Fabrizio Biggio alla conduzione di Musicultura: “Voglio che sia una festa”

Tra comicità e musica, l’intervista della redazione di Sciuscià

Volto noto della comicità italiana, ma anche conduttore, autore e ora pure scrittore per ragazzi: Fabrizio Biggio è uno di quei personaggi che sfuggono alle etichette e ai confini tradizionali dello spettacolo. La sua carriera poliedrica ha attraversato con disinvoltura televisione, radio, cinema e teatro, portando sempre con sé una cifra stilistica riconoscibile e originale. Dal grande successo come icona generazionale con I soliti idioti, Biggio ha saputo reinventarsi, diventando una presenza familiare e apprezzata nel panorama radiotelevisivo italiano, in particolare nel mattino di Viva Rai2! accanto a Fiorello, con cui ha instaurato un rapporto di complicità e spontaneità.

La sua comicità, sempre in equilibrio tra umorismo irriverente e viva curiosità, gli ha permesso di affrontare temi delicati con leggerezza ma sempre con grande acume, conquistando così un pubblico trasversale e fedele. Oggi, dopo anni di intensa attività e numerosi successi, Fabrizio Biggio si prepara a tornare sul palco con una nuova sfida: condurre le serate finali di Musicultura 2025 allo Sferisterio di Macerata, insieme a Carolina Di Domenico. Un appuntamento importante che segna non solo il suo ritorno alla conduzione di grandi eventi culturali, ma anche un’occasione per mostrare ancora una volta la sua versatilità e il suo talento poliedrico.

Prima di ingaggiarsi in questa nuova avventura, Biggio si è raccontato in questa intervista alla redazione di Sciuscià.

Ha iniziato la sua carriera televisiva negli anni ’90 con programmi come La Zanzara in Classe e MTV Mad, per poi diventare un volto noto ai molti grazie a I soliti idioti, condurre trasmissioni radiofoniche e televisive come Stracult, Viva Rai2! accanto a Fiorello, fino ad arrivare al teatro e ad eventi come il Concerto del Primo Maggio e i David di Donatello. Guardando indietro a questo percorso così variegato, come riesce a mantenere la sua identità artistica muovendosi tra televisione, radio, cinema e teatro?

L’artista è una persona che sente un bisogno impellente di raccontare qualcosa al mondo, spesso una propria visione della realtà. Io ho una mia visione del mondo e, in tutti i lavori che ho fatto, questa è sempre emersa. Quando sei onesto e non fai le cose solo perché “funzionano”, allora viene fuori una tua poetica. Bisogna sapersi ascoltare e capire davvero cosa si vuole raccontare.

Il progetto I soliti idioti ha avuto un impatto significativo sul pubblico e sulla scena comica italiana. Quello stile di comicità le appartiene ancora o nel tempo sente di essere cambiato?

Quella comicità lì ce l’ho ancora dentro, ma è vero che cerco un’evoluzione: sento l’esigenza di non fare sempre la stessa cosa. Lavorando con Fiorello ho scoperto altre strade comiche, un tipo di comicità un po’ meno dissacrante e più diretta. Quindi sì, sento il desiderio di esplorare, migliorarmi sempre e cambiare. Come un pittore che attraversa il periodo blu, il periodo rosa e così via, è vero che ci si annoia se si resta sempre uguali a se stessi. Io sono legato a quel tipo di comicità espressa ne I Soliti Idioti, che ci è venuta naturale, ma un’evoluzione è sempre ben gradita.

Negli ultimi anni la abbiamo vista sempre più spesso nei panni di conduttore: che tipo di libertà – o magari di responsabilità – le dà stare al timone di un programma rispetto al ruolo da comico o attore?

Io preferisco fare l’attore, perché recitare per me è un gioco. La conduzione, invece, mi diverte, ma è molto più faticosa: richiede una grande concentrazione e la capacità di improvvisare, dato che non sai mai cosa può succedere, soprattutto durante le dirette. Ricordo di aver chiesto un consiglio a Pippo Baudo su come essere un buon conduttore, e lui mi rispose che devi saper ascoltare. Ascoltando, infatti, puoi cogliere spunti che poi riutilizzi, magari in chiave comica. Questo ascolto continuo è fondamentale, ma anche molto impegnativo.

È con Carolina Di Domenico che condurrà le serate finali di Musicultura: come vi state preparando per salire sul palco dello Sferisterio e che tipo di intesa pensa si creerà?

Per quanto riguarda la preparazione, stiamo incontrando tutti i vincitori, chiacchierando con loro per creare più fluidità e sentirci più a nostro agio anche durante la conduzione. Cerchiamo sempre di non farci sopraffare dall’emozione di essere sul palco di Musicultura, che è sicuramente molto intenso. Per il resto, io e Carolina siamo amici, ma non abbiamo mai lavorato insieme, quindi scopriremo lì che tipo di intesa si creerà. Sono curioso, ma sono sicuro che ci sarà una buona sintonia; nella vita già c’è un ottimo rapporto, e questo aiuta molto: se nella vita si scherza e si ride, poi sul palco sicuramente arriva la magia.

Musicultura rappresenta oggi una realtà ben radicata nel panorama musicale italiano. Qual è il contributo che intende portare a questa storica manifestazione, giunta alla sua 36ª edizione?

Ho dei predecessori illustri e cerco di non pensarci troppo. Io porterò la mia leggerezza e il buon umore: voglio che Musicultura sia una vera festa, in cui il pubblico si senta coinvolto in prima persona, perché è lui il protagonista indiscusso, dato che sceglie il vincitore assoluto del Festival. Sì, insieme a Carolina cercherò di rendere questa manifestazione un momento di festa.