Max Manfredi

"Via G. Byron, poeta"

Vincitore

Premio Città di Recanati

I Ed. - 1990

Il testo

(Manfredi)

Stavo solo brindando alla ipocondria
che mi assume per fare da punto esclamativo
a un pubblico pagante “parlandone da vivo”
nelle balere stazze di fumo e polizia
ma adesso non ho voglia di menarlo ai deserti,
vedi che piglio tutto con estrema nonchalance
di fuori sta piovendo, vedo ombrelli aperti;
voi siete senza benza ed io non senza chance
ma gli zombi, gli zombi metton su facce serie:
si stanno riciclando dalle loro macerie –
sembrano inossidabili, vederli fa piacere
specie quelli simpatici che pagano da bere
ma io sono in delirium, voi siete senza meta;
ma mollatemi qui in via G. Byron, poeta.
Byron lo conosco, era tosto con le donne;
gli han dedicato un viale con un cane lupo triste.
Tacchinava inglesine, veneziane e bisnonne
lui, l’orgoglio e la croce delle mie classi miste.
Byron è amico mio perché lui era un manico.
censurato giammai, tanto peggio, era un dandy.
Claudicante e bellissimo e un pochino satanico,
teneva in casa un teschio giusto per berci il brandy.
Il quarantuno è pieno di cicche e di lattine
ma se cammino e sudo smisto un po’ di tossine
mi fan male le olive se le mischio col gin,
non so se arrivo pulito fino a Piazza Manin…
Non sono “mezzo sbronzo”; è una sbronza completa.
Ma mollatemi qui in Via G. Byron, Poeta.
… Ero lì che pisciavo sui muri della Storia,
sui cespugli dell’Eden, gli ultimi vespasiani
fitti di falli acidi del Genoa e del Sampdoria
e tristi come le facciate delle cattedrali –
e sei sbucata tu da un dedalo di docce
(cuccami nel mio loden da Ebreo Errante);
l’Olandesina smarca l’Olandese volante
(poi mi hai preso di tasca il mio valium in gocce)…
Quei tuoi occhi da gatta svendimeli per saldo.
Dammi un palo d’abisso, complottiamone a caldo.
Ti voglio a prezzo d’asta, in offerta speciale
piglia due e paga uno, voglio il tuo corpo di natale;
ma io son sempre a Genova e tu sei sempre a dieta:
mollami pure qui in Via G. Byron, Poeta.