Musicultura torna a Recanati!

Al via la finale della XXXIV edizione del Festival

Che Musicultura sarebbe senza Recanati? Anche quest’anno il Festival della Canzone Popolare e d’Autore fa tappa al Teatro Persiani con un doppio appuntamento. Protagonisti della serata di ieri – condotta da John Vignola, Marcella Sullo e Duccio Pasqua, storiche voci di Rai Radio 1, che ha trasmesso in diretta l’evento – otto dei sedici finalisti di questa XXXIV edizione, «una delle più belle in termini di contenuti e di personalità» secondo il direttore artistico Ezio Nannipieri.

A rompere il ghiaccio sul palco, però, è un ospite speciale, un artista che di strada ne ha già fatta tanta: Mario Venuti. La sua è una performance intima, raccolta – solo chitarra e voce – sulle note di Crudele e di Una carezza in un pugno di Adriano Celentano, brano che, come racconta lo stessoVenuti al termine dell’esibizione, fa parte del progetto Tropitalia, una rilettura della canzone italiana con un taglio un po’ tropicale, ispirato alla cultura musicale e ritmica brasiliana, al jazz e alla ricerca di un tono vocale più confidenziale.

La prima finalista a esibirsi è Lilo con il suo Gospel 121, un pezzo sperimentale che al contempo affonda le radici nella passione della cantautrice per la vocalità virtuosistica in generale. La sua parola totem – dice rispondendo alla domanda a bruciapelo di John Vignola– è «curiosità, perché ti permette di superare i limiti o cercare il perché delle cose, muove la musica e anche la vita».

È il momento di Zic, cantautore fiorentino che si definisce «appassionato di laboratorio», del lavoro in studio e del mondo cinematografico. Non passa inosservato il contrasto tra il look molto grunge anni Novanta, come nota Marcella Sullo, e la sua canzone vagamente sanremese, Futuro stupendo. Per lui la musica è accoglienza e sperimentazione, purché non ci si pongano limiti di genere.

Dall’ultima periferia a sud di Roma arriva Ilaria Argiolas col brano Vorrei guaritte io. La commistione tra dialetto, rock e tradizione popolare è proprio la cifra distintiva della cantautrice, ma anche ciò che rende davvero spontanea la sua musica. Un’artista di certo coraggiosa, come puntualizzano gli amici di Rai Radio 1, vista la scelta recente di pubblicare un album solo in formato fisico.

Spazio poi a Rosewood. Il cantautore ternano, classe 1996, porta alla finale il sound definito e ultra-contaminato di Sigarette: pop, punk, rock, trap, emo e persino heavy metal, in una performance fatta di opposti che, secondo Duccio Pasqua, «ci dimostra come parlare oggi di generi musicali non abbia molto senso».

La serata prosegue con un’altra incursione sul palco di Mario Venuti, che per salutare il pubblico del Persiani sceglie due dei suoi maggiori successi, Fortuna e Caduto dalle stelle, e una versione in acustico de Il mondo di Jimmy Fontana.

Deja è la proposta dei Frenesi, gruppo piemontese formatosi lo scorso anno fra le strade di una città piena di underground e artisti emergenti come Torino. Il segreto per far parte di una band, dice la frontwoman, è essere meno gelosi dei propri pezzi, aprirsi per accogliere altre menti e per modificare il proprio sound. «Il nome del gruppo – continua – significa fermarsi prima della frenesia, perché l’estremismo è sempre un guasto».

Da San Giustino di Perugia arriva il giovanissimo Michele Braganti, paroliere, studente di lettere all’università e anche polistrumentista. Ma l’arrangiamento de La migliore soluzione ha un’unica protagonista, la chitarra: «È lei – dice – la mia parola totem. È indispensabile, oltre che molto pratica». Lo stile melodico della sua performance crea un contrasto immediato con quella del penultimo finalista.

Mattia Ferretti, in arte solo Ferretti, fa confluire nella sua esibizione tre ingredienti principali: rap, rock e contraddizione, o meglio fastidio, la parola con cui ama descriversi, «perché è utile alla creatività e anche se a volte fa male, ogni tanto è una terapia». E in effetti Sorgono, il brano con cui il cantautore di Mogliano (Macerata) si presenta al pubblico recanatese, ha tutte le carte in regola per essere definito viscerale.

Caos e soul melanconico sono i tratti distintivi dell’ultima finalista della serata. cecilia arriva da Pisa e presenta al pubblico uno dei brani che fanno parte del suo prossimo progetto musicale: Lacrime di piombo da tenere con le mani, dice poco prima di lasciare il palco, «è il tentativo di dare il giusto ordine alle cose confuse nel mio cervello».

Il primo appuntamento recanatese di questa XXXIV edizione del Festival non può che concludersi con una foto di gruppo da aggiungere all’album dei ricordi di Musicultura.