Intervista: a tu per tu con Kamahatma

“Seguire la propria strada e insistere è una vera rivoluzione”

Alle Audizioni Live del Festival ha conquistato il pubblico e la giuria; ora col suo “folklore 2.0” Kamahatma, artista polistrumentista, è tra i 18 finalisti della XXXIII edizione di Musicultura e si racconta alla redazione di “Sciuscià” con questa intervista.  

Ami definirti una “folkstar”. Quanto il folklore è presente nella tua musica e in che modo influisce nella composizione e stesura dei brani?

Mi piace pensare a Kamahatma come al folklore 2.0. Filastrocche per adulti, nate e cresciute in provincia, composte esclusivamente come valvola di sfogo. Parole semplici e dirette che provano a snocciolare grandi e complicate questioni. La “folkstar” di cui parlo è un supereroe moderno, un po’ impacciato ma molto determinato: un ossimoro vivente! Questa “star” prende concetti dalla tradizione popolare e li modernizza, cercando di parlare a cuore aperto a chi vuole ascoltare, suono dopo suono, immagine dopo immagine.

Sul palco delle Audizioni di Musicultura hai detto che il tuo progetto cantautorale nasce dall’esigenza di trovare un senso all’essere in mezzo alla monotonia di un tempo piatto. Come è nato e si è poi concretizzato questo progetto e in che modo la pandemia ha contribuito al processo creativo che c’è dietro?

Il progetto è nato nella mia testa nel 2019. Tornavo a casa dall’azienda chimica in cui lavoravo con una nuova melodia in testa, e imbracciavo la mia acustica 12 corde. Avevo sempre la chitarra nel bagagliaio della macchina, e la tiravo fuori in ogni contesto. La pandemia purtroppo non ha fatto altro che rallentare il progetto, senza però riuscire a fermarlo. Ho lottato affinché le sensazioni di solitudine e tristezza vissute durante l’isolamento non entrassero nei miei testi. Le canzoni, quando vengono pubblicate, smettono di essere tue e diventano proprietà di tutti, per questo motivo ho deciso di non lasciare traccia della pandemia nella mia discografia.

Sono in programma diversi eventi che ti porteranno in giro per l’Italia. Che cosa significa per te proporre la tua musica fuori da quella “saletta fumo” da dove tutto è cominciato?

Mi dà molta soddisfazione. Le canzoni che compongo sono storie, inizialmente solo mie, che poi vengono ascoltate da tanta gente, acquisendo diverse chiavi di lettura. Per me era tutto impensabile e ora è tutto così bello e reale!

“Saletta fumo”, appunto, è il primo brano che hai composto da quando sei Kamahatma e che abbiamo ascoltato durante le Audizioni. Facendo riferimento alla canzone, scrivi sui tuoi social: “Fischiettata per sbaglio durante una monotona e grigia giornata di lavoro, ora mi accompagna per mano e mi fa capire che a volte osare è l’unica strada”. Ragionando d’istinto, hai raggiunto dei traguardi importanti. Quanto conta nella vita ascoltare se stessi, quanto contano le proprie inclinazioni e dedicarsi alle proprie passioni?

In un mondo in cui fin da piccolo tutti cercano di dirti cosa è giusto fare, seguire la propria strada e insistere è una vera rivoluzione. D’altro canto, quando credi fermamente in qualcosa, gioie e delusioni che ne conseguono sono amplificate! Bisogna essere vigili e cercare di rimanere obiettivi. Il contatto con la realtà è fondamentale per chi vuole cercare di vivere con la propria passione.

Tradurre in musica la tua vita ti ha permesso di arrivare dritto al cuore di chi ti ascolta. Quanto è importante per un’artista portare sul palco l’essenza, la verità e il vissuto della persona?

Per quanto riguarda il percorso di un cantautore è fondamentale che dietro ogni brano ci sia un vissuto. Bisogna ammettere che nella totalità del mondo della musica, però, non è la discriminante. Ci sono progetti molto validi in cui il cantante è un performer che non per forza sta cantando qualcosa che ha provato sulla propria pelle. L’importante è che il pubblico provi emozioni, e che le canzoni lascino il segno. Fare musica con tanta passione: questa è l’unica regola!


Vittoria Sigismondo