Musicultura è da sempre il Festival della Canzone Popolare e d’Autore, un luogo in cui parole e musica si intrecciano in un dialogo continuo. Anche gli appuntamenti de La Controra raccolgono e amplificano questo legame, dando voce a suoni, storie e significati. A testimoniarlo è stato l’incontro Le parole delle canzoni, realizzato in collaborazione con Treccani, che ha visto a Palazzo Buonaccorsi due protagonisti apparentemente lontani, ma sorprendentemente affini: Edoardo Camurri, giornalista e divulgatore culturale, e Davide Panizza, anima del progetto musicale Pop X.
L’incontro, carico di energia e riflessione, ha dato il via alla quarta giornata de La Controra con un dialogo profondo e ironico sul valore delle parole nella musica. Camurri, con la sua capacità affilata di osservare e raccontare, ha guidato il pubblico all’interno dell’universo linguistico e creativo di Pop X, sottolineandone l’originalità espressiva e la capacità di sorprendere. «Pop X è un’esperienza che non rassicura, che ti costringe a uscire dalle attese. È una lingua che apre il vaso di Pandora dell’Italia di oggi» ha dichiarato commentando il brano Carablia, scritto poco prima dei tragici fatti di Macerata nel 2018, e divenuto a posteriori un pezzo quasi profetico nel descrivere un clima sociale e culturale teso. Davide Panizza, dal canto suo, ha raccontato il suo processo creativo come istintivo e libero da qualsiasi costrizione formale: «Non scrivo – ha dichiarato – per piacere o per soddisfare un’estetica precisa: inseguo ciò che mi piace, senza pensare a cosa si aspetta chi ascolta. Voglio deludere le aspettative». Dichiarazione, questa, che trova conferma nei suoi testi, veloci, frammentati, provocatori, spesso costruiti come giochi di parole che nascondono significati più profondi. Durante l’incontro si è riflettuto anche sul ruolo della leggerezza nella scrittura musicale. A partire dal brano Ape Maia, tratto dall’ultimo disco Balla coi Lupi nella Stalla, Panizza ha spiegato di aver sentito il bisogno di allontanarsi da concetti troppo pesanti, per abbracciare una scrittura più spontanea, quasi ludica, ma comunque capace di trasmettere un messaggio: «Non volevo più rifarmi a quella perfezione patinata delle sigle dei cartoni animati: l’ho fatto a modo mio, con ironia». La conversazione ha toccato anche brani come Paiazo e Il mio cuore è occupato – in cui si mescolano esperienze personali, memorie collettive e riflessioni esistenziali – secondo Camurri esplicativi dell’unicità del linguaggio di Pop X: «Non ha paura di niente. Con parole semplici riesce a dire l’essenziale. È poesia».
A fare da filo conduttore all’incontro, il concetto di “archivio creativo”: per il giornalista, la sua musica si configura come un flusso ininterrotto di idee e di vita, un luogo senza finalità prestabilite in cui convivono generi, stili, intuizioni. «L’espressione artistica, come l’erba, cresce spontaneamente. Appare, si allontana, ma alla fine la ritrovi sempre», ha concluso. Le parole delle canzoni ha così restituito un’immagine viva e stratificata del legame tra parole e musica: un legame che non sempre va spiegato, ma sentito, intuito, attraversato. Come nel caso di Pop X, che con le sue melodie irriverenti e la sua scrittura sincera, riesce a trasformare anche l’assurdo in verità emotiva.