INTERVISTA – A La Controra con Giulio Scarpati, protagonista dell’appuntamento “A tu per tu”

Giulio Scarpati, attore di teatro, cinema e televisione, noto, tra le sue tante interpretazioni, per il suo ruolo da protagonista nella fiction “Un medico in famiglia”, si è raccontato, giovedì 22 giugno, a Palazzo Conventati, in un coinvolgente “A tu per tu”, condotto da Michela Pallonari.

Dal rapporto viscerale con la madre, all’incontro con il grande regista Ettore Scola, Scarpati ha ripercorso alcuni dei momenti salienti della sua carriera e della sua vita personale.

Di seguito, l’intervista realizzata dalla nostra redazione.

Di certo non rinnega il ruolo di Lele in “Un medico in famiglia”, ma i personaggi che lei ha interpretato per film, fiction e teatro sono moltissimi. In quale si è sentito più affine?

Mi è rimasto nel cuore recitare, per il cinema, la parte di Rosario Livatino, il giudice ragazzino, una persona speciale, che ha vissuto una storia terribile. La tematica per me era anche fondamentale da trattare: la magistratura dei giovani, gli stessi che credevano di non essere in grado di combattere Cosa Nostra e che, invece, hanno dato un apporto fondamentale allo Stato.

Nel 2014 è uscito il suo primo libro, “Ti ricordi la casa rossa? –Lettera a mia madre”, che ha dedicato a sua madre: è un viaggio nella memoria, per aiutare e per imparare a ricordare. Mettere nero su bianco i pensieri le è servito per esorcizzare un momento particolare della sua vita?

Sì, moltissimo; volevo che tutti capissero che quando si è affetti dall’Alzahaimer  è normale fare errori. La conoscenza di questa malattia mi ha aiutato a non sentirmi solo ed estraneo al caso. Il problema dell’Alzheimer è socialmente gravissimo: è un costo umano; dal punto di vista psicologico, i parenti fanno molta fatica ad assimilare la perdita di memoria di un proprio caro.

Ha portato e porterà in scena lo spettacolo “Una giornata particolare”, tratto dall’omonimo film di Ettore Scola, con cui tra l’altra ha lavorato in “Mario, Maria e Mario”. Cosa le rimane dell’incontro con il regista? C’è un aneddoto che vuole raccontarci?

All’epoca ero abituato a lavorare con registi della mia generazione, quindi solitamente  cercavo di creare dei rapporti paritari; quando ho conosciuto Ettore Scola, era la prima volta che lavoravo con un regista di quella tradizione mitica del cinema italiano; ammiravo e ammiro tutt’oggi i suoi film. Ricordo che, dopo un paio di giorni di lavoro in cui lui non mi ha rivolto parola, io gli ho detto: “Ettore, dobbiamo parlare, perché il nostro rapporto non funziona”. Lui, così, mi ha risposto: “Non pensavo fossimo fidanzati”. Quella fu una battuta che all’inizio mi spiazzò, ma che poi finì per costruire un rapporto di amicizia. La grandezza di Ettore Scola era la sua capacità di raccontare la vita in maniera comica e tragica, nello stesso momento.

Secondo lei, una manifestazione del calibro di Musicultura in che modo può essere funzionale per la promozione della cultura del nostro paese? Curare la teatralità della performance: quanto conta, al giorno d’oggi, per un cantautore?

Sicuramente conta moltissimo curare l’aspetto teatrale di un artista che si esibisce sul palco; ad esempio, oggi con il videoclip e con Internet hai subito l’immagine visiva della canzone e di un cantante. Se pensiamo a tanti anni fa, oltre al concerto, sentivi i dischi: solamente il live ti dava la dimensione teatrale e scenica dello spettacolo. Dobbiamo sostenere manifestazioni come Musicultura perché sono rivolte a tutti, perché sono popolari e perseguono l’idea che la musica, in particolare, e l’arte, in generale, siano sempre con noi, vivano al nostro fianco. Spero che il Festival possa continuare il suo percorso e che possa sempre popolare.

INTERVISTA – Il pubblico de La Controra fa il “Giro di Italia” con Claudio Chiappucci e Carlo Latini

Il ciclismo, per dirla alla Antoine Blondin, è molto di più di uno sport: tiene vivi i suoi eroi e mantiene saldo il legame tra passato e presente. Fausto Coppi, Michele Gismondi, Gino Bartali, Giovannino Corrieri, Marco Pantani, Claudio Chiappucci, Vincenzo Nibali e Michele Scarponi: nomi, questi, che passano di padre in figlio e di nonno in nipote. La bicicletta e la strada come la penna e la carta, con la quale sono state scritte alcune delle pagine più belle della storia del nostro Paese. Una serie di tappe percorse nella terza serata di eventi de La Controra di Musicultura, nell’incontro “Il Giro di Italia, storia di un grande romanzo popolare” che ha visto a Palazzo Conventati la partecipazione di Carlo Latini e lo stesso Claudio Chiappucci. In questa occasione, “El Diablo” ha ricordato anche due campioni marchigiani “Michele Gismondi – ciclista montegranarese, fedele gregario di Fausto Coppi – ho avuto modo di incontrarlo in qualche evento. Lo ricordo per la sua personalità vulcanica, energica un po’ come Michele Scarponi. Credo sia proprio la vostra terra fatta così – riferendosi alle Marche.” Con il ciclista varesino, detto anche “Il mago della pioggia”, abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere per la redazione Sciuscià del Festival.

Lo scrittore e giornalista francese Antoine Blondin disse: “Il ciclismo ha il dono di non dimenticare, di mantenere vivi i suoi eroi, di rendere vicini tempi lontani. Accorcia le distanze dei ricordi”. Il ciclismo è lo sport che, in effetti, riesce ad unire un nonno al proprio nipote. Hai battuto, a bordo della tua bicicletta, le strade di tutta Italia e non solo. Quali esperienze porti con te? Cosa rappresenta il ciclismo per le persone?

Il ciclismo è tutta la mia vita: grazie ad esso ho girato il mondo, conosciuto persone ed ho avuto l’opportunità di diventare qualcuno. Continuo a seguire il ciclismo ancora oggi; è come il primo amore che non si scorda mai. Questo sport mi ha regalato emozioni e continua a darmene; poi credo di averne anche restituite alcune, ai più grandi ai più piccoli. E’ bello notare che le persone ricordano ancora i tempi in cui ero in auge come ciclista. Molti mi hanno raccontato come l’attività sportiva sia riuscita a risolvere momenti particolari della loro vita. Proprio per il suo carattere popolare, il ciclismo aiuta a  lo fronteggiare le difficoltà che incrociamo lungo il nostro percorso.

Nel libro “El Diablo Racconta – Chiappucci, una vita in fuga” viene ricordato anche Marco Pantani, il quale, all’esordio nel professionismo e per varie stagioni, è stato suo compagno. Come descriverebbe Il Pirata ai più giovani che non hanno avuto la fortuna di vederlo correre? Ha qualche aneddoto, non ancora rivelato, legato a voi due? 

Ovviamente è stato mio compagno. Mi piace raccontare com’è nato il rapporto con Marco, che era uno come tanti, voleva emergere e dimostrare chi era; in più lui era molto caparbio. Forse il suo problema è stato quello di essere stato all’inizio troppo introverso e di non esser riuscito ad esprimersi come voleva. Nonostante ciò, notavo la sua continua voglia di migliorarsi. Il mio unico dispiacere è che avrei voluto correre più anni insieme.

Recentemente il mondo del ciclismo e lo sport in generale hanno pianto la prematura scomparsa del nostro conterraneo Michele Scarponi. Cosa ha perso il ciclismo italiano?

Perdere Scarponi è stato come perdere la fantasia. Era uno dei pochi ragazzi solari che, nonostante la stanchezza, rideva e scherzava. Un corridore d’altri tempi, capace di essere gregario e capitano nello stesso tempo, di stare in mezzo alla gente; queste qualità sono difficili da notare nei ciclisti di oggi. Come ho detto, lui era un corridore più vicino alla mia generazione, rispetto a quella attuale. Il ciclismo non dimenticherà Michele, che è stato in grado di costruire vittorie da gregario.

Viene dal ciclismo, dove il “sudore” e la fatica sono i comuni denominatori. Cosa prova nel vedere lo sport sempre più dominato dal “dio denaro”?

Sai il ciclismo sta nel mezzo: è tra lo sport più ricco, ossia il calcio, e gli altri più poveri. Il ciclismo è fatica, sudore, passione, sofferenze, sacrifici. Chi pedala sa cosa vuol dire gestire la propria fortuna.

Musicultura, da ventotto anni, corre la propria corsa nello scenario artistico italiano. Lei ha una canzone che l’ha accompagnata durante tutti i chilometri che ha percorso?

El Diablo de I Litfiba; con questo brano di Piero Pelù si è creata una sinergia: in un certo senso, mi rappresentava. 

INTERVISTA – L’uomo oltre l’attore: Massimo Ciavarro si racconta a La Controra di Musicultura

Se non mi fosse capitata questa cosa, quando ero appena che quattordicenne non avrei avuto una così grande crescita. La sofferenza e il dolore non fortificano ma, sicuramente, ti fanno essere più responsabile, spingono a guardare in te stesso e ad andare a fondo delle cose”: sono le parole, queste, che Massimo Ciavarro ha letto al pubblico de La Controra; L’uomo oltre l’attore, così si presenta, in un incontro dal titolo “Le parole che non ti ho detto”, a cura di Vincenzo Galluzzo. Il noto volto della commedia anni ’80 ha scritto, per l’occasione, una lettera al padre, venuto a mancare prematuramente, in cui si evince il suo desiderio spezzato di andare ancora una volta a comprare per lui le inseparabili sigarette Mercedes, così come pescare insieme.

Un viaggio che parte dagl’esordi, passando per il suo amore verso l’isola di Lampedusa, sino ad arrivare alla decisione di scrivere di sè, maturata dopo la dolorosa separazione dalla sua ex moglie, Eleonora Giorgi: Ciavarro ha raccontato questo e molto altro alla nostra redazione.

Dai fotoromanzi, al cinema e alla televisione, più tardi al teatro: qual è un’esperienza della tua carriera che ti piacerebbe poter rivivere ed un’altra, invece, che avresti voluto evitare?

Probabilmente oggi, con una maggiore consapevolezza, rifarei “Sapore di mare”. Un film a cui devo tutto: è stata la mia prima esperienza cinematografica, quella che mi ha portato al successo. Mi ricordo che ero molto emozionato sul set e non ero del tutto consapevole di cosa mi stava accadendo. Mi piacerebbe rivivere quell’esperienza in modo un po’ più consapevole.

Ogni anno organizza a Lampedusa una rassegna cinematografica dal titolo “Il vento del nord”, in collaborazione con Laura Delli Colli e Giovanni Spagnoletti: è una grande sfida. Cosa le ha dato questa stupenda isola tanto da definirla un “Locus Amoenus”? Ci racconta qualcosa di più della manifestazione?

Sono stato per la prima volta a Lampedusa nel 2004; da allora l’isola è meta fissa delle mie vacanze. Lo considero un posto particolare, vero, abitata da persone fiere e selvagge; io lì mi sento a casa, infatti conosco tutti. Dopo anni da turista, mi è venuto in mente di far qualcosa di concreto per questa terra e soprattutto per me stesso. Siccome Lampedusa non ha una sala cinematografica da più di 20 anni, mi sono attivato ed ho portato un maxischermo. I lampedusani sono persone stanziali, tanto che non hanno occasione di vivere l’esperienza del cinema in sala. Quest’anno siamo alla nona edizione de “Il vento del nord”, che prende il via la prima settimana di agosto, con l’allestimento di una vera e propria arena cinematografica.

Lo scorso anno, in un’intervista per Il Giornale, ha dichiarato che si sente “veramente tranquillo a Lampedusa”. Oggi l’isola è al centro del dibattito sul fenomeno dell’immigrazione; la quiete sembra ancora lontana, in pratica. Grandi passi però sono stati fatti dall’ex sindaco Giusi Nicolini, tanto che le è stato conferito il premio Unesco per la pace, per aver salvato la vita a numerosi rifugiati e migranti e per averli accolti con dignità. Con quali altri mezzi si può, secondo lei, far fronte a questa emergenza ed integrare maggiormente i migranti? Inoltre la cultura in che misura può dare i suoi contributi?

Lampedusa si è presa carico di questo problema per tantissimi anni autonomamente perciò, per diversi anni, non ha avuto un minuto di quiete; i lampedusani sono stati colpiti soprattutto nel turismo, la loro principale fonte di reddito insieme alla pesca. Negli anni il fenomeno dell’immigrazione ha assunto proporzioni gigantesche; per assurdo Lampedusa ha ritrovato la sua quiete, visto che i migranti, poco dopo essere sbarcati, vengono portati direttamente in Sicilia, Calabria o in altri porti italiani ed europei. L’ex sindaco, Giusi Nicolini, è riuscita a gestire il fenomeno in modo appropriato, senza costrizioni, favorendo l’integrazione dei migranti con la collaborazione degli isolani. Il problema resta comunque di difficile risoluzione in quanto nell’ultimo periodo i flussi migratori sono raddoppiati per diverse cause: in primis, la chiusura delle frontiere di molti paesi della zona Schengen e dai mai cessati bombardamenti nel Medio Oriente. Tutto ciò va a sommarsi alla crisi fortissima che attanaglia i paesi occidentali. Credo che la soluzione del problema debba passare necessariamente attraverso un allentamento di certi regimi fiscali e norme europee in modo da concentrarsi più sulla costruzione dell’uomo come persona che sulle questioni finanziarie.

Con Susanna Mancinotti hai messo nero su bianco alcune tra le tappe principali della tua vita, in “La forza di cambiare”. Quando e perché hai deciso di scrivere di te?

Ho iniziato a scrivere di me già 10 anni fa in un momento un po’ particolare della mia vita, perché mi stavo separando dalla la separazione dalla mia ex moglie, Eleonora Giorgi; in quel periodo ho affrontato una specie di seduta psicanalitica, mettendo nero su bianco i miei primi 40 anni di vita. Un giorno la Mancinotti mi ha chiamato informandomi dell’interesse della Piemme Mondadori nel pubblicare la mia storia e, successivamente, mi ha intervistato. Poi, notando che lo stile di scrittura della scrittrice stava prendendo il sopravvento sul mio, decisi di aggiungere i 10 anni mancanti a mio modo. Questo progetto letterario mi ha regalato molte soddisfazioni; da poco iniziato la scrittura di un romanzo, perché sento il bisogno costante nella mia vita di produrre qualcosa di nuovo, soprattutto durante i miei amati momenti solitari.

INTERVISTA – Eleonora Giorgi: “a tu per tu” con il pubblico de La Controra

Attrice instancabile e bellissima, Eleonora Giorgi è stata ospite de La Controra, per il format “Le parole che non ti ho detto”, a cura di Vincenzo Galluzzi; per l’occasione ha dedicato una lettera a tutti quei compagni di cinema e teatro che, tra un set e l’altro, non riesce a vedere spesso, ma che porta comunque nel cuore. “Miei cari e indimenticabili partners cinematografici, le nostre vite di artisti scorrono inarrestabili e il nostro rincontro non è mai avvenuto, ma vi penso sempre”: questo è l’incipit della lettera che l’attrice romana ha letto al numeroso pubblico di Palazzo Conventati, offrendo così un prezioso omaggio al cinema italiano e a coloro che lo hanno reso grande: Mariangela Melato, Adriano Celentano, Massimo Ranieri, Ornella Muti, Carlo Verdone, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni, solo per citarne alcuni. “Quello che più di tutti ha modificato il corso della mia vita regalandomi undici anni insieme ed un figlio è stato Massimo Ciavarro”, ha affermato poi l’attrice, che inoltre ha rilasciato un’intervista alla nostra redazione.

Nel 2016 è uscito il libro Nei panni di un’altra, in cui racconta molti aneddoti legati alla sua vita, privata e non. Si legge, ad esempio, del suo esordio nel cinema, avvenuto per caso; quando ha capito che la recitazione avrebbe fatto parte della sua vita?

L’ho capito tre anni e mezzo dopo il mio debutto, a seguito di una grossa crisi personale ed esistenziale, quando Franco Brusati mi ha scelta per “Dimenticare Venezia”. Avevo già fatto dodici film da protagonista, ma meditavo di smettere perché ero confusa, mi sentivo persa. “Dimenticare Venezia”, con Mariangela Melato ed Erland Josephson, è stato un vero e proprio spartiacque: lì mi sono innamorata.

Era poco più che adolescente quando ha preso parte a “Roma”, di Federico Fellini. Ci racconta com’è avvenuta la sua partecipazione al film?

In realtà, in quell’occasione, non ho recitato perché non ero ancora un’attrice. Ero una ragazza “bene” del quartiere Parioli e Fellini, da grande rabdomante qual era, aveva capito che c’era bisogno di innovare e aveva cominciato a cercare, attraverso i suoi organizzatori mandati nelle varie piazzette, delle super moto, possedute a Roma soltanto dai pariolini. La mia non fu nemmeno una comparsata: ero semplicemente seduta sulla moto del mio fidanzato storico. Una curiosità: su un’altra moto c’era Renato Zero, ancora ragazzo!

“A tu per tu” è l’evento in cui oggi è protagonista a La Controra; è abituata da anni ai riflettori, di cinema e teatro, e a stare a contatto con il pubblico. Quando e quanto, però, lei si confronta maggiormente con se stessa?

Io mi confronto con me stessa soprattutto alla vigilia di queste esposizioni pubbliche, che sono diventate per me delle feste di famiglia: ho la fortuna di essere cresciuta sotto gli occhi del pubblico ed essere entrata nei cuori delle persone, quindi ogni volta tutto ciò mi sembra molto “familiare”. Questo è, alle volte, estremamente stancante, impegnativo e di grande responsabilità, però mi dona tanta gratificazione.

Tutti abbiamo una canzone del cuore. La sua qual è?

Samba Saravah, di Pierre Barouh e Vinicius De Moraes: era nella colonna sonora di “Un uomo e una donna”. È un canzone d’amore che non conosce nessuno!

INTERVISTA – A Musicultura 2017, i Barcelona Gipsy balKan Orchestra: “Di Macerata ci piace la sua dimensione pacifica”

Vengono da Barcellona ed uniscono culture, valori e tradizioni differenti in un progetto musicale unico: i Barcelona Gipsy balKan Orchestra hanno affascinato il pubblico dello Sferisterio, giovedì 22 Giugno, e de La Controra, venerdì’ 22. “Ci definiamo un caos creativo, a volte possiamo esplodere e delle volte possiamo generare qualcosa di nuovo ed interessante, che arriva al cuore della gente”: Si presentano i BGKO, che hanno rilasciato un’intervista alla redazione di Sciuscià.

Nonostante abbiate provenienze e culture differenti avete deciso di stabilirvi a Barcellona. Come mai questa decisione? Questa città, con la sua storia e la sua arte, in che modo e misura si può ritrovare nelle vostre canzoni?

Tutti viviamo a Barcellona e causalmente ci siamo incontrati. Siamo dei viaggiatori, uniti dalla grande passione per la musica dell’est. Ci siamo trovati a nostro agio, perché è una città multiculturale e stimolante musicalmente e culturalmente. Abbiamo la possibilità di suonare con musicisti che vengono da tutto il mondo;  diciamo che, anche senza viaggiare, a Barcellona riusciamo ad unire culture diverse, grazie alle  Jam Session a cui partecipiamo.

Una curiosità: come è nato il vostro gruppo?

Siamo dei professionisti e ci siamo incontrati per caso: essendo gli unici che suonano musica balcanica, nell’Europa occidentale, ci siamo incontrati e siamo diventati una grande famiglia. Sul palco siamo in sette, ma ci sono vari sostituti e collaboratori che hanno partecipato a questo progetto, che mi piace definire collettivo.

La vostra proposta musicale è un incontro di più culture e tradizioni; in un’Europa in crisi d’identità, che ricerca sempre più la tipicità nazionale, qual è il segreto del successo della vostra musica?  

Non è facile collaborare con artisti che non parlano la stessa lingua, che hanno valori e tradizioni diverse che a volte si scontrano. Ci definiamo un caos creativo: a volte possiamo esplodere e delle volte possiamo genera qualcosa di nuovo ed interessante, che arriva al cuore della gente. Sicuramente questo progetto, che mira ad unire e non a dividere, piace alla gente. Abbiamo viaggiato tanto e siamo stati contenti di incontrare, lungo il nostro percorso, gente come noi, aperta, curiosa e desiderosa di aiutare gli altri. Ai nostri concerti, dedichiamo sempre una canzone a tutte quelle persone che non hanno paura; questo perché crediamo che, con la curiosità, ci si possa avvicinare a qualsiasi tipo di persona e cultura. Quando conosci veramente chi ti circonda, impari ad accettare la diversità e la scopri una ricchezza.

Come vedete cambiare la percezione della vostra musica da parte di un pubblico con un differente background musicale e culturale differente dal vostro?

Noi siamo consapevoli che il nostro gruppo sia figlio della modernità e della velocità con cui musicisti e melodie viaggiano nel mondo, per arrivare ovunque.  Siamo riusciti ad imparare un repertorio enorme grazie alle nuove tecnologie: senza aver vissuto nel Balcani, ci siamo messi in contatto con quel tipo di musica. All’inizio avevamo paura di presentare il nostro progetto in quei luoghi, ma siamo stati piacevolmente sorpresi dal riconoscimento incredibile che abbiamo ricevuto e nello scoprire che, anche al pubblico di origine balcaniche piace la nuova interpretazione della loro musica, che offriamo.

Che cosa vi ha colpito ed affascinato della città di Macerata, dello Sferisterio e di Musicultura?

Di Macerata ci piace la sua dimensione pacifica, tipica di in molti paesi del centro Italia. È bello immaginare di poter far tutto nei centri storici, che sono una ricchezza, un patrimonio artistico a cui non sempre si è abituati. Ecco, in queste piccole città ritroviamo una dimensione umana e diretta, che ci affascina da sempre.

INTERVISTA – La Rappresentante di Lista a Musicultura per costruire “insieme al pubblico qualcosa di nuovo e di unico”

Atmosfere oniriche ed interrogativi esistenziali della musica de La Rappresentante di Lista intrattengono il pubblico de La Controra, giovedì 22 giugno, e quello dello Sferisterio, venerdì 22. “Siamo felici di essere tornati, questa volta come ospiti, a casa di Musicultura” – dicono Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, prima di raccontare alla redazione di Sciuscià del loro nuovo progetto discografico “Bu bu sad”; disco, il loro, che rappresenta il culmine di un percorso di tre anni di attività artistica.

Dopo la partecipazione tra i finalisti di Musicultura nel 2014, tornate ad esibirvi sul palco dello Sferisterio. Avete pensato una performance ad hoc per questa cornice?

In realtà non abbiamo pensato ad uno show in particolare; l’opportunità di esibirci allo Sferisterio è per noi l’occasione di portare sul palco quello che siamo diventati in tre anni. Racconteremo il nostro percorso, presentando “Bu Bu Sad”, che ne rappresenta la tappa finale.

Dario, oltre ad essere un artista polistrumentista, sei anche attore: quanto ha influito quest’aspetto nel vostro percorso musicale?

Anche Veronica è un attrice e sicuramente questo ha influito molto nella nostra produzione, perché abbiamo le capacità acquisite grazie alla recitazione le abbiamo, poi, applicate nella musica. Il teatro che facciamo è fisico, lavoriamo con il corpo e le parole vengono dopo; cerchiamo di trasmettere emozioni e messaggi attraverso la fisicità e questo ci permette di dare al pubblico qualcosa di nuovo, di creare un rapporto più diretto con chi ci ascolta.

Com’è nato “Bu Bu Sad”? 

“Bu bu sad” è nato da alcuni interrogativi che ci siamo posti in questi anni, che si sono poi accumulati alle numerose suggestioni ed alle nostre esperienze quotidiane, quelle che hanno caratterizzato la nostra vita ed in particolare l’ultimo anno. Data l’amara ironia che caratterizza il nostro disco, abbiamo utilizzato una triste deformazione del gioco bubù-settete, intitolando l’album “Bu bu sad”: togliendo le mani dagli occhi, la madre fa notare a sua figlia l’amarezza della vita.

“Bu Bu Sad” si compone di canzoni con strutture più complesse rispetto ai precedenti lavori e potremmo definirlo “l’album della vostra maturità”. Questo cambiamento lo considerate più come un’evoluzione o come una sperimentazione, nata dal desiderio di allontanarsi dalle vecchie produzioni?

Noi consideriamo il nostro ultimo album come una tappa della nostra carriera musicale. Ovviamente questo cambiamento musicale è per noi anche un’evoluzione: nel progetto uniamo la sperimentazione e il desiderio di novità. Siamo contenti del risultato, perché dimostra che stiamo crescendo come gruppo.

“Suonare sul palco è un rito; un mezzo per trasformare in un incontro vivo ciò che è scritto”, avete raccontato, dopo aver registrato l’album live del tour di “ Bu Bu Sad”. Cosa vi regala il rapporto diretto con il pubblico?

Il pubblico ci suggerisce un punto di vista completamente nuovo, diverso, del nostro lavoro. A volte quelli ci ascoltano e ci seguono ci mandano messaggi sui social, dandoci le loro interpretazioni sui versi delle nostre canzoni. Il bello della musica è la sua fluidità. Costruiamo insieme al pubblico qualcosa di nuovo e di unico: questo è il regalo più grande.

Musicultura 2017: tutto il programma dello Sferisterio e de La Controra

Annunciate nuove stelle per le notti di giugno in Arena targate Musicultura e condotte da Fabrizio Frizzi

Si aggiungono nuove stelle della canzone e della poesia al già nutrito cast delle serate finali della XXVIII edizione di Musicultura in programma all’Arena Sferisterio di Macerata giovedì 22, venerdì 23 e domenica 25 giugno anche in diretta televisiva su Rai 1 e radiofonica su Radio 1 Rai.

Anche per quest’anno al timone della tre giorni ci sarà Fabrizio Frizzi, inossidabile compagno di viaggio del Festival.

Il pubblico continua a confermare l’attenzione e l’affetto con cui ormai da anni segue la rassegna con una autentica presa d’assalto al botteghino: poche centinaia di biglietti restano ancora disponibili per le serate di giovedì e di domenica, mentre quella di venerdì 23 giugno sta correndo a vele spiegate verso il tutto esaurito.

E’ davvero un piccolo firmamento della musica italiana quello che porterà a Macerata la propria testimonianza artistica illuminando l’Arena Sferisterio di Macerata nelle tre notti d’estate del 22, 23 e 25 giugno. Ecco i nomi dei nuovi ospiti che si aggiungono a quelli già annunciati qualche settimana fa: Simona Molinari, Daniele Sepe e la sua “Capitan Capitone e i Fratelli della Costa”, Fausta Truffa, la Rappresentante di Lista, Simone Cristicchi, Ron, Roberto Vecchioni, Matthew Lee e Guido Catalano.

Procedendo in ordine cronologico, giovedì 22 giugno, per la serata inaugurale Simona Molinari si aggiunge ai già annunciati Barcelona Gipsy balKan Orchestra, Ermal Meta e Teresa De Sio.

Venerdì 23 sarà la volta della storia e soprattutto della voce di Fausta Truffa, soprano torinese al suo debutto allo Sferisterio a 80 anni; sempre venerdì Daniele Sepe accompagnato dalla sua carovana di quattordici musicisti in Capitan Capitone e i Fratelli della Costa e La Rappresentante di Lista, giovane band già finalista del concorso, completano il programma della serata assieme a Giorgia.

Ricchissimo il cartellone della finalissima di domenica 25 che andrà in diretta in prima serata su Rai 1 e Radio 1 Rai: già annunciata la presenza di Enrico Ruggeri con i Decibel, a cui si aggiunge e un vero e proprio campionario della canzone d’autore con la presenza di Ron e i graditissimi ritorni di Roberto Vecchioni e dell’ex vincitore del concorso Simone Cristicchi. Tornano sul palco dello Sferisterio, sempre per la serata di domenica, anche Matthew Lee e il poeta Guido Catalano, divenuto dalla sua prima apparizione al festival, nel giro di pochi anni, un piccolo e fortunato caso letterario.

Come ogni anno non mancheranno le sorprese dell’ultimo minuto così come il grande spazio dedicato agli otto vincitori del concorso, Lucio Corsi (Altalena Boy), Nico Gulino (La musica non passa), Lovain (1, 2, 3), Bob Messini (Statistica), Mirkoeilcane (Per fortuna), Francesco Papageorgiou (Amo la vita da farmi male), Francesca Sarasso (Non c’incontriamo mai) e Alessandro Sipolo (Cresceremo anche noi).

Sarà lo stesso pubblico dello Sferisterio a decretare il vincitore assoluto di Musicultura 2017 a cui andranno i 20.000 euro del Premio UBI – Banca.

IL PROGRAMMA COMPLETA DI MUSICULTURA 2017

Giovedì 22 Giugno

I VINCITORI IN CONCORSO

Lucio Corsi, Nico Gulino, Lovain, Bob Messini, Mirkoeilcane, Francesco Papageorgiou, Francesca Sarasso, Alessandro Sipolo

OSPITI

Barcelona Gipsy balKan Orchestra, Teresa De Sio, Ermal Meta, Simona Molinari

Venerdì 23 Giugno

I VINCITORI IN CONCORSO

Lucio Corsi, Nico Gulino, Lovain, Bob Messini, Mirkoeilcane, Francesco Papageorgiou, Francesca Sarasso, Alessandro Sipolo

OSPITI

Giorgia, La Rappresentante di Lista, Daniele Sepe: Capitan Capitonee i Fratelli della Costa, Fausta Truffa con il Coro dell’Università di Macerata

Domenica 25 Giugno

In diretta in prima serata su Rai 1 e Radio1 Rai

Saranno effettuate riprese audio video. Per esigenze televisive si richiede agli spettatori di occupare il proprio posto entro le ore 20.40; dopo tale ora non sarà garantita la posizione indicata sul biglietto e potranno veri carsi rial- locazioni dei posti.

FINALISSIMA DEL CONCORSO

Con i quattro artisti più votati dal pubblico nelle due serate precedenti

OSPITI

Roberto Vecchioni, Simone Cristicchi, Decibel, Ron, Matthew Lee, Guido Catalano

La Controra

Una settimana di cultura e spettacolo nel cuore di Macerata

Musicultura ufficializza il cartellone de La Controra, un autentico festival nel festival che ormai da tredici anni, colora le piazze e i cortili del centro storico di Macerata nella settimana delle serate finali del concorso. Reading, concerti, spettacoli teatrali, incontri con gli autori costituiranno il ricco piatto che Musicultura offrirà a chiunque volesse raggiungere la città dal 19 al 26 giugno. Tutti gli appuntamenti, rigorosamente ad ingresso libero, si dispiegheranno per un’intera settimana al ritmo di tre, quattro o anche cinque iniziative al giorno.

La grande varietà dei linguaggi e degli ospiti è da sempre la peculiarità di una rassegna nata come costola del Festival ma che vive sempre più di vita propria. Piazza Cesare Battisti, i cortili di Palazzo Ciccolini, del Palazzo Municipale, di Palazzo Conventati e il Teatro della Società Filarmonica sono le location disseminate per il centro storico della città che accoglieranno pubblico e ospiti.

Consulta il programma completo

Musicultura 2017 in diretta televisiva su Rai 1 e radiofonica su Radio1 Rai

Tutte firmate Rai perché il 25 giugno Rai1 proporrà in diretta la kermesse di Macerata condotta da Fabrizio Frizzi, Radio1 garantirà il suo puntuale supporto a cui si aggiungeranno i ‘social’. “Rai1 apre le porte a Macerata e alla musica popolare e d’autore contemporanea – afferma Andrea Fabiano, Direttore di Rai1 – e lo fa con la passione e l’impegno che da sempre ci spingono a lavorare nell’ottica e nello spirito del Servizio Pubblico. A tutti i partecipanti auguro grande fortuna. Ai telespettatori va l’invito a godere di una serata di bella musica, davvero particolare”. Gli fa eco Andrea Montanari, Direttore di Radio1: ”Anche quest’anno siamo partner di Musicultura, una ‘relazione speciale’ che dura da ben 17 anni. Il primo canale della radio pubblica ha accompagnato giorno per giorno la presentazione degli 8 finalisti, con l’ascolto dei singoli brani all’interno del programma “Radio1 Music Club”, insieme a interviste agli organizzatori e a una serata-evento presso la Sala A di Via Asiago in cui gli stessi finalisti si sono esibiti Live”. Il Presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli è netto: “Non posso che esprimere la doppia soddisfazione per la decisione presa da Rai 1 di effettuare la  diretta di Musicultura, la prima per il riconoscimento verso la manifestazione che ha brillato nel corso dei suoi 28 anni per la  professionalità e correttezza, la seconda perché  questo grande catalizzatore di diffusione che è la televisione, unita a Radio1,  sottolineerà ancora di più la creatività la bellezza e la vitalità della nostra regione.”. E la città di Macerata per Musicultura indosserà il vestito più bello: “Saliamo orgogliosamente a bordo della rete ammiraglia Rai – spiega il Sindaco Romano Carancini – con un nuovo orizzonte: la fiducia verso il futuro e la bellezza della nostra Città che diventa di tutti, su tutte le piattaforme anche con il prezioso supporto di Radio1.” A chiudere, Piero Cesanelli, il Direttore Artistico di Musicultura: “Avere la possibilità di esibirci di fronte  ad un pubblico ancor più numeroso e una grande conquista. Siamo grati a Rai 1 come lo siamo a Radio 1 che ci ‘diffonde’ con grande partecipazione da 17 anni . Musicultura non cambierà le sue finalità valorizzando la genialità compositiva e interpretativa ed onorando la grande tradizione popolare.”

The Stars from the Commitments e Arisa a Lunaria 2017

Il programma completo:

13 luglio FABRIZIO MORO

19 luglio JACK SAVORETTI

27 luglio THE STARS FROM COMMITMENTS

3 agosto ARISA

 

Recanati, Piazza Leopardi (21.30)
Ingresso libero (eccetto data del 19 luglio)

Lunaria, la rassegna estiva ideata e curata da Musicultura e sostenuta dal Comune di Recanati, aggiunge altri due tasselli al cartellone dell’edizione 2017 che si aggiungono ai nomi già annunciati di Fabrizio Moro (giovedì 13 luglio) e di Jack Savoretti (mercoledì 19): The Stars from the Commitments in programma giovedì 27 luglio e Arisa, il cui concerto è atteso per il 3 agosto.

Il 27 luglio Piazza Leopardi farà da scenario ad uno show unico: i protagonisti del leggendario film musicale The Commitments, candidato nell’anno della sua uscita sugli schermi a due premi Oscar e diventato negli anni un vero e proprio cult, raggiungeranno la città leopardiana per uno spettacolo trascinante all’insegna della musica soul.

Lunaria 2017 sarà chiusa dal concerto di Arisa attesa a Recanati giovedì 3 agosto.

Da giovane promessa, la cantante lucana è diventata nel giro di pochissimi anni una piccola certezza nell’olimpo della canzone italiana: un talento cristallino, una voce indiscutibile, da sempre al servizio di brani mai banali che le hanno fatto scalare le classifiche di vendita e vincere le kermesse canore come il Festival di Sanremo.

La particolarità delle proposte artistiche ha da sempre contraddistinto Lunaria come un appuntamento lontano dai classici circuiti dei concerti estivi.

L’ingresso è libero per tutti gli appuntamenti in programma escluso quello in programma il 19 luglio con Jack Savoretti per il quale sono in vendita i biglietti su vivaticket.it, ticketone.com e presso le biglietterie regionali del circuito Amat.

Alessandro Sipolo fra i vincitori di Musicultura 2017

L’artista bresciano pubblica nel 2013 l’album d’esordio “Eppur bisogna andare”, prodotto da Giorgio Cordini, storico chitarrista di Fabrizio De Andrè. Grazie a questo progetto Alessandro si aggiudica il premio Beppe Gentile 2014 come “Migliore Opera Prima”. Nel 2015 esce “Eresie”, il suo secondo disco, impreziosito dalla partecipazione di Taketo Gohara, Alessandro “Finaz” Finazzo (Bandabardò), Ellade Bandini.

L’artista subentra a Simona Severini, esclusa ai sensi del Regolamento in vigore.

Con Alessandro Sipolo gli otto vincitori di Musicultura 2017 sono Lucio Corsi, Nico Gulino, Lovain, Bob Messini, Mirkoeilcane, Francesco Papageorgiou e Francesca Sarasso.