Intervista: a tu per tu con LUK

«Napoli me la porto addosso come una seconda pelle»: intervista a Luk, finalista di Musicultura 2021

Il cantautore Enzo Colursi, in arte Luk, nel 2017 decide di intraprendere un percorso solista dopo alcuni intensi anni di collaborazione con la band Isole Minori Settime; il suo progetto musicale nasce dalla fusione tra canzone d’autore ed elettronica. L’album Nove Sigarette, prodotto da Massimo “Blindur” De Vita per XO la factory, è il risultato di un intenso lavoro compositivo durato circa tre anni. Nonostante la pandemia abbia messo in pausa il sogno dell’artista di portare il suo debutto discografico in giro per l’Italia, Luk non si è perso d’animo e ha deciso di presentare a Musicultura il frutto della sua ricerca creativa.

Ti presenti spesso al pubblico indossando una felpa col volto stilizzato di Lucio Dalla e il tuo nome d’arte è il titolo di una sua canzone. Insomma, se dovessimo scommettere su chi è il tuo artista preferito non potremmo aver dubbi. Quindi chiedertelo è inevitabile: perché sei tanto legato al cantautore bolognese?

Lucio Dalla per me ha sempre rappresentato la figura dell’artista che avrei voluto essere: l’estro, la curiosità verso tanti generi musicali, il coraggio nel ricercare sempre nuovi linguaggi. Per quanto mi riguarda, tutti questi aspetti, accompagnati da uno straordinario talento, hanno reso Dalla il punto più alto della canzone italiana, la vetta a cui aspirare. Oltre a tutto questo, il mio è semplicemente un modo per rendere omaggio al mio artista preferito.

Al nome Lucio, comunque, sei proprio affezionato, visto che in una tua canzone fa capolino anche Battisti. Com’è finito dentro un tuo brano?

Lucio Battisti è una canzone che tratta di incomunicabilità e di amori che stanno per esaurirsi. Nel brano questo nome rappresenta un semplice riferimento al fatto che le sue canzoni, ormai da decenni, fanno parte dell’immaginario collettivo di tutti e inevitabilmente sono la colonna sonora di molte cose che ci accadono quotidianamente. È come se le canzoni di Lucio Battisti fossero nell’aria, in strada quando passeggiamo, quando comincia e finisce una storia d’amore. Ci saranno sempre!

La tua forte unione col cantautorato italiano traspare anche nel brano in concorso a Musicultura, Lune storte. Sei contento che, tra i due proposti, la giuria del Festival abbia scelto questo pezzo?

Lune storte è una canzone che mi accompagna da tanti anni e che mi ha sempre regalato tante soddisfazioni nei concerti dal vivo. Nonostante questo è stata pubblicata soltanto l’anno scorso nel mio album d’esordio Nove sigarette, ed era effettivamente l’unica canzone un po’ più datata di quel disco. Sono entusiasta del fatto che Musicultura abbia scelto proprio Lune storte come canzone in gara. Cantarla in occasione di un festival così importante le restituisce in parte tutto ciò che questa canzone ha rappresentato per me nel corso degli anni.

Allontaniamoci solo per un attimo dallo stivale e parliamo di musica straniera: fa parte anche lei della tua vita? Quali sono gli artisti internazionali che più ascolti?

Ascolto tantissima musica straniera perché credo sia fondamentale se si ha l’ambizione di provare a fare questo lavoro. Durante l’adolescenza, da bravo aspirante cantautore, ho ascoltato molto Dylan, Cohen e Tom Waits ad esempio. Sono molto legato ai Radiohead, ai Massive Attack e ai Portishead, mentre l’artista che negli ultimi anni mi ha entusiasmato di più è senza dubbio Billie Eilish.

Torniamo in Italia e concludiamo quest’intervista nella tua città d’origine, Napoli: quanto c’è di lei nelle tue canzoni?

Napoli è una città che mi porto addosso come se fosse una seconda pelle ed è inevitabile che entri in tutto ciò che scrivo, anche quando non scrivo di lei. Inoltre mi è sempre piaciuto scrivere in modo molto descrittivo, cercando di far vedere con le parole ciò che sto provando a raccontare e devo dire che Napoli presenta una scenografia estremamente affascinante, sotto questo punto di vista.


Daniela Munda