Svelati i vincitori e i conduttori di Musicultura 2022

La XXXIII edizione di Musicultura Festival si appresta a vivere il suo apice nelle fasi finali a Macerata dal 20 al 25 giugno con il main media partner Rai: Rai Radio 1, Rai 2, Rai TGR, Rainews24, Rai Canone, Rai Italia e RaiPlay Sound.

Le serate conclusive di spettacolo, il 24 e il 25 giugno, si svolgeranno allo Sferisterio e saranno condotte da Enrico Ruggeri, alla sua quarta volta consecutiva in veste di anfitrione del Festival, e da Veronica Maya che dopo la bella esperienza dello scorso anno torna sul palco dell’edizione 2022.


Le finali del 24 e 25 giugno verranno trasmesse in diretta su Rai Radio 1 e andranno in onda il prossimo 22 luglio su Rai 2, in seconda serata, in un programma televisivo che verrà diffuso anche in ambito internazionale da Rai Italia.

Annunciati oggi gli otto artisti vincitori del concorso:

Cassandra Raffaele, Emit, Isotta, Martina Vinci, THEMORBELLIY0, Yosh Whale, Valeria Sturba.

Già da stasera sarà possibile familiarizzare con le loro canzoni e con le loro storie sintonizzandosi sulle frequenze di Rai Radio 1. La radio ufficiale di Musicultura trasmetterà infatti in diretta, dalla Sala A di Via Asiago a partire dalle ore 21, il concerto live dei vincitori di Musicultura, con Duccio Pasqua, Marcella Sullo e John Vignola alla conduzione.

Ritroveremo i protagonisti e le protagoniste del concorso tra due settimane a Macerata, dove spetterà al pubblico dello Sferisterio esprimersi e decretare, nel corso della finalissima di sabato 25 giugno, il vincitore assoluto di Musicultura, al quale andranno i 20 mila euro del Premio Banca Macerata.

Sul palco dello Sferisterio assisteremo alle esibizioni di  Litfiba, Manuel Agnelli, Ditonellapiaga, Ilaria Pilar Patassini, Silvana Estrada (Messico), DakhaBrakha (Ucraina), Violons Barbares (trio franco-bulgaro-mongolo) Gianluca Grignani e della cantautrice islandese Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra, che a Musicultura farà la sua unica tappa in Italia del 2022.

Molti gli ospiti in cartellone anche per La Controra, il festival nel festival che da lunedì 20 a sabato 25 giugno vivrà nelle piazze e nei cortili del centro storico di Macerata con concerti, recital, incontri, dibattiti, tutti ad ingresso libero.

La settimana di Musicultura si aprirà con due attesi concerti in Piazza della Libertà. Il 20 giugno “Ivan 25”, il nuovo spettacolo con cui, a venticinque anni dalla scomparsa del padre Ivan, Filippo Graziani rende omaggio alle canzoni e alla genialità del grande cantautore e chitarrista, accompagnato dalla Tommy Graziani band. Il 21 giugno Ron ripercorrerà a suon di canzoni scolpite nella memoria collettiva del nostro Paese i cinquant’anni di una carriera artistica strepitosa, per l’occasione accompagnato da una suggestiva formazione orchestrale.

In tema di canzone d’autore è da segnalare giovedì 23 giugno la proiezione del docufilm Nanni Ricordi – L’uomo che inventò i dischi, scritto e diretto da Roberto Manfredi. Alla serata interverranno tra gli altri Camillo Ricordi, il figlio di Nanni, e Gino Paoli, che con Giorgio Gaber, Ornella Vanoni, Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Luigi Tenco, Enzo Jannacci, fu tra gli artisti che Nanni, sul finire degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60 scoprì, produsse e lanciò con la sua Dischi Ricordi.

Tra gli altri ospiti attesi in città: Pupi Avati, la “mamma” di Geronimo Stilton” Elisabetta Dami, Roberto Piumini, Michele D’Andrea, Marianna Aprile, Ennio Cavalli, Massimiliano Civica, Guido Harari, oltre ad alcuni degli artisti impegnati anche nelle serate finali allo Sferisterio.

 

 

Annunciati i primi ospiti de La Controra di Musicultura 2022

Si avvicina la settimana conclusiva della XXXIII edizione di Musicultura, a Macerata dal 20 al 25 giugno e il festival si fa in due: da un lato le serate di spettacolo allo Sferisterio, dall’altro La Controra con i concerti, le performance, gli incontri con gli autori e i recital in piazze e cortili del centro storico, tutti ad ingresso libero.
I primi ospiti de La Controra 2022 sono stati annunciati oggi dall’Associazione Musicultura.
Ci aspetta un’apertura che direi folgorante – dichiara il direttore artistico Ezio Nannipieri – “due gioiose feste nella centralissima Piazza della Libertà nel nome delle espressioni più alte della canzone popolare e d’autore”.

Lunedì 20 giugno si apriranno le danze con “Ivan 25”, la prima nazionale del nuovo, atteso spettacolo con cui, a venticinque anni dalla scomparsa del padre Ivan, Filippo Graziani attinge alla sua duplice sensibilità di figlio e di artista per rendere omaggio alle canzoni e alla genialità del grande cantautore e chitarrista. Il bravissimo Filippo (voce e chitarra), sarà accompagnato dalla Tommy Graziani band, guidata alla batteria dall’altro talentuoso figlio di Ivan Graziani, Tommaso.

La sera dopo, martedì 21 giugno, a salire sul palco sarà Ron che a Macerata ripercorrerà a suon di canzoni fissate nella memoria collettiva del nostro Paese i cinquant’anni di una strepitosa carriera artistica, per l’occasione in un’inedita e suggestiva formazione orchestrale.

Sul versante della canzone d’autore c’è un’altra primizia da segnalare, un appuntamento appositamente dedicato a colui che a ragione può definirsi il “padre dei cantautori”, nonché il più noto discografico italiano di sempre, Nanni Ricordi, nel decennale della scomparsa. Giovedì 23 giugno sarà proiettato in prima nazionale il docufilm Nanni Ricordi – L’uomo che inventò i dischi, scritto e diretto da Roberto Manfredi. Alla serata interverranno tra gli altri il figlio di Nanni, Camillo Ricordi, e Gino Paoli che con Giorgio Gaber, Ornella Vanoni, Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Luigi Tenco, Enzo Jannacci fu tra gli artisti che Nanni, sul finire degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60 scoprì, produsse e lanciò con la sua Dischi Ricordi.

“La Controra” 2022 dà appuntamento anche a genitori e bambini, mercoledì 22 giugno, per uno stimolante incontro con Elisabetta Dami, la “mamma” di Geronimo Stilton. Le storie per ragazzi che hanno per protagonista il famoso topo intellettuale, di professione giornalista ed editore, hanno conquistato più generazioni, i libri della serie sono stati tradotti in 50 lingue e hanno venduto nel mondo oltre 153 milioni di copie, ma poco si sa della loro autrice. Scopriremo un personaggio ed una personalità fuori dal comune, un’editrice ed una narratrice di successo, una donna avventurosamente innamorata della vita.

Torna a Musicultura Michele D’Andrea, che nella passata edizione riuscì nell’impresa di sintetizzare per il pubblico dello Sferisterio la storia del nostro inno nazionale con competenza e passione tali da suscitare un canto corale ed una standing ovation che per la qualità e l’intensità della partecipazione rimarranno nella memoria della manifestazione. Questa volta lo storico affabulerà gli spettatori de “La Controra” martedì 21 giugno con le vicende e le curiosità che si nascondono dietro gli inni nazionali del mondo.

In primo piano anche il concerto serale giovedì 23 giugno di Violons Barbares. Il trio franco-bulgaro-mongolo formato da Fabien Guyot (percussioni, voce), Dimitar Gougov (gadulka, voce) e Dardaanvaarchig Enkhjargal (moorin koohr, overtone singing) arriva a Macerata dopo avere elettrizzato critica e spettatori di tutti i continenti.
La loro formula sonora, ritmica e vocale è davvero originale e multiforme – osserva Nannipieri – sembra impossibile che tre strumenti acustici e tre voci possano spaziare così suggestivamente dalla dimensione energica del rock, alla complessità ritmica del jazz, alla purezza dei suoni world e folk. Il virtuosismo e la nitida visione musicale di Violons Barbares consente loro di creare un piccolo, grande miracolo musicale al quale suggerisco fortemente di assistere”.

Musicultura annuncia i primi ospiti delle serate finali il 24 e il 25 giugno allo Sferisterio di Macerata

La XXXIII edizione di Musicultura si prepara a vivere la sua fase conclusiva dal 20 al 25 giugno a Macerata.
In attesa di conoscere il cartellone de “La Controra” – la costola del festival che per l’intera settimana animerà piazze e cortili del centro storico con appuntamenti che spazieranno dai concerti ai recital, dalle presentazioni editoriali alle arti performative, Musicultura annuncia oggi i primi graditi ospiti che, assieme ai vincitori del concorso, saranno protagonisti delle due serate finali di spettacolo, il 24 e 25 giugno, allo Sferisterio, la suggestiva arena neoclassica simbolo di Macerata e delle Marche.

La prima delle due serate, il 24 giugno, vedrà sul palco le testimonianze artistiche di Litfiba, Ditonellapiaga, DakhaBrakha, Violons Barbares e le esibizioni degli otto artisti vincitori del concorso. Il 25 giugno si susseguiranno le performance di Manuel Agnelli, Silvana Estrada, Gianluca Grignani, Ilaria Pilar Patassini, Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra, nell’unica apparizione italiana dell’artista islandese nel 2022 e quelle dei quattro artisti in concorso più votati dal pubblico dello Sferisterio la sera prima.
Tutti i set saranno appositamente pensati per l’occasione, in linea con la formula di un festival che offre agli artisti ospiti un clima di libertà espressiva svincolato da logiche strettamente commerciali.

Ci piace che al festival il coinvolgimento dei più bravi e noti artisti italiani possa convivere non solo con le idee e le sensibilità dei giovani artisti in concorso, ma anche con proposte internazionali di assoluto valore ed ancora da noi poco conosciute. – Ha affermato il direttore artistico Ezio Nannipieri – È questo il caso di Silvana Estrada, giovanissima e talentuosa artista messicana, o dei Violons Barbares, un trio mongolo-bulgaro-francese che nel live sprigiona una forza inaudita. Per non parlare degli ucraini DakhaBrakha: li inseguivamo da anni, ci aveva colpito la loro capacità di tracciare sintesi formidabili tra la ricchissima, meravigliosa tradizione musicale del loro Paese e la modernità; averli sul palco di Musicultura, ora che una guerra devasta la loro terra, assume un significato emotivo davvero particolare”.

Nelle prossime settimane si conosceranno i nomi degli otto vincitori del concorso con cui Musicultura dal 1990 tutela la dimensione artistica della forma canzone e contribuisce a scoprire e valorizzare nuovi giovani, meritevoli talenti.
Dopo i due concerti di presentazione dei finalisti, trasmessi in diretta da Rai Radio 1, la radio ufficiale del festival, il 3 e 4 maggio scorso dal Teatro Persiani di Recanati, i brani degli artisti sono in queste settimane protagonisti sempre su Rai Radio 1 per la diffusione al grande pubblico.

Il vincitore assoluto sarà eletto il prossimo 25 giugno in base all’esito del voto del pubblico dello Sferisterio: a lui andranno i 20.000 euro del Premio Banca Macerata.
Verranno inoltre assegnati la Targa della Critica Piero Cesanelli (€ 3.000), il Premio AFI (€ 3.000), il Premio per il miglior testo (€ 2.000) e il Premio NuovoImaie (€ 10.000) per la realizzazione di un tour.

 

Musicultura 2022 su Rai Radio 1

Aspettando di scoprire i nomi degli 8 vincitori della XXXIII edizione del Festival che si aggiudicheranno le finali all’Arena Sferisterio di Macerata, Rai Radio 1, la radio ufficiale di Musicultura e dal 2001 media partner del festival, prende per mano le canzoni finaliste per accompagnarle nelle case degli italiani.

Domani venerdì 13 maggio ascolteremo 9 dei 18 finalisti nell’ambito di Radio 1 Music Club condotto da John Vignola (in onda dalle 23,05) nel primo di due special dedicati al Festival disponibile anche su RaiPlay Sound.

I protagonisti del primo special:


caspio – domani!

Malvax – Esci col cane

Martina Vinci – cielo di Londra

Cassandra Raffaele – La mia anarchia ama te

Sandri – Bar Legni

Sara Loreni – Amanda

Sofia Rollo – Da sola

THEMORBELLI – Il giardino dei Finzi Contini

Yosh Whale – Inutile

 

 

 

I protagonisti di Lunaria 2022

Lunaria”, ideata e artisticamente curata da Musicultura, è la manifestazione che dopo venticinque anni di vita, oltre cento ospiti sul palco e tante serate memorabili di spettacolo è ormai parte costituiva del DNA di Recanati. Fin dalla prima edizione, tra il pubblico e la rassegna estiva di musica e parola nacque uno speciale rapporto di fiducia, che nel tempo si è consolidato, ampliandosi a flussi di spettatori che convergono ogni estate appositamente a Recanati da altre città e da fuori regione per vivere la magica atmosfera delle notti dei concerti in piazza Leopardi. L’attesa che aleggia intorno alle notizie che riguardano gli ospiti in cartellone della rassegna è stata oggi soddisfatta dal Sindaco di Recanati Antonio Bravi, dall’Assessora alle Culture Rita Soccio e dal Direttore artistico di Musicultura Ezio Nannipieri, che hanno svelato il programma dell’edizione 2022 di “Lunaria”.

Tre gli appuntamenti artistici, due dei quali in piazza Giacomo Leopardi, l’altro all’Orto sul Colle dell’Infinito. Apriranno le danze, il 16 luglio, i Subsonica, con un concerto che si annuncia d’impatto e denso di suggestioni.
Seguirà il 22 luglio lo spettacolo Shadows: omaggio a Chet Baker, che vedrà insieme in scena, all’Orto sul Colle dell’Infinito, Fabrizio Bosso alla tromba, Julian  Oliver Mazzariello al pianoforte e Massimo Popolizio – già nelle vesti di Monaldo nel film Il giovane favoloso di Mario Martone – come voce recitante.
Si tornerà in piazza Leopardi per la data di chiusura, il 28 luglio, per godere la voce e le canzoni di Irene Grandi, accompagnata dalla sua band.

16 luglio – SUBSONICA – Piazza G. Leopardi
(biglietti in vendita qui)
Saranno tra i grandi, veri protagonisti dell’estate musicale all’aperto 2002. “Atmosferico” è il nome del tour col quale i Subsonica hanno scelto di toccare un numero selezionato di location italiane e, tra queste, Recanati. A venti anni di distanza dall’uscita di “Amorematico”, i Subsonica rimettono in gioco, in bilico tra giocosa celebrazione e spinta alla ricerca, quell’attitudine al groove ed alla identità di sound che li ha resi una delle più solide ed innovative realtà musicali italiane e che trasforma i loro live in un vorticoso rito
danzante.

22 luglio – SHADOWS: OMAGGIO A CHET BAKER – Orto sul Colle dell’Infinito 
(biglietti in vendita qui)
Fabrizio Bosso, tromba Julian Oliver Mazzariello, pianoforte Massimo Popolizio, voce recitante. Le memorie perdute è il titolo del diario di una vita scritto da Chet Baker, ritrovato dieci anni dopo la sua morte che Fabrizio Bosso, Julian Oliver Mazzariello e Massimo Popolizio interpretano e rileggono nello spettacolo Shadows: omaggio a Chet Baker. Le note di Baker saranno restituite dalla tromba di Fabrizio Bosso e le sue memorie dalla voce di Massimo Popolizio che racconta e commenta, con la sua voce straordinaria, il personaggio di Chet Baker anche attraverso altri scritti, in prosa e poesia da lui scelti. Lo spettacolo condurrà il pubblico in un mondo, ora oscuro ora lieve, così come fu la vita del grande trombettista di Yale ed evocherà il suo passaggio unico su questa terra.

28 luglio – Irene Grandi – Piazza G. Leopardi
(ingresso libero)
Irene Grandi sarà la protagonista del concerto “IO in Blues” aperto al pubblico in Piazza Giacomo Leopardi. Un grande live nel quale l’artista sarà accompagnata dai suoi musicisti di sempre: Saverio Lanza (o Max Frignani) alla chitarra, Piero Spitilli (al basso) e Fabrizio Morganti (alla batteria) e da una special Guest, un hammondista di fama internazionale Pippo Guarnera. Una scaletta di canzoni internazionali e italiane che spazia dagli anni ’60 fino agli anni ’90, di ispirazione blues, con qualche canzone del repertorio di Irene in un arrangiamento in chiave rockblues. Un grande ritorno al blues per Irene Grandi che negli anni della sua formazione ha avuto un forte impatto sia nel suo mondo musicale che nella suo voce.

INTERVISTA: ENRICO RUGGERI A RECANATI PER MUSICULTURA 2022

Enrico Ruggeri è un artista poliedrico: è cantautore, scrittore e conduttore televisivo e radiofonico, nonché una colonna portante della musica italiana. In quarant’anni di carriera e continua sperimentazione, ha sempre mantenuto fede ad alcuni punti saldi: la purezza del suono, che ritiene debba essere contaminato il meno possibile dalla tecnologia, la condivisione, in un continuo oscillare tra cessione e appropriazione del vissuto delle canzoni, e la centralità della musica, che va perseguita come priorità e mai come alternativa.

Come nella vita, anche al Concerto dei finalisti di Recanati 2022 ha prestato la sua voce alla musicalità della parola sia in metrica, sul palco, che in prosa, attraverso quest’intervista.

La tua ultima fatica discografica è l’album, La rivoluzione (2022). Ti va di parlarci della sua genesi e del perché hai scelto di raccontare proprio di una rivoluzione?

La genesi di quest’album è stata particolare. Dopo i primi 37 album pubblicati in quarant’anni, quasi uno all’anno, per quest’ultimo abbiamo aspettato tre anni, un po’ per via della pandemia e un po’ perché abbiamo sfruttato al massimo le potenzialità del mio studio. Ci trovavamo lì e trascorrevamo intere giornate a lavorare, poi magari ci fermavamo e ricominciavamo. Abbiamo lavorato a un sacco di brani con calma, poiché c’era tanto tempo a disposizione. Insomma, La rivoluzione è un disco molto curato e suonato dal vivo, utilizzando il computer solo come registratore e senza plug-in, Auto-Tune e tutti i dispositivi con cui si fanno i dischi oggi. Credo sia, dal punto di vista sonoro, il mio album migliore.

La tua discografia, lo abbiamo detto, è decisamente nutrita. Ma alle spalle hai anche la pubblicazione di diversi libri. Da dove nasce l’esigenza di scrivere in prosa nella forma romanzo?

La canzone è un modo meraviglioso per esprimersi, però porta con sé una serie di paletti da rispettare e limitazioni alla libera espressione artistica: ha solitamente una durata massima di tre o quattro minuti e bisogna fare i conti con la musica, la ritmica, la metrica, la musicalità della parola. Un romanzo, invece, può essere lungo cento, mille o più pagine. Di solito, quando finisco di scriverne uno, quasi mi dispiace dover abbandonare i protagonisti. Il romanzo è un’avventura molto più libera e complessa: puoi cambiarlo in corso d’opera e, mentre scrivi, vivi con lui.

La tua carriera è contrassegnata da una ricca produzione da solista, in gruppo con i Decibel e come interprete di classici riscritti (vedi l’EP Una storia da cantare, 2020). Spesso hai anche lasciato reinterpretare i tuoi brani ad altri (vedi l’album Le Canzoni ai Testimoni, 2012). Che valore ha per te la testimonianza vocale di un vissuto non proprio?

Ha un grande valore. La canzone, in realtà, è di chi la canta. Ci sono canzoni che assumono varie forme a seconda di chi le canta e se ne fa “portavoce”. A me è capitato sia come autore – per esempio con Quello che le donne non dicono o con Il mare d’inverno, cantata da Loredana Bertè e da tanti altri – sia come interprete. Se lasci cantare una tua canzone a qualcun altro, devi tenere a mente questo ed essere pronto a “cederla”. Viceversa, se sei tu a cantare canzoni di altri, come mi è più volte capitato, devi sforzarti di immaginare che la canzone sia stata scritta un minuto prima e di dimenticare, pur nel rispetto dell’originale, che sia stata cantata da Battisti o da De André.

Sei un artista poliedrico e a tutto tondo: avresti mai immaginato un’altra vita al di fuori del mondo dell’arte e dello spettacolo?

No, in realtà io ho sempre detto che la vita premia quelli che non hanno un piano B. Io il piano B non ce l’avevo: anche se studiavo – mi sono iscritto a legge giusto per non far arrabbiare troppo i miei genitori – sentivo che prima o poi mi sarei mosso nella musica o nella comunicazione. Quello mi piaceva fare. Poi, magari, sarei finito a fare il giornalista o il fonico, ma sapevo che il mio futuro sarebbe stato all’interno del mondo della musica.

Veniamo infine alla tua ormai consolidata collaborazione con Musicultura. Sei membro stabile del Comitato Artistico di Garanzia e hai condotto il Festival per tre anni consecutivi, dal 2019 al 2021. Ora, in occasione del concerto di presentazione dei 18 finalisti, torni come ospite. Ecco, che consiglio daresti agli artisti in concorso per questa edizione?

Innanzitutto, faccio loro i miei complimenti, sono tutti molto bravi! Musicultura mi sembra il più serio e prestigioso dei vari concorsi canori. Il mio consiglio per gli artisti di quest’edizione riguarda, naturalmente, la personalità. Arrivano da qualche parte solo quelli che in qualche modo vanno a colmare un vuoto nella scena musicale attuale. Bisogna tentare di proporre cose fresche e nuove, che non sono state già fatte. Nel farlo, la riconoscibilità della voce gioca un ruolo importante. Non è semplice, però il tentativo dev’essere questo.

La seconda serata del Concerto dei 18 finalisti di Musicultura 2022

Decolla con un caloroso applauso il secondo appuntamento al Teatro Persiani di Recanati, con la consueta presenza di John Vignola a scaldare gli animi e preparare il pubblico per i 9 finalisti della serata.
Grande ospite è un vecchio amico di Musicultura, Enrico Ruggeri, subito invitato sul palco per presentare il suo ultimo disco con La Rivoluzione, brano riflessivo e viscerale. Membro del Comitato Artistico e conduttore delle ultime edizioni del Festival, Ruggeri sottolinea il suo legame con la manifestazione e la sua volontà di perseverare nella partecipazione a una rassegna ormai così importante.

Poi, spazio agli artisti in concorso. Chitarra alla mano, aprono le danze i Te Quiero Euridice sulle dolci note di Mandorle; sono proprio la dolcezza e la genuinità i loro punti di forza, la traccia che lasciano sul palco dopo la loro esibizione.
La voce tagliente di Vito in Quanto costa l’amore si impossessa subito dopo del palco. «Sin da giovani si riesce ad apprendere il gioco, la bellezza dietro la musica», spiega raccontando delle sue esperienze artistiche passate.
È la volta di THEMORBELLI con «un inno alla spensieratezza da una parte e alla cruda realtà dall’altra», Il Giardino dei Finzi Contini. È con una presenza scenica dirompente che invoca la bellezza italiana tra città caratteristiche, accenni letterari e cinematografici legati a ricordi d’infanzia musi viaggi di famiglia.
Sale poi sul palco la Amanda di Sara Loreni, che dimostra come la composizione di un brano musicale possa fungere da terapia dell’anima: ecco che, per l’artista, quei versi diventano un modo per far pace con alcune delle figure femminili presenti nella sua vita, oltre che una maniera per parlare di mondo femminile e approccio ad esso.
Quinto finalista a esibirsi è Sandri, polistrumentista in continua sperimentazione musicale che racconta al pubblico del suo Bar Legni, con l’accompagnamento del sax a rendere inconfondibile la melodia del brano.

Seguono i Malvax, che passando da un concerto in Piazza Duomo a Milano all’esibizione tra le nuove proposte di Sanremo, approdano a Musicultura con Esci col cane.
A prendere possesso del palco è nuovamente Enrico Ruggeri, che incanta il pubblico con Nuovo Swing, America e Il Mare d’inverno, in un misto di ritmicità, denuncia sociale e introspezione umana.
E ancora spazio alle nuove leve del cantautorato nostrano con Sofia Rollo; durante la sua performance, influenze soul ed elettroniche si amalgamano perfettamente al suo timbro caldo in Da sola.
Kamahatma propone poi la sua «filastrocca per bambini cresciuti», Saletta fumo; utilizza l’ironia come chiave comunicativa e spiega come i suoi pezzi nascano da «un 60% di vita vissuta e un 40% di noia della vita di provincia».
È quasi tempo di saluti con l’ultima delle esibizioni: Isotta lancia la sua Palla avvelenata, racconto scanzonato dell’esperienza del bullismo adolescenziale, tema al contrario particolarmente pesante e purtroppo sempre attuale.

Nel frattempo, la mezzanotte è scoccata e il quinto giorno di maggio fa capolino sul calendario per  ricordarci che giugno è vicino e che a breve conosceremo i nomi degli 8 vincitori di Musicultura e avremo modo di ascoltarli allo Sferisterio di Macerata in occasione delle serate finali del Festival.

Sciuscià: si riapre il sipario per la finale di Musicultura 2022

Terminate le Audizioni Live al Teatro Lauro Rossi di Macerata, questa volta ad accogliere i protagonisti del Festival è la città di Recanati.
Apre il primo appuntamento delle due serate di concerto di presentazione dei 18 finalisti John Vignola, presentando un artista senza barriere, che nel 2005 risultò il vincitore assoluto di Musicultura con Studentessa universitaria, Simone Cristicchi, che sale sul palco e inaugura la sua performance con Ti regalerò una rosa, per poi proseguire con Abbi cura di me. «La musica – dichiara durante la sua esibizione – deve essere uno strumento di intrattenimento, ma soprattutto di condivisione».


E allora, altro spazio a questo strumento di condivisione con l’esibizione del primo finalista in concorso, caspio, che con la sua Domani intona una lettera di speranza per un futuro migliore. «Credo che vivere al meglio ogni giorno – aggiunge alla fine della sua performance – sia l’unico modo per vivere bene. Forse ci siamo un po’ persi per strada, ma la musica per me è futuro».
È poi la volta di Martina Vinci con Cielo di Londra, brano intenso e introspettivo. «A volte – rivela la cantautrice riguardo al suo brano- ci aspettiamo qualcosa che non sempre riusciamo a trovare, come quella volta in cui arrivai a Londra e, invece di un cielo nuvoloso, mi accolse un sole abbagliante».
Terzo a esibirsi è Valerio Lysander con Sandali. Violino, pianoforte e batteria svelano quel flusso di coscienza lasciato libero che, come afferma il cantautore romano stesso, «si riesce a comprendere davvero solo a distanza di tempo».
Da Ravenna arriva poi Y0. In TRAPsodia POPolare raccoglie le storie della nonna, i racconti degli scariolanti e la tradizione romagnola; accende tutti questi elementi con il ritmo del rap e della trap. Una commistione che, come nota Marcella Sullo di Rai Radio 1, potrebbe arrivare a comprendere anche il jazz.

«Se sei in guerra con te stesso, sei in guerra anche con gli altri. È giusto, quindi, trovare un po’ di pace in se»: queste le parole della seconda ospite della serata, Amara. L’atmosfera del Teatro Persiani resta sospesa mentre canta Che sia benedetta, brano di cui è autrice per Fiorella Mannoia, e Pace. Raggiunta sul palco da Simone Cristicchi, le loro voci si fondono nelle note di Le poche cose che contano.


Raggiungiamo poi Napoli e i suoi colori con iosonorama e la sua Zero Volume (Partenope). Tra danza e contrasti cromatici la sua «preghiera atipica» racconta di una città che non è solo rumore e cerca di abbassare i toni e lasciare spazio a un silenzio forse salvifico.
Leggerezza e pacatezza sono le qualità che distinguono l’artista successivo: Emit si esibisce con Vino, in cui racconta un breve e confuso periodo della sua vita. Con stile scanzonato riesce a valorizzare le piccole cose, rendendole interessanti e divertenti.
È la volta degli Yosh Whale, quattro amici di Salerno uniti dalla passione per la musica. Trascinano il pubblico sulle note di Inutile, brano in cui giungono a sintetizzare generi differenti, tra cui l’elettronica, il rock e il soul.
Polistrumentista, cantautrice e compositrice, Valeria Sturba sale sul palco e sembra quasi dipingerlo di colori e timbri diversi con la canzone Antiamore, nata semplicemente come testo a cui, poi, si è aggiunta la melodia.
Ultima a esibirsi tra i finalisti è l’artista siciliana Cassandra Raffaele, per la quale la musica è sempre «una forza capace di offrire una moltitudine di suggestioni». E tantissime sono quelle suggerite dal suo pezzo, La mia anarchia ama te.

La serata riserva ancora una sorpresa: chiude questo primo appuntamento la cantautrice e membro del Comitato Artistico di Garanzia del Festival Mariella Nava, che saluta il pubblico e lo incanta con due dei suoi maggiori successi, Come mi vuoi e Per amore.

INTERVISTA: SIMONE CRISTICCHI A RECANATI PER MUSICULTURA 2022

Dai primi riconoscimenti all’ultimo album Abbi cura di Me, il percorso artistico di Simone Cristicchi si è sempre intrecciato a quello umano, attraverso un’incredibile varietà di forme e modi: musica, teatro, narrativa e disegno sono le linee principali della ricerca interiore del cantautore romano. Sempre attento a creare una connessione profonda con il pubblico, la performance di Cristicchi sul palco del Persiani di Recanati si è conclusa con un lungo e commosso applauso del teatro. Segno forse di uno di quei rari casi in cui artista e pubblico riescono davvero a capirsi e sentirsi.

Dopo l’esibizione ci ha raccontato parte della sua storia attraverso quest’intervista.

Nel 2005, salendo sul palco dello Sferisterio come vincitore assoluto di Musicultura, hai detto di seguire la “filosofia della lumaca”. Nel 2021 è uscito il tuo nuovo libro Happynext. Alla ricerca della felicità, in cui una delle parole chiave è proprio “lentezza”. Cosa significa prendere il tempo e lo spazio necessari per il Simone Cristicchi “cant’attore”?

La lentezza è un’arma, qualcosa che ti permette di andare a un ritmo più umano e naturale nella vita e dopo nell’arte. Riesci a vedere cose che, andando velocemente, si perdono, a cogliere i dettagli. Per un artista è fondamentale: spesso racconta quello che gli altri non vedono. Per riuscire a creare un’opera ci vuole il tempo giusto: a volte uno scrive una canzone in quaranta minuti ed è un capolavoro, altre volte magari ti sforzi anche per un mese ma non viene fuori una cosa degna di quel nome. Quindi non è una regola, però devo dire che la riscoperta della lentezza poi aiuta soprattutto ad ascoltare la nostra voce interiore e a fare i conti con se stessi.

Sei membro del Comitato Artistico di Garanzia di Musicultura dal 2009. Ecco, in ben quattordici edizioni quale credi sia la costante più significativa del Festival? Quale, invece, il cambiamento più importante che hai notato?

La costante è nella qualità delle proposte. Mi rendo conto che dovendo decidere le tre mie preferite faccio una gran fatica e questo vuol dire che il livello artistico dei ragazzi è cresciuto di anno in anno, che in giro c’è tanta qualità e passione. Mi auguro che questa passione poi venga premiata: per uno che vince ce ne sono anche tanti che tornano a casa, magari delusi. È successo così anche a me tante volte. Io dico sempre questo: è quando riesci a contattare la tua vera unicità, la tua vera anima e non somigli a nessun altro che allora sei invincibile e inattaccabile. Il cambiamento è l’assenza di Piero Cesanelli perché era, con Ezio Nannipieri, l’anima del Festival. La sua mancanza si sente tanto, la mancanza di un amico, di una persona che ha fatto di Musicultura qualcosa di unico al mondo, non solo in Italia.

In un’intervista precedente hai dichiarato che il teatro ti permette di continuare il tuo percorso artistico anche con i suoi “deragliamenti”. Attualmente sei impegnato in due spettacoli, Esodo e Paradiso. Dalle tenebre alla luce. Quali sono i loro “deragliamenti”?

Il deragliamento è fondamentale per me, mi mette in discussione ogni volta. Non percorro strade facili, mi piace comunque misurarmi sempre con qualcosa di nuovo. Sono passato attraverso il teatro civile e della memoria per intraprendere proprio un percorso che andasse a indagare la geografia della nostra anima, il mondo dell’invisibile. Il deragliamento più importante che ognuno di noi deve fare nella propria vita è guardare dentro di se prima di tutto. Ed è un universo, un microcosmo che racchiude un macrocosmo. È una ricerca pressoché infinita ma necessaria per chi aspira a un’evoluzione.

Il tuo ultimo album Abbi cura di Me raccoglie alcuni dei brani più significativi della tua carriera, tra cui L’ultimo valzer da Grand Hotel Cristicchi (2010). Una canzone che potrebbe riassumere i caratteri migliori della tua musica: concreto e sublime, commedia e tragedia, ironia e poesia, fragilità e bellezza delle piccole cose. Puoi raccontarci come è nata questa canzone?

È nata quando facevo parte di un gruppo parrocchiale, avevo 13 o 14 anni. Mi portarono un pomeriggio a visitare un ospizio e io, entrando, vidi due signori molto anziani che ballavano una musica dolce, ma lo facevano in ciabatte e vestaglia. E questa immagine, fotograficamente forte e d’impatto, me la segnai su un taccuino e scrissi «un valzer in pantofole e vestaglia» – proprio questa frase – che poi buttai lì. Molti anni dopo nel 2009, dovendo scrivere il mio nuovo disco ed essendo privo di idee, andai a scartabellare in mezzo a tutti quei vecchi quaderni. Trovai la frase e mi vennero in mente di nuovo tutta i profumi, le immagini, la tenerezza di questo amore tra i due. E scrissi L’ultimo valzer proprio così, da una piccola intuizione che avevo avuto vent’anni prima.

Sei un lettore appassionato fin da bambino. Quali libri ci consiglieresti per il 2022?

Innanzitutto vi consiglierei il mio ultimo libro Happynext. Alla ricerca della felicità, non perché l’ho scritto io ma perché è un tema che riguarda ognuno di noi. Ho raccolto un po’ tutte le esperienze, le interviste, le mie storie personali e le ho suddivise in sette parole che mi aiutano a costruire l’impalcatura di questa “felicità” che tanto ci sfugge di mano ogni giorno: attenzione, umiltà, lentezza, cambiamento, talento, memoria e noi. L’ultima parola l’ho scelta perché essere felici e sentirsi non connesso a tutti gli altri non è vera felicità. Il secondo libro è un classico della spiritualità: Il potere di adesso di Eckhart Tolle. È una sorta di meditazione sull’essere presenti, sul vivere nel momento, nel qui ed ora.

INTERVISTA: AMARA A RECANATI PER MUSICULTURA 2022

Lungo e nutrito di esperienze è il percorso artistico di Amara: ha partecipato alla quinta edizione del programma Amici di Maria De Filippi, preso parte a SanremoLab e Area Sanremo, calcato il palco dell’Ariston in occasione del Festival della Canzone italiana nel 2015 col brano “Credo”. Autrice di molti testi del panorama musicale nostrano, collabora con artisti del calibro di Fiorella Mannoia, Simone Cristicchi, Ornella Vanoni, Emma; pubblica singoli e album di successo facendo dell’introspezione e della riflessione sulla condizione umana i suoi tratti distintivi.
Arrivata a Recanati come ospite della prima serata del concerto dei finalisti di Musicultura, si racconta alla redazione di “Sciuscià” in un misto di ricordi e riflessioni sui sentimenti che animano la vita.

Partiamo dal lontano 2005, quando sei stata ammessa alla scuola di Amici di Maria De Filippi mantenendo un posto fino alla fase finale del programma. A distanza di anni, come ricordi quell’esperienza?

Sicuramente la ricordo con tenerezza. Oggi, col senno di poi, è bello fare il punto della situazione e capire come ogni seme abbia un tempo per la sua evoluzione. Quello era un tempo di aspettativa verso me stessa; era qualcosa che ho voluto fortemente e prima di riuscire a entrare ho fatto tanti provini per raggiungere il mio obiettivo. La cosa bellissima che mi ha insegnato quell’esperienza è stata di riuscire a capire, a un certo punto, quale dovesse essere la mia reale strada: l’idea che avevo prima di fare il programma non era la stessa di quando sono uscita. Quindi è un ricordo tenero e sono molto felice di averlo sperimentato, sì.

Quest’anno, invece, sei ospite sul palco di Musicultura 2022 a Recanati; guardandoti intorno cosa ti colpisce di più dell’atmosfera che si crea in un contesto simile?

Dell’ambiente in sé mi colpisce la considerazione per la parte artigianale della musica e per chi la fabbrica, questa attenzione ai cantautori che io nel mio cammino ho scoperto soltanto in una seconda fase. Mi rendo conto che per la musica in generale quello del cantautore, o quello dell’autore – perché si può anche scrivere e far cantare ad altri –, è un ruolo fondamentale per generare l’idea che permette al brano di esistere. Credo che Musicultura sia proprio la casa dell’attenzione verso questo aspetto.
Poi, avendole vissute anch’io prima di riuscire a fare tutto quello che oggi ancora faccio, mi colpiscono la tensione dei ragazzi, l’adrenalina, l’emozione, la paura ma anche la forza che porta alla determinazione nel fare ciò che si vuole.

La tua firma caratterizza numerosi testi della musica italiana, talvolta in collaborazioni occasionali, in altri casi in veri e propri sodalizi artistici. Umanamente, cosa cerchi nelle persone con cui collabori? Come senti di essere entrata in simbiosi con l’altra parte durante la scrittura?

Bellissima questa domanda. Normalmente io non scrivo sotto richiesta, il mio approccio alla canzone è semplicemente “vomitare” – lo chiamo “vomito” perché è davvero qualcosa di presente interiormente che deve uscire. È sempre una fotografia della mia vita personale, e la magia della musica fa sì che un mio pensiero si accomuni a un aspetto della vita di un’altra persona che a sua volta si sente raccontata, in qualche modo. È bello perché fa capire quanto gli esseri umani siano simbiotici tra loro: qualcosa che succede a uno è successo sicuramente a qualcun altro. È difficile poi riuscire a raccontare con delle formule di scrittura immediate ciò che ci succede, capire il problema e trovare subito la soluzione. Quando scrivo, le mie canzoni non sono mai velocissime, durano tanto tempo, tanti mesi e a volte anche anni, perché magari nel momento in cui vengo percossa o attraversata da un sentimento non sono ancora arrivata alla sua soluzione. Solo in un secondo momento quello che ho citato tempo prima trova una conclusione. Quindi, cosa cerco negli artisti che interpretano le mie canzoni? Quella forma di verità, perché credo la canzone abbia bisogno solamente di un’introspezione reale, altrimenti non la si può raccontare con la forza di cui necessita.

Meraviglioso brano, uno dei tanti, scritto con la Mannoia è “Padroni di niente”. Nel testo si ripetono più volte i versi quando penso di voler cambiare il mondo, poi succede che è lui che invece cambia me: come ti ha cambiato il mondo, l’esperienza delle cose del mondo, crescendo?

Mi ha cambiato tantissimo. Il mio nome racconta proprio questo: mi chiamo Amara perché, a un certo punto, ho fatto pace con una serie di frustrazioni, pregiudizi o giudizi che avevo verso me stessa, di cui però mi avevano caricata anche gli altri; ho fatto pace con la mia persona in un risveglio interiore, un cammino molto personale in cui si superano alcuni limiti insormontabili. E quando appunto ti risvegli, comprendi come tutto quello che prima costituiva un problema in quel momento diventa niente; le uniche cose reali e importanti dell’esistenza sono l’armonia, la serenità e il contatto con te stesso. La perfezione esiste soltanto se tu ti sai vedere tale, l’unicità è qualcosa di indiscutibile perché ogni essere è unico a modo suo. Anziché rifiutare le amarezze del mio percorso io ho deciso di omaggiarle, tanto che ho scelto di chiamarmi Amara, indosso tutto. Io sono, mi sento, una donna migliore e un essere migliore grazie a tutte quelle esperienze.

Per concludere, hai definito il tuo percorso artistico-cantautorale come la ‘missione’ che caratterizza la tua vita: passando dal singolare all’universale, quale pensi sia moralmente la missione dell’uomo nel mondo?

Si lega un po’ a quello che ho detto prima. Finché ti ricerchi al di fuori di te stai sbagliando strada, sei fuori dal programma della missione. Questa è la mia forma-pensiero: ogni essere umano è il risultato di un connubio genealogico materno e paterno, arriva da quell’alchimia e ha la possibilità di risolvere tutto ciò che gli antenati non sono riusciti a fare. C’è un carico di responsabilità enorme. Credo che, a livello di priorità, si dovrebbe prendere consapevolezza delle memorie dei geni, le memorie cellulari, per poi arrivare a capire la propria identità. Io chi sono? è la domanda che ci accompagna fino alla morte, e ogni volta che troviamo una piccola risposta la aggiungiamo al piccolo puzzle perché non basta un’esistenza per capire interamente quello che siamo. L’unica cosa che dovrebbe fare ogni individuo è raggiungere se stesso in quel centro che è semplicemente l’umiltà di raccontarsi e riuscire a essere totalmente quello che è, senza sovrastrutture. Questo dovrebbe essere l’obiettivo.