La seconda serata finale di Musicultura 2023

I momenti più emozionanti della serata attraverso il racconto della Redazione Sciuscià

Musicultura 2023, atto secondo. O meglio: ultimo atto. Perché siamo alla finalissima del Festival e siamo pronti a scoprire, quindi, chi sarà il vincitore assoluto di questa edizione. Prima, però, i due conduttori, Flavio Insinna e Carolina di Domenico, introducono l’esibizione di Simone Cristicchi e Amara, che regalano al pubblico una commovente interpretazione di due brani di Franco Battiato, L’ombra della luce e La cura.
“Gli artisti devono scavare, conoscersi nel profondo, perché è lì che vive la vera essenza di ognuno”, spiega Amara. “Tutto parte da questo palco”, afferma invece Cristicchi, riferendosi alla sua vittoria di Musicultura nel 2005.

E a proposito di vittoria, a esibirsi, con L’ultimo piano, tocca alla prima vincitrice del Festival, Lamante, che invita i presenti in arena a intonare le note del ritornello del brano e a unirsi in coro, in quanto “la musica è comunità”. In risposta alle domande del pubblico, dice di identificarsi nel punk se per quest’ultimo intendiamo il saper essere caotici e uscire dagli schemi.
Il secondo artista in concorso è Simone Matteuzzi, polistrumentista, classe 2001. Con Ipersensibile si abbandona a un gioco di saliscendi musicali, dimostrando grande padronanza della voce e capacità di escursione vocale. “Mi è sempre piaciuto mischiare, far incontrare cose diverse – spiega – perché questa mescolanza rispecchia la diversità del genere umano”.

È poi la volta di AMarti, busker che quest’anno ha imboccato una strada non ancora battuta prima: quella per Macerata, direzione Sferisterio. Con il brano Pietra racconta la situazione di incertezza e fragilità, ma anche scoperta, che ha vissuto durante la pandemia. “Imbracciata la chitarra, ho cominciato a esplorare mondi musicali ed è venuta fuori questa canzone”, racconta.
Il quarto vincitore a salire sul palco è Zic. Con Futuro Stupendo, il cantautore fiorentino fa echeggiare un potente grido d’amore. In risposta alla curiosità del pubblico sul nome utilizzato nel suo profilo
Instagram, rivela che la sua più grande passione dopo la musica sono i motori e la Formula1. Dice di amare tutto ciò che è vintage, che sia una vecchia automobile o il suono lontano di una musica antica.

Un altro grande ospite della serata è l’autore di alcune delle più belle canzoni italiane di tutti i tempi: Mogol. Il maestro è accolto da una standing ovation cui risponde con semplici ma potenti parole sul suo modo di vivere il processo creativo: “Io non penso senza musica […], ho la mente libera e la musica mi suggerisce le parole, che poi seguono parte della mia vita e si collegano a un’emozione. Nasce tutto così”.
La scuola per autori e cantautori da lui fondata, il CET, è una fucina di talenti. È qui che ha incontrato Gianmarco Carroccia, noto interprete delle canzoni di Lucio Battisti, che lo raggiunge sul palco. Così segue un’intensa esecuzione di alcuni fra i più celebri brani a firma Mogol/Battisti – Emozioni, I giardini di marzo e Il mio canto libero – accompagnati dal suono arioso del mandolino.
Prima di salutare il pubblico, Mogol riceve un’onorificenza alla carriera per alti meriti artistici da parte delle Università di Macerata e di Camerino. “Una storia che sa di leggenda. Le sue parole uniscono le generazioni. Le sue immagini poetiche, frutto di fantasia ad alto tasso di creatività, sono capaci di coinvolgere chiunque con la profondità della leggerezza”: queste le motivazioni fornite sul palco dal Rettore dell’ateneo maceratese John McCourt.

Tornando ai vincitori in concorso, è il momento di Ilaria Argiolas. Con Vorrei guaritte io, parte dalle borgate romane e cerca di arrivare a tutti. Anche se preferisce far parlare la musica nella sua purezza, spiega che il brano vuole essere cura alla rabbia: “Credo che l’amore, quello vero, debba guarire”.
È la volta, poi, della salentina Cristiana Verardo. Subito dopo aver eseguito Ho finito le canzoni, afferma che l’emozione provata questa sera è la più grande ricchezza che porterà con sé di quest’esperienza. Prima di scendere dal palco, intona un canto tipico della pizzica che fa battere all’unisono le mani degli spettatori.
Segue cecilia con Lacrime di piombo da tenere con le mani. È una canzone densa di emotività che nasce dalla verità del dolore ed esprime la forza della fragilità: “Le lacrime di piombo – spiega – rappresentano la fine di un periodo non troppo felice della mia vita e con questo brano sono riuscita ad esprimere tutto questo dolore”.
Gli ultimi vincitori a esibirsi sono i Santamarea. Con il brano omonimo portano allo Sferisterio un mare di onde sonore e un canto di fratellanza. Pensano che la musica sia un sogno comune e che il modo per affrontare la tempesta emotiva delle cose che ci succedono sia farlo tutti insieme, in maniera corale.

Il primo riconoscimento consegnato durante la serata è il Premio Nuovo IMAIE, dal valore di 10 000 euro da investire in un tour e ad aggiudicarselo è Lamante.

Poi fa il suo ingresso in scena Ermal Meta,che si abbandona a una intensa interpretazione di Un tempo piccolo di Franco Califano. “La prima volta che ho ascoltato questa canzone mi sono sbriciolato e ricomposto in un modo nuovo”, commenta dopo l’esibizione.
 Accompagnato dallo Gnu Quartet, il cantautore esegue poi due brani del suo repertorio: Piccola anima e Mi salvi chi può. Prima di andare via, racconta il suo esordio come scrittore con Domani e per sempre, libro per cui ha dovuto pescare dentro di sé e riconnettersi con le proprie radici per raccontare la storia dell’Albania: “Sono dovuto andare a riaprire una stanza che era chiusa da tanti anni, di cui avevo perso le chiavi, e a un certo punto mi sono trovato costretto ad aprire quella porta e affrontare quello che c’era dentro”.

È il momento di consegnare un altro premio, la Targa della critica Piero Cesanelli. Ad aggiudicarselo sono i Santamarea.

L’ultimo attesissimo ospite della serata è Dardust, alias Dario Faini, pianista, compositore e produttore discografico. Con lui il volume si alza, il battito cardiaco sale, la pizzica salentina si mescola alla musica elettronica in un crescendo di tamburi. Le pulsazioni di tutti si sintonizzano su un’unica frequenza e lo Sferisterio esplode in una danza tribale collettiva.

È in questo clima di trepidazione che giunge l’atteso momento della premiazione finale. L’assegno Banca Macerata da 20 000 euro va ai Santamarea, vincitori assoluti di Musicultura 2023.