Intervista: a tu per tu con Sandri

“Mi piace il fatto che mi manchi qualcosa che non ho mai visto né vissuto, lo trovo assurdo e speciale al tempo stesso”: Sandri a Musicultura 2022

Classe 1996, l’artista cesenate Michele Alessandri, in arte Sandri, è riuscito ad assicurarsi un posto nella rosa dei 18 finalisti di Musicultura 2022.
Il suo approccio alla musica avviene suonando il basso elettrico da autodidatta, per poi proseguire con lo studio del contrabbasso. Ha collaborato con diverse orchestre, tra cui la ‘Wind Symphony Orchestra’ e la ‘Maderna’ di Forlì. 
Grazie al suo stile singolare, riesce a farci tornare indietro nel tempo fino agli anni ’70 e, grazie alla sua particolare identità artistica, è capace di sollevare molte curiosità sulla sua carriera.
La sua città natale, lo stile retrò, le sue passioni letterarie… noi di “Sciuscià” gli abbiamo fatto qualche domanda ed ecco come si è raccontato alla redazione.

Bar Legni è un posto che frequenti tutti i giorni e che citi, sin dal titolo, in uno dei tuoi brani, proprio quello che ti ha portato a essere tra i finalisti del Festival. In che modo la tua vita quotidiana incide nella tua arte?     

Bar Legni è un insieme di sensazioni e ricordi e aneddoti ancora tutti da raccontare. Immaginate un bar che si affaccia su una rotonda, all’ incrocio tra due strade, a destra una scuola e un vecchio alimentari, a sinistra un campo da calcio, una chiesa. Bar Legni si piazza al centro del paesino in cui sono nato, è il centro esatto. Che io andassi a scuola, o che vada a trovare un amico, o in studio a registrare, da lì passo per forza e ci voglio passare. Passo a comprare le sigarette, a chiedere al barista i suoi consigli da meteorologo improvvisato, a prendere un caffè corretto fissando qualche volto; da lì desidero passare, ora come da bambino. È stato proprio il legame che avevo con questo posto a farmi scrivere questa canzone. La mia quotidianità è la mia maggiore fonte di ispirazione, sono i gesti e le immagini più semplici a colpirmi, a farmi fantasticare. Sono legato alla realtà in cui vivo, per questo qualche volta mi piace molto distorcerla. 

La realtà in cui vivi, appunto. Sei nato a Cesena e si può dire che il tuo percorso artistico si concentri nella stessa città, dagli studi al conservatorio, alla registrazione di alcuni brani allo StoneBridge. Hai appena detto di essere particolarmente legato alle tue radici. In che modo hanno contribuito nel tuo percorso musicale? 

Sì, il mio percorso per ora è molto legato a Cesena, alla sua terra e alle sue tradizioni. Il motivo principale di essere rimasto fino ad ora “in casa” a livello artistico e musicale è l’aver trovato sempre persone che mi hanno dato la forza e il coraggio di crederci e andare avanti. A loro devo veramente tanto, a partire dai miei insegnanti in Conservatorio fino alla scoperta dello studio di registrazione ‘StoneBridge’ e all’ incontro con Andrea Cola e tutti i musicisti che insieme a me hanno dato vita a questo progetto musicale. Questo studio di registrazione, queste persone, le nostre abitudini, il nostro divertirci a suonare e fare musica, i miei affetti, queste sono le mie radici. Ovunque andrò, queste ci saranno sempre.

Il tuo è uno stile “retrò” e, ascoltandoti, si ha la sensazione di tornare negli anni ’70. Qual è il tuo rapporto con il tempo? Ti senti figlio di quest’epoca o senti di appartenere a un’altra? 

Vi ringrazio molto per avermi definito “retrò”, per me è un bellissimo complimento, essendo molto legato alla musica degli anni ‘70/’80. Se potessi avere una macchina del tempo ritornerei volentieri a quegli anni, per togliermi qualche curiosità, magari anche per conoscere qualche mio mito di persona. Questa velata nostalgia verso il passato mi piace, mi piace il fatto che mi manchi qualcosa che non ho mai visto, né vissuto, lo trovo assurdo e speciale al tempo stesso. Tutto questo però non sarebbe possibile se io non fossi figlio di questa epoca, con le sue bellezze e le sue contraddizioni; il passato mi affascina, ma accompagna il mio presente.

Nella tua concisa biografia di Spotify scrivi che “Ognuno di questi brani nel suo piccolo vuole raccontare una storia personale, nascosta, coperta da un velo di immaginazione”. Si percepisce, infatti, nei tuoi pezzi molta narrativa: c’è uno scrittore in particolare che ti ha ispirato nel tuo percorso? 

Se dicessi che sono un grande lettore, mentirei davvero e mi ripeto sempre che dovrei migliorare su questo. Trovo però che la narrazione si nasconda dietro a ogni forma d’arte. Spesso un luogo, un viaggio, un incontro, un’esperienza, un film, una mostra, una canzone mi portano a scrivere e raccontare. Di sicuro sono appassionato di fumetti. Sono un insieme di colore, immagini e suoni fermi su carta, ma pieni di movimento. Apprezzo tanto Davide Toffolo, i suoi fumetti mi hanno ispirato molto. 

Musicultura è il festival della musica popolare e d’autore che ogni anno accoglie numerosissime proposte. Come ti senti all’interno di un contesto tanto variegato?  

Mi sento veramente fortunato a poter portare e far ascoltare la mia musica sul palco di questo Festival così importante; vorrei veramente ringraziare di cuore tutti quelli che hanno deciso di darmi questa possibilità. 


Mariamichela Perna