Intervista: a tu per tu con SESTO

«In questa corsa disperata a chi arriva primo io preferisco camminare»: Sesto finalista di Musicultura con il brano “Sbalzi”

Alessandro Giorgiutti, in arte Sesto, è cantautore, producer e sound engineer. Originario di Trieste, le sue esperienze live e in studio lo portano a viaggiare in Stati Uniti, Sudamerica e tutta Europa, scoprendo nuova musica e lasciandosi costantemente contaminare da essa. Per quattro anni scrive senza sosta, fino all’incontro con il musicista e produttore Paolo Baldini, figura fondamentale per la nascita del suo album d’esordio, Pianosequenza. 

Inevitabile la curiosità sul tuo nome d’arte, Sesto: perché lo hai scelto?

Beh, bene se incuriosisce! A parte gli scherzi, credo volessi sottolineare semplicemente che in questa corsa disperata a chi arriva primo, io, preferisco camminare.

Passiamo alla tua presentazione: sei un cantautore, un produttore e un sound engineer. Sei quindi un artista a cui piace “avere il controllo” su tutto il processo creativo che porta alla nascita di un brano? 

Vedo più il mio ruolo come quello di “traduttore“. Quando collaboro con altri artisti cerco di mettermi al servizio della canzone, del loro live. Non sento il bisogno di mettere il mio timbro sulla musica altrui, alle volte basta solo un colpo d’occhio esterno. La mia soddisfazione più grande è quella di aver portato a casa la giornata.

Proprio come sound engineer, hai avuto modo di viaggiare tra Stati Uniti, Sudamerica e quasi tutta Europa e di confrontarti, quindi, con sonorità molto diverse tra loro. Sono confluite nella tua musica? Come e in che misura?

Credo che quelle esperienze mi abbiano aiutato a realizzare che ognuno è unico a suo modo. Alle volte, musicalmente ci affanniamo per assomigliare a qualcuno senza renderci conto che la nostra personalità, l’essere un po’ diversi, è la carta vincente.

Il timore della pagina bianca, il blocco dello scrittore: li hai? Se sì, come li affronti? 

Il viaggiare, l’immagazzinare esperienze, personaggi, l’incrociare anche se per poco la vita di qualcuno – non credo serva essere un giramondo, basta porsi come osservatore, delle volte anche al bar sotto casa: è quello il pozzo da cui vado a pescare. Ogni tanto, però, non si pesca niente. L’importante è riprovare il giorno dopo.

Una pandemia, un anno surreale e senza concerti e poi – puf! – Musicultura. Che significa, per te, essere tra i 16 finalisti del Festival? 

Alla prima selezione , ci accompagnano dal backstage verso il palco per il soundcheck.

Da lontano sento la band prima di noi, un “Tum tum cha“ risuona forte nei corridoi.

Un suono che non sentivo da tempo. Una mancanza spazzata via in un istante.

Ancora per favore.


 Daniela Munda