI

Un artigiano postmoderno della musica: I miei migliori complimenti a Musicultura 2020

Un Macbook, un po’ d’amore, della frutta: sono gli ingredienti alla base de I miei migliori complimenti, il progetto musicale di Walter Ferrari, nato a Sondrio ma naturalizzato milanese al 101%. “Handcrafted contents for the digitaltimes” (contenuti artigianali per i tempi digitali) è il claim dell’etichetta da lui stesso fondata. Quello di Walter è infatti un lavoro di puro artigianato musicale 2.0 in quanto scrive, canta, lavora sul sample e si autoproduce allo stesso tempo.
I miei migliori complimenti racconta la vita a Milano, specchio di un’intera generazione fatta di amori alla Walter e Carolina totalizzando alcuni milioni di stream sui digital stores.
La canzone finalista a Musicultura, Inter – Cagliari, è nata dalla necessità di un ragazzo di porsi degli interrogativi seduto sul pavimento del suo salotto, come ci racconta Walter in quest’intervista rilasciata a Sciuscià. 

Sei un freelance che si occupa di Digital marketing, che canta, scrive e produce da solo: un artigiano della musica postmoderno. Come nasce la tua produzione e come sei arrivato alla scelta di fondare la tua etichetta Digitale 2000?

Ogni mia canzone nasce da un’idea. A volte addirittura dal titolo. Spesso è il primo verso della prima strofa. Una volta individuato questo punto di partenza entra in gioco la musica. Generalmente cerco un sample e lo modifico rendendolo totalmente diverso rispetto a quello che era originariamente, cerco di mantenere solo quella caratteristica specifica che mi ha fatto innamorare del sample stesso. Poi aggiungo il basso, le batterie, e altre melodie. Suono tutto con la tastiera del computer (ogni programma per produrre musica ha al suo interno questa funzione). Generalmente poi porto la bozza in studio da uno dei vari produttori con cui mi piace lavorare e si riarrangia il brano. Questo è quello che è successo fino al secondo EP. Dal 2019 ho sempre dato più spazio ai produttori per alzare l’asticella. A produrre sono come a scuola: bravo ma non mi applico.
Il claim di Digitale 2000 è “Handcrafted contents for the digital times”: se lo traduci in italiano diventa “contenuti artigianali per i tempi digitali”. Avete colto in pieno quello che vogliamo fare io e il mio amico Filippo Rossi che è l’altra metà del progetto. Abbiamo cercato dei progetti musicali genuini e contemporanei. Rokas e testacoda sono gli altri due progetti che stiamo seguendo per ora ma il roaster si allargherà.

Tutto inizia nel 2015 con Le disavventure amorose di Walter e Carolina, a cui fanno seguito Le cose cambieranno nel 2018 e Le femmine i maschi nel 2019, che conclude la trilogia di EP. Quando si chiude un capitolo spesso si tirano anche le somme di ciò che è stato: musicalmente parlando, come descriveresti questi quattro anni?

Questi 4 anni sono stati la mia adolescenza musicale. Ho unito i miei gusti musicali più disparati alla mia quotidianità. Quelli che hai citato sono degli EP molto legati alla sfera amorosa e trattano ognuno i diversi momenti che si vivono nelle relazioni. Le disavventure amorose di Walter e Carolina è il momento appena successivo a quando ci si lascia. Le cose cambieranno parla della vita all’interno di una relazione. Le femmine i maschi è invece la storia della vita da single e di tutti i momenti che le persone affrontano quando non hanno un partner.

Milano, Milano e ancora Milano. I tuoi brani citano dei luoghi simbolo del capoluogo lombardo: Gattullo, il Rocket, fino ad arrivare alla Bocconi. Milano e I miei migliori complimenti sembrano quasi completarsi a vicenda. Com’è il tuo rapporto con la città?

“Amo Milano” come diceva Dargen D’amico in un brano di qualche anno fa. Sono originario di Sondrio. Milano mi ha accolto. Ci vivo da 10 anni ma ho sempre come l’impressione di non conoscerla mai fino in fondo. Milano è cambiata come desideravo negli anni. Non mi vedo in nessun’altra città al mondo. Forse Los Angeles in futuro ma questa è un’altra storia.

Inter – Cagliari, la canzone con cui sei stato scelto per entrare a pieno titolo tra i 16 finalisti di Musicultura 2020, cita Tre uomini e una gamba, film di Aldo, Giovanni e Giacomo in cui con una battuta si fa riferimento al 2 fisso Inter Cagliari”, scelta di gioco di una schedina con un rischio non indifferente. Qual è stata la genesi del brano?

È un brano che nasce dalla necessità che avevo di pormi delle domande, di scavare dentro me stesso col coltello (per citare un libro di Grossman). Quando l’ho scritto ero a casa dei miei genitori a Sondrio seduto per terra in salotto. Finisco di scriverlo ed ero soddisfatto ma mancava qualcosa. Tra le domande c’era “Hai mai rischiato?”. Mi è subito venuta in mente quella scena epica di Tre uomini e una gamba fuori dall’ospedale. Ho cancellato e ho scritto “Hai mai messo due fisso a Inter – Cagliari?” e poi sono andato a letto.

Musicultura è un palco diverso da quelli dove sei stato abituato ad esibirti finora e rappresenta, probabilmente, il capitolo successivo alla conclusione della trilogia di EP. Quanto questa esperienza influirà sulla tua produzione musicale futura?

Credo che non debba influire. L’espressione artistica di ognuno deve rimanere qualcosa di personale che va aldilà di ogni scelta che viene fatta da un artista nel proprio percorso. Credo sia fondamentale dividere la sfera artistica dal percorso che l’artista stesso fa per promuovere la propria musica. Detto questo, come ogni esperienza sono sicuro che anche la partecipazione a Musicultura ci arricchirà come esperienza personale e sicuramente potrà essere in futuro fonte di ispirazione per nuova musica, progetti, etc…
Il confronto con realtà diverse da quelle che siamo abituati a vivere non può fare altro che ampliare la nostra visione delle cose. È nella nostra filosofia prendere delle decisioni fuori dalle strade che conosciamo meglio. Credo che rispecchi tutto il discorso sulla maturità artistica che spero di raggiungere con i prossimi lavori.


Nicola Verdenelli