Intervista: a tu per tu con THE PAX SIDE OF THE MOON

The Pax Side of the Moon a Musicultura: intervista alla band di “Lombardia, dicon tutti che sei mia”

L’ironia è al centro della loro arte; affonda le sue radici – ci dicono – nella saggezza. E li ha portati a cantare la loro amata terra, dipingendola con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti in Lombardia, dicon tutti che sei mia, il brano grazie al quale sono stati selezionati fra i 16 finalisti di Musicultura. Sì, parliamo dei The Pax Side of the Moon. E cerchiamo di conoscerli meglio con questa intervista. 

Il vostro nome riprende il titolo di uno dei dischi più importanti e iconici della storia della musica. Nasce come tributo o semplicemente per gioco?

Che disco?

Lombardia, dicon tutti che sei mia è un vero e proprio inno alla vostra terra. Cos’è che più amate di quest’ultima?

Che è sempre prima in tutto: nel PIL e nella corruzione, nelle squadre in serie A e nella speculazione edilizia, nel numero di associazioni per la difesa dell’ambiente e nell’inquinamento. Molti la chiamano la “Locomotiva d’Italia”, probabilmente perché ha tutti i pregi e i difetti del resto del Paese, semplicemente vuole stare davanti; anche quando si va dritti contro il muro. Come si fa a non volerle bene?

In “Artisti Unti per salvare il Natale” imitate le voci di alcuni fra i più famosi cantautori italiani. Quali di questi vi hanno maggiormente influenzato?

È molto difficile rispondere a questa domanda, forse bisognerebbe ribaltarla. Quali artisti italiani abbiamo maggiormente influenzato noi? Nessuno.

L’ironia è il tratto distintivo dei vostri brani, la lente d’ingrandimento tramite la quale osservate la realtà per poi raccontarla. Protagoniste delle vostre canzoni, infatti, sono le piccole cose quotidiane, come un Panino da viaggio, l’allergia alle fragole, la perenne lotta di strada tra ciclisti e automobilisti. Come nasce un’esigenza narrativa di questo tipo?

Riuscire a vedere lo straordinario nell’ordinario, la bellezza nelle piccole cose, la ricchezza dell’attimo presente sono tutte capacità derivanti da un dono che oggi viene considerato inutile: la saggezza. Oppure, il più delle volte, dall’alcool.

Per le prime tappe del Festival, le audizioni live e il concerto dei 16 finalisti, avete scelto un abbigliamento sui generis: vi siete praticamente esibiti in mutande. Avete già in mente il vostro outfit nell’eventualità in cui arrivaste alle serate finali allo Sferisterio o per scaramanzia state evitando di pensarci?

Non abbiamo ancora deciso, di solito la scelta avviene in prossimità del palco. Tuttavia pensiamo che finché i concerti saranno online ci sentiremo più a nostro agio con i nostri abiti da smartworking casalingo. Ovviamente per rispetto a Musicultura, ai giudici e ai meravigliosi teatri in cui suoneremo abbiamo deciso di cambiarci le mutande.


Alessandro Vallese