Intervista: a tu per tu con i Te quiero Euridice

La spontaneità dei vent’anni, la delicatezza dell’amore: i Te quiero Euridice a Musicultura 2022

Nato un po’ per caso a una festa, il duo Te quiero Euridice, composto da Elena Brianzi e Pietro Malacarne, non ha mai smesso di creare musica e dopo sei anni di attività arriva a Musicultura presentando il suo mondo fatto di emozioni, storie d’amore e musicalità indie-pop. Mandorle, il pezzo scelto dalla giuria del Festival, tratto dal primo album Sempre qui, ha superato i 100.000 streaming su Spotify grazie all’atmosfera intima di una storia che conquista con la sua delicatezza e la sua semplicità. Del resto, ascoltare i Te quiero Euridice è un po’ come sfogliare un album di fotografie ripercorrendo i momenti – belli e brutti – dei nostri straordinari vent’anni. 

Rispondendo alle domande della redazione di “Sciuscià”, Pietro ci accompagna alla scoperta di questo progetto. 

Te quiero Euridice è un nome che si fa notare! Il riferimento al celebre mito greco di Orfeo ed Euridice si evince anche dai temi dell’amore e della giovinezza presenti nelle vostre canzoni e proposti con una purezza e una spontaneità uniche. Cosa ispira i vostri versi? 

L’ispirazione nasce dal modo in cui viviamo la realtà e affrontiamo i problemi della nostra generazione. Con le nostre canzoni cerchiamo di raccontare situazioni in cui tutti possano immedesimarsi, mantenendo sempre un occhio molto personale.

Durante il lockdown e, in generale, in questi due anni la nostra quotidianità è stata messa a dura prova. Abbiamo passato tanto tempo soli con noi stessi e siamo stati costantemente bombardati da notizie circa la situazione sanitaria. Com’è stato per voi vivere il periodo di pandemia? Ha in qualche modo permesso di concentrarvi sulla fase creativa della vostra musica?

È sicuramente stato un periodo complesso per qualsiasi musicista. L’ultima giornata di registrazione in studio del nostro primo album Sempre qui è stata appena prima dell’inizio del primo lockdown. A quel punto avevamo un disco pronto, ma non la possibilità di suonarlo! Abbiamo quindi molto lavorato su ciò che è parallelo al discorso musicale ma comunque importante per un progetto artistico come il nostro, ad esempio tutto il mondo del visual. E comunque non abbiamo mai smesso di scrivere. 

Il vostro primo album, appunto. È uscito recentemente ed è già stato accolto calorosamente dal pubblico. Raccoglie tante paure ed emozioni proprie di chi ha vent’anni, che in realtà arrivano al cuore di ogni fascia d’età per la semplicità e la carica emotiva che le contraddistingue. Così, il vostro mondo diventa un po’ il mondo introspettivo di tutti. Voi che tipo di rapporto avete con il pubblico? E che tipo di pubblico è il vostro? 

Siamo molto felici di riuscire ad arrivare al cuore di molte persone; con il nostro pubblico cerchiamo di avere un rapporto il più genuino possibile. Non c’è un vero pubblico che sentiamo “nostro”, pensiamo che tutti in qualche modo possano avvicinarsi al nostro mondo.

Avete ventiquattro anni, lavorate assieme da sei e le vostre canzoni sono la prova di una grande sintonia tra di voi. Quanto tempo dedicate alla musica durante la settimana? Avete altri percorsi paralleli di studio o lavoro?

Dedichiamo molto tempo alla musica, sia per quanto riguarda la scrittura sia per quanto riguarda tutto ciò che risulta fondamentale per poi suonare live. Cerchiamo di provare il più possibile durante la settimana e di scambiarci nuove idee per nuove canzoni. Oltre a questo entrambi abbiamo percorsi di studio paralleli, studiamo all’università ed Elena frequenta il conservatorio.

Essere tra i finalisti di Musicultura significa trovarsi tra le nuove promesse del cantautorato italiano contemporaneo. Come ci si sente a vivere da protagonisti quest’esperienza? Avete mai partecipato a progetti simili?

Ci sentiamo sicuramente onorati a trovarci tra i diciotto finalisti, non abbiamo mai partecipato a qualcosa di simile a Musicultura. Siamo molto emozionati!


Serena Grosso