Intervista: a tu per tu con Isotta

“Ho avuto dubbi su molte delle mie attività, mai sulla musica”: a tu per tu con Isotta

Isotta è una cantautrice nata a Siena nel 1992.Inizia a cantare e a prendere lezioni di canto da giovanissima, quando aveva cinque anni. Influenzata fin dalla tenera età dai più grandi cantautori italiani e stranieri, comincia a scrivere le sue canzoni appena adolescente, per arrivare nel giro di poco tempo a esibirsi dal vivo con svariate formazioni musicali. Col suo stile “romantic dark”, negli ultimi anni ha lavorato a un progetto discografico molto intenso con alcuni produttori e arrangiatori toscani, cercando di mettere in musica e parole tutte le sue esperienze personali, artistiche e umane. Approdata sul palco di Musicultura, si racconta alla redazione di “Sciuscià” con questa intervista. 

In ambito musicale e non, c’è una figura che prendi da modello per la sua performatività sul palco?

Guardo spesso sognante i live di Joss Stone, credo sia la cantante dalla quale sono più ispirata.

Essendoti avvicinata alla musica da giovanissima, ci sono mai stati periodi della tua vita nei quali te ne sei allontanata o hai pensato di abbandonarla? Se sì, cosa ti ha fatto ricredere?

Penso di aver avuto dubbi che non di rado mi hanno provocato interruzioni in molte delle mie attività, sia ricreative, sia scolastiche e sia lavorative, ma posso affermare con certezza, così come non ho mai pensato di smettere di respirare, di non aver immaginato neppure minimamente di voler abbandonare la musica e anzi, mi ha sempre accompagnata la paura, se non il terrore, che eventi della vita potessero obbligarmi a farlo.

In che situazione o momento della giornata immagini un tuo ascoltatore durante l’ascolto di “Palla Avvelenata”?

L’ho immaginato in qualsiasi situazione: in autobus, a fare la spesa, a correre o sdraiato sul divano, da solo o in compagnia; quello che vorrei, però, è che questi ascolti liberassero la sua mente dal solito brulicare di pensieri quotidiani e lo accompagnassero in uno stato di consapevole ascolto. Nient’altro, e comunque non sarebbe poco.  

Avendo subìto tu stessa forme di bullismo come il body shaming, quali insegnamenti o tutele per i ragazzi pensi siano mancati nella tua scuola che potrebbero essere applicati ora?

Forse è mancata la presenza di uno psicologo che parlasse direttamente ai ragazzi, magari anche durante lezioni dedicate ad argomenti specifici come le problematiche dell’età adolescenziale.

Perché hai scelto proprio il palco di Musicultura? Cosa ti aspetti dal Festival?

Dal Festival mi aspetto di poter salire su un palco senza dubbio fantastico e di poter cantare davanti a un pubblico attento che ascolti una canzone che io ho scritto. Sono aspettative per me inimmaginabili fino a poco tempo fa. Per ora mi piace respirare questa gioia senza macchiarla con ulteriori aspettative, voglio viverla come ciò che per me è un grande traguardo. E se l’ho scelto è proprio perché credevo potesse farmi vivere le emozioni che ora sto provando.


Michele Milozzi