INTERVISTA: ENRICO RUGGERI A RECANATI PER MUSICULTURA 2022

Enrico Ruggeri è un artista poliedrico: è cantautore, scrittore e conduttore televisivo e radiofonico, nonché una colonna portante della musica italiana. In quarant’anni di carriera e continua sperimentazione, ha sempre mantenuto fede ad alcuni punti saldi: la purezza del suono, che ritiene debba essere contaminato il meno possibile dalla tecnologia, la condivisione, in un continuo oscillare tra cessione e appropriazione del vissuto delle canzoni, e la centralità della musica, che va perseguita come priorità e mai come alternativa.

Come nella vita, anche al Concerto dei finalisti di Recanati 2022 ha prestato la sua voce alla musicalità della parola sia in metrica, sul palco, che in prosa, attraverso quest’intervista.

La tua ultima fatica discografica è l’album, La rivoluzione (2022). Ti va di parlarci della sua genesi e del perché hai scelto di raccontare proprio di una rivoluzione?

La genesi di quest’album è stata particolare. Dopo i primi 37 album pubblicati in quarant’anni, quasi uno all’anno, per quest’ultimo abbiamo aspettato tre anni, un po’ per via della pandemia e un po’ perché abbiamo sfruttato al massimo le potenzialità del mio studio. Ci trovavamo lì e trascorrevamo intere giornate a lavorare, poi magari ci fermavamo e ricominciavamo. Abbiamo lavorato a un sacco di brani con calma, poiché c’era tanto tempo a disposizione. Insomma, La rivoluzione è un disco molto curato e suonato dal vivo, utilizzando il computer solo come registratore e senza plug-in, Auto-Tune e tutti i dispositivi con cui si fanno i dischi oggi. Credo sia, dal punto di vista sonoro, il mio album migliore.

La tua discografia, lo abbiamo detto, è decisamente nutrita. Ma alle spalle hai anche la pubblicazione di diversi libri. Da dove nasce l’esigenza di scrivere in prosa nella forma romanzo?

La canzone è un modo meraviglioso per esprimersi, però porta con sé una serie di paletti da rispettare e limitazioni alla libera espressione artistica: ha solitamente una durata massima di tre o quattro minuti e bisogna fare i conti con la musica, la ritmica, la metrica, la musicalità della parola. Un romanzo, invece, può essere lungo cento, mille o più pagine. Di solito, quando finisco di scriverne uno, quasi mi dispiace dover abbandonare i protagonisti. Il romanzo è un’avventura molto più libera e complessa: puoi cambiarlo in corso d’opera e, mentre scrivi, vivi con lui.

La tua carriera è contrassegnata da una ricca produzione da solista, in gruppo con i Decibel e come interprete di classici riscritti (vedi l’EP Una storia da cantare, 2020). Spesso hai anche lasciato reinterpretare i tuoi brani ad altri (vedi l’album Le Canzoni ai Testimoni, 2012). Che valore ha per te la testimonianza vocale di un vissuto non proprio?

Ha un grande valore. La canzone, in realtà, è di chi la canta. Ci sono canzoni che assumono varie forme a seconda di chi le canta e se ne fa “portavoce”. A me è capitato sia come autore – per esempio con Quello che le donne non dicono o con Il mare d’inverno, cantata da Loredana Bertè e da tanti altri – sia come interprete. Se lasci cantare una tua canzone a qualcun altro, devi tenere a mente questo ed essere pronto a “cederla”. Viceversa, se sei tu a cantare canzoni di altri, come mi è più volte capitato, devi sforzarti di immaginare che la canzone sia stata scritta un minuto prima e di dimenticare, pur nel rispetto dell’originale, che sia stata cantata da Battisti o da De André.

Sei un artista poliedrico e a tutto tondo: avresti mai immaginato un’altra vita al di fuori del mondo dell’arte e dello spettacolo?

No, in realtà io ho sempre detto che la vita premia quelli che non hanno un piano B. Io il piano B non ce l’avevo: anche se studiavo – mi sono iscritto a legge giusto per non far arrabbiare troppo i miei genitori – sentivo che prima o poi mi sarei mosso nella musica o nella comunicazione. Quello mi piaceva fare. Poi, magari, sarei finito a fare il giornalista o il fonico, ma sapevo che il mio futuro sarebbe stato all’interno del mondo della musica.

Veniamo infine alla tua ormai consolidata collaborazione con Musicultura. Sei membro stabile del Comitato Artistico di Garanzia e hai condotto il Festival per tre anni consecutivi, dal 2019 al 2021. Ora, in occasione del concerto di presentazione dei 18 finalisti, torni come ospite. Ecco, che consiglio daresti agli artisti in concorso per questa edizione?

Innanzitutto, faccio loro i miei complimenti, sono tutti molto bravi! Musicultura mi sembra il più serio e prestigioso dei vari concorsi canori. Il mio consiglio per gli artisti di quest’edizione riguarda, naturalmente, la personalità. Arrivano da qualche parte solo quelli che in qualche modo vanno a colmare un vuoto nella scena musicale attuale. Bisogna tentare di proporre cose fresche e nuove, che non sono state già fatte. Nel farlo, la riconoscibilità della voce gioca un ruolo importante. Non è semplice, però il tentativo dev’essere questo.

La seconda serata del Concerto dei 18 finalisti di Musicultura 2022

Decolla con un caloroso applauso il secondo appuntamento al Teatro Persiani di Recanati, con la consueta presenza di John Vignola a scaldare gli animi e preparare il pubblico per i 9 finalisti della serata.
Grande ospite è un vecchio amico di Musicultura, Enrico Ruggeri, subito invitato sul palco per presentare il suo ultimo disco con La Rivoluzione, brano riflessivo e viscerale. Membro del Comitato Artistico e conduttore delle ultime edizioni del Festival, Ruggeri sottolinea il suo legame con la manifestazione e la sua volontà di perseverare nella partecipazione a una rassegna ormai così importante.

Poi, spazio agli artisti in concorso. Chitarra alla mano, aprono le danze i Te Quiero Euridice sulle dolci note di Mandorle; sono proprio la dolcezza e la genuinità i loro punti di forza, la traccia che lasciano sul palco dopo la loro esibizione.
La voce tagliente di Vito in Quanto costa l’amore si impossessa subito dopo del palco. «Sin da giovani si riesce ad apprendere il gioco, la bellezza dietro la musica», spiega raccontando delle sue esperienze artistiche passate.
È la volta di THEMORBELLI con «un inno alla spensieratezza da una parte e alla cruda realtà dall’altra», Il Giardino dei Finzi Contini. È con una presenza scenica dirompente che invoca la bellezza italiana tra città caratteristiche, accenni letterari e cinematografici legati a ricordi d’infanzia musi viaggi di famiglia.
Sale poi sul palco la Amanda di Sara Loreni, che dimostra come la composizione di un brano musicale possa fungere da terapia dell’anima: ecco che, per l’artista, quei versi diventano un modo per far pace con alcune delle figure femminili presenti nella sua vita, oltre che una maniera per parlare di mondo femminile e approccio ad esso.
Quinto finalista a esibirsi è Sandri, polistrumentista in continua sperimentazione musicale che racconta al pubblico del suo Bar Legni, con l’accompagnamento del sax a rendere inconfondibile la melodia del brano.

Seguono i Malvax, che passando da un concerto in Piazza Duomo a Milano all’esibizione tra le nuove proposte di Sanremo, approdano a Musicultura con Esci col cane.
A prendere possesso del palco è nuovamente Enrico Ruggeri, che incanta il pubblico con Nuovo Swing, America e Il Mare d’inverno, in un misto di ritmicità, denuncia sociale e introspezione umana.
E ancora spazio alle nuove leve del cantautorato nostrano con Sofia Rollo; durante la sua performance, influenze soul ed elettroniche si amalgamano perfettamente al suo timbro caldo in Da sola.
Kamahatma propone poi la sua «filastrocca per bambini cresciuti», Saletta fumo; utilizza l’ironia come chiave comunicativa e spiega come i suoi pezzi nascano da «un 60% di vita vissuta e un 40% di noia della vita di provincia».
È quasi tempo di saluti con l’ultima delle esibizioni: Isotta lancia la sua Palla avvelenata, racconto scanzonato dell’esperienza del bullismo adolescenziale, tema al contrario particolarmente pesante e purtroppo sempre attuale.

Nel frattempo, la mezzanotte è scoccata e il quinto giorno di maggio fa capolino sul calendario per  ricordarci che giugno è vicino e che a breve conosceremo i nomi degli 8 vincitori di Musicultura e avremo modo di ascoltarli allo Sferisterio di Macerata in occasione delle serate finali del Festival.

Sciuscià: si riapre il sipario per la finale di Musicultura 2022

Terminate le Audizioni Live al Teatro Lauro Rossi di Macerata, questa volta ad accogliere i protagonisti del Festival è la città di Recanati.
Apre il primo appuntamento delle due serate di concerto di presentazione dei 18 finalisti John Vignola, presentando un artista senza barriere, che nel 2005 risultò il vincitore assoluto di Musicultura con Studentessa universitaria, Simone Cristicchi, che sale sul palco e inaugura la sua performance con Ti regalerò una rosa, per poi proseguire con Abbi cura di me. «La musica – dichiara durante la sua esibizione – deve essere uno strumento di intrattenimento, ma soprattutto di condivisione».


E allora, altro spazio a questo strumento di condivisione con l’esibizione del primo finalista in concorso, caspio, che con la sua Domani intona una lettera di speranza per un futuro migliore. «Credo che vivere al meglio ogni giorno – aggiunge alla fine della sua performance – sia l’unico modo per vivere bene. Forse ci siamo un po’ persi per strada, ma la musica per me è futuro».
È poi la volta di Martina Vinci con Cielo di Londra, brano intenso e introspettivo. «A volte – rivela la cantautrice riguardo al suo brano- ci aspettiamo qualcosa che non sempre riusciamo a trovare, come quella volta in cui arrivai a Londra e, invece di un cielo nuvoloso, mi accolse un sole abbagliante».
Terzo a esibirsi è Valerio Lysander con Sandali. Violino, pianoforte e batteria svelano quel flusso di coscienza lasciato libero che, come afferma il cantautore romano stesso, «si riesce a comprendere davvero solo a distanza di tempo».
Da Ravenna arriva poi Y0. In TRAPsodia POPolare raccoglie le storie della nonna, i racconti degli scariolanti e la tradizione romagnola; accende tutti questi elementi con il ritmo del rap e della trap. Una commistione che, come nota Marcella Sullo di Rai Radio 1, potrebbe arrivare a comprendere anche il jazz.

«Se sei in guerra con te stesso, sei in guerra anche con gli altri. È giusto, quindi, trovare un po’ di pace in se»: queste le parole della seconda ospite della serata, Amara. L’atmosfera del Teatro Persiani resta sospesa mentre canta Che sia benedetta, brano di cui è autrice per Fiorella Mannoia, e Pace. Raggiunta sul palco da Simone Cristicchi, le loro voci si fondono nelle note di Le poche cose che contano.


Raggiungiamo poi Napoli e i suoi colori con iosonorama e la sua Zero Volume (Partenope). Tra danza e contrasti cromatici la sua «preghiera atipica» racconta di una città che non è solo rumore e cerca di abbassare i toni e lasciare spazio a un silenzio forse salvifico.
Leggerezza e pacatezza sono le qualità che distinguono l’artista successivo: Emit si esibisce con Vino, in cui racconta un breve e confuso periodo della sua vita. Con stile scanzonato riesce a valorizzare le piccole cose, rendendole interessanti e divertenti.
È la volta degli Yosh Whale, quattro amici di Salerno uniti dalla passione per la musica. Trascinano il pubblico sulle note di Inutile, brano in cui giungono a sintetizzare generi differenti, tra cui l’elettronica, il rock e il soul.
Polistrumentista, cantautrice e compositrice, Valeria Sturba sale sul palco e sembra quasi dipingerlo di colori e timbri diversi con la canzone Antiamore, nata semplicemente come testo a cui, poi, si è aggiunta la melodia.
Ultima a esibirsi tra i finalisti è l’artista siciliana Cassandra Raffaele, per la quale la musica è sempre «una forza capace di offrire una moltitudine di suggestioni». E tantissime sono quelle suggerite dal suo pezzo, La mia anarchia ama te.

La serata riserva ancora una sorpresa: chiude questo primo appuntamento la cantautrice e membro del Comitato Artistico di Garanzia del Festival Mariella Nava, che saluta il pubblico e lo incanta con due dei suoi maggiori successi, Come mi vuoi e Per amore.

INTERVISTA: SIMONE CRISTICCHI A RECANATI PER MUSICULTURA 2022

Dai primi riconoscimenti all’ultimo album Abbi cura di Me, il percorso artistico di Simone Cristicchi si è sempre intrecciato a quello umano, attraverso un’incredibile varietà di forme e modi: musica, teatro, narrativa e disegno sono le linee principali della ricerca interiore del cantautore romano. Sempre attento a creare una connessione profonda con il pubblico, la performance di Cristicchi sul palco del Persiani di Recanati si è conclusa con un lungo e commosso applauso del teatro. Segno forse di uno di quei rari casi in cui artista e pubblico riescono davvero a capirsi e sentirsi.

Dopo l’esibizione ci ha raccontato parte della sua storia attraverso quest’intervista.

Nel 2005, salendo sul palco dello Sferisterio come vincitore assoluto di Musicultura, hai detto di seguire la “filosofia della lumaca”. Nel 2021 è uscito il tuo nuovo libro Happynext. Alla ricerca della felicità, in cui una delle parole chiave è proprio “lentezza”. Cosa significa prendere il tempo e lo spazio necessari per il Simone Cristicchi “cant’attore”?

La lentezza è un’arma, qualcosa che ti permette di andare a un ritmo più umano e naturale nella vita e dopo nell’arte. Riesci a vedere cose che, andando velocemente, si perdono, a cogliere i dettagli. Per un artista è fondamentale: spesso racconta quello che gli altri non vedono. Per riuscire a creare un’opera ci vuole il tempo giusto: a volte uno scrive una canzone in quaranta minuti ed è un capolavoro, altre volte magari ti sforzi anche per un mese ma non viene fuori una cosa degna di quel nome. Quindi non è una regola, però devo dire che la riscoperta della lentezza poi aiuta soprattutto ad ascoltare la nostra voce interiore e a fare i conti con se stessi.

Sei membro del Comitato Artistico di Garanzia di Musicultura dal 2009. Ecco, in ben quattordici edizioni quale credi sia la costante più significativa del Festival? Quale, invece, il cambiamento più importante che hai notato?

La costante è nella qualità delle proposte. Mi rendo conto che dovendo decidere le tre mie preferite faccio una gran fatica e questo vuol dire che il livello artistico dei ragazzi è cresciuto di anno in anno, che in giro c’è tanta qualità e passione. Mi auguro che questa passione poi venga premiata: per uno che vince ce ne sono anche tanti che tornano a casa, magari delusi. È successo così anche a me tante volte. Io dico sempre questo: è quando riesci a contattare la tua vera unicità, la tua vera anima e non somigli a nessun altro che allora sei invincibile e inattaccabile. Il cambiamento è l’assenza di Piero Cesanelli perché era, con Ezio Nannipieri, l’anima del Festival. La sua mancanza si sente tanto, la mancanza di un amico, di una persona che ha fatto di Musicultura qualcosa di unico al mondo, non solo in Italia.

In un’intervista precedente hai dichiarato che il teatro ti permette di continuare il tuo percorso artistico anche con i suoi “deragliamenti”. Attualmente sei impegnato in due spettacoli, Esodo e Paradiso. Dalle tenebre alla luce. Quali sono i loro “deragliamenti”?

Il deragliamento è fondamentale per me, mi mette in discussione ogni volta. Non percorro strade facili, mi piace comunque misurarmi sempre con qualcosa di nuovo. Sono passato attraverso il teatro civile e della memoria per intraprendere proprio un percorso che andasse a indagare la geografia della nostra anima, il mondo dell’invisibile. Il deragliamento più importante che ognuno di noi deve fare nella propria vita è guardare dentro di se prima di tutto. Ed è un universo, un microcosmo che racchiude un macrocosmo. È una ricerca pressoché infinita ma necessaria per chi aspira a un’evoluzione.

Il tuo ultimo album Abbi cura di Me raccoglie alcuni dei brani più significativi della tua carriera, tra cui L’ultimo valzer da Grand Hotel Cristicchi (2010). Una canzone che potrebbe riassumere i caratteri migliori della tua musica: concreto e sublime, commedia e tragedia, ironia e poesia, fragilità e bellezza delle piccole cose. Puoi raccontarci come è nata questa canzone?

È nata quando facevo parte di un gruppo parrocchiale, avevo 13 o 14 anni. Mi portarono un pomeriggio a visitare un ospizio e io, entrando, vidi due signori molto anziani che ballavano una musica dolce, ma lo facevano in ciabatte e vestaglia. E questa immagine, fotograficamente forte e d’impatto, me la segnai su un taccuino e scrissi «un valzer in pantofole e vestaglia» – proprio questa frase – che poi buttai lì. Molti anni dopo nel 2009, dovendo scrivere il mio nuovo disco ed essendo privo di idee, andai a scartabellare in mezzo a tutti quei vecchi quaderni. Trovai la frase e mi vennero in mente di nuovo tutta i profumi, le immagini, la tenerezza di questo amore tra i due. E scrissi L’ultimo valzer proprio così, da una piccola intuizione che avevo avuto vent’anni prima.

Sei un lettore appassionato fin da bambino. Quali libri ci consiglieresti per il 2022?

Innanzitutto vi consiglierei il mio ultimo libro Happynext. Alla ricerca della felicità, non perché l’ho scritto io ma perché è un tema che riguarda ognuno di noi. Ho raccolto un po’ tutte le esperienze, le interviste, le mie storie personali e le ho suddivise in sette parole che mi aiutano a costruire l’impalcatura di questa “felicità” che tanto ci sfugge di mano ogni giorno: attenzione, umiltà, lentezza, cambiamento, talento, memoria e noi. L’ultima parola l’ho scelta perché essere felici e sentirsi non connesso a tutti gli altri non è vera felicità. Il secondo libro è un classico della spiritualità: Il potere di adesso di Eckhart Tolle. È una sorta di meditazione sull’essere presenti, sul vivere nel momento, nel qui ed ora.

INTERVISTA: AMARA A RECANATI PER MUSICULTURA 2022

Lungo e nutrito di esperienze è il percorso artistico di Amara: ha partecipato alla quinta edizione del programma Amici di Maria De Filippi, preso parte a SanremoLab e Area Sanremo, calcato il palco dell’Ariston in occasione del Festival della Canzone italiana nel 2015 col brano “Credo”. Autrice di molti testi del panorama musicale nostrano, collabora con artisti del calibro di Fiorella Mannoia, Simone Cristicchi, Ornella Vanoni, Emma; pubblica singoli e album di successo facendo dell’introspezione e della riflessione sulla condizione umana i suoi tratti distintivi.
Arrivata a Recanati come ospite della prima serata del concerto dei finalisti di Musicultura, si racconta alla redazione di “Sciuscià” in un misto di ricordi e riflessioni sui sentimenti che animano la vita.

Partiamo dal lontano 2005, quando sei stata ammessa alla scuola di Amici di Maria De Filippi mantenendo un posto fino alla fase finale del programma. A distanza di anni, come ricordi quell’esperienza?

Sicuramente la ricordo con tenerezza. Oggi, col senno di poi, è bello fare il punto della situazione e capire come ogni seme abbia un tempo per la sua evoluzione. Quello era un tempo di aspettativa verso me stessa; era qualcosa che ho voluto fortemente e prima di riuscire a entrare ho fatto tanti provini per raggiungere il mio obiettivo. La cosa bellissima che mi ha insegnato quell’esperienza è stata di riuscire a capire, a un certo punto, quale dovesse essere la mia reale strada: l’idea che avevo prima di fare il programma non era la stessa di quando sono uscita. Quindi è un ricordo tenero e sono molto felice di averlo sperimentato, sì.

Quest’anno, invece, sei ospite sul palco di Musicultura 2022 a Recanati; guardandoti intorno cosa ti colpisce di più dell’atmosfera che si crea in un contesto simile?

Dell’ambiente in sé mi colpisce la considerazione per la parte artigianale della musica e per chi la fabbrica, questa attenzione ai cantautori che io nel mio cammino ho scoperto soltanto in una seconda fase. Mi rendo conto che per la musica in generale quello del cantautore, o quello dell’autore – perché si può anche scrivere e far cantare ad altri –, è un ruolo fondamentale per generare l’idea che permette al brano di esistere. Credo che Musicultura sia proprio la casa dell’attenzione verso questo aspetto.
Poi, avendole vissute anch’io prima di riuscire a fare tutto quello che oggi ancora faccio, mi colpiscono la tensione dei ragazzi, l’adrenalina, l’emozione, la paura ma anche la forza che porta alla determinazione nel fare ciò che si vuole.

La tua firma caratterizza numerosi testi della musica italiana, talvolta in collaborazioni occasionali, in altri casi in veri e propri sodalizi artistici. Umanamente, cosa cerchi nelle persone con cui collabori? Come senti di essere entrata in simbiosi con l’altra parte durante la scrittura?

Bellissima questa domanda. Normalmente io non scrivo sotto richiesta, il mio approccio alla canzone è semplicemente “vomitare” – lo chiamo “vomito” perché è davvero qualcosa di presente interiormente che deve uscire. È sempre una fotografia della mia vita personale, e la magia della musica fa sì che un mio pensiero si accomuni a un aspetto della vita di un’altra persona che a sua volta si sente raccontata, in qualche modo. È bello perché fa capire quanto gli esseri umani siano simbiotici tra loro: qualcosa che succede a uno è successo sicuramente a qualcun altro. È difficile poi riuscire a raccontare con delle formule di scrittura immediate ciò che ci succede, capire il problema e trovare subito la soluzione. Quando scrivo, le mie canzoni non sono mai velocissime, durano tanto tempo, tanti mesi e a volte anche anni, perché magari nel momento in cui vengo percossa o attraversata da un sentimento non sono ancora arrivata alla sua soluzione. Solo in un secondo momento quello che ho citato tempo prima trova una conclusione. Quindi, cosa cerco negli artisti che interpretano le mie canzoni? Quella forma di verità, perché credo la canzone abbia bisogno solamente di un’introspezione reale, altrimenti non la si può raccontare con la forza di cui necessita.

Meraviglioso brano, uno dei tanti, scritto con la Mannoia è “Padroni di niente”. Nel testo si ripetono più volte i versi quando penso di voler cambiare il mondo, poi succede che è lui che invece cambia me: come ti ha cambiato il mondo, l’esperienza delle cose del mondo, crescendo?

Mi ha cambiato tantissimo. Il mio nome racconta proprio questo: mi chiamo Amara perché, a un certo punto, ho fatto pace con una serie di frustrazioni, pregiudizi o giudizi che avevo verso me stessa, di cui però mi avevano caricata anche gli altri; ho fatto pace con la mia persona in un risveglio interiore, un cammino molto personale in cui si superano alcuni limiti insormontabili. E quando appunto ti risvegli, comprendi come tutto quello che prima costituiva un problema in quel momento diventa niente; le uniche cose reali e importanti dell’esistenza sono l’armonia, la serenità e il contatto con te stesso. La perfezione esiste soltanto se tu ti sai vedere tale, l’unicità è qualcosa di indiscutibile perché ogni essere è unico a modo suo. Anziché rifiutare le amarezze del mio percorso io ho deciso di omaggiarle, tanto che ho scelto di chiamarmi Amara, indosso tutto. Io sono, mi sento, una donna migliore e un essere migliore grazie a tutte quelle esperienze.

Per concludere, hai definito il tuo percorso artistico-cantautorale come la ‘missione’ che caratterizza la tua vita: passando dal singolare all’universale, quale pensi sia moralmente la missione dell’uomo nel mondo?

Si lega un po’ a quello che ho detto prima. Finché ti ricerchi al di fuori di te stai sbagliando strada, sei fuori dal programma della missione. Questa è la mia forma-pensiero: ogni essere umano è il risultato di un connubio genealogico materno e paterno, arriva da quell’alchimia e ha la possibilità di risolvere tutto ciò che gli antenati non sono riusciti a fare. C’è un carico di responsabilità enorme. Credo che, a livello di priorità, si dovrebbe prendere consapevolezza delle memorie dei geni, le memorie cellulari, per poi arrivare a capire la propria identità. Io chi sono? è la domanda che ci accompagna fino alla morte, e ogni volta che troviamo una piccola risposta la aggiungiamo al piccolo puzzle perché non basta un’esistenza per capire interamente quello che siamo. L’unica cosa che dovrebbe fare ogni individuo è raggiungere se stesso in quel centro che è semplicemente l’umiltà di raccontarsi e riuscire a essere totalmente quello che è, senza sovrastrutture. Questo dovrebbe essere l’obiettivo.

I finalisti di Musicultura in concerto a Recanati il 3 e 4 maggio


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Gli artisti e le artiste che compongono la rosa dei finalisti saranno protagonisti di un’intensa due-giorni, il 3 e 4 maggio a Recanati. Il programma prevede due concerti serali al Teatro Persiani, con la partecipazione di Enrico Ruggeri, Amara e Simone Cristicchi.

Il programma delle serate


3 MAGGIO
con Simone Cristicchi e Amara
caspio – Emit – iosonorama – Cassandra Raffaele – Valeria Sturba – Valerio Lysander – Martina Vinci – Y0 – Yosh Whale

4 MAGGIO
con Enrico Ruggeri
Isotta – Kamahatma – Malvax – Sandri – Sara Loreni – Sofia Rollo – Te quiero Euridice – THEMORBELLI – Vito

La diretta su Rai Radio1


Rai Radio 1, la radio ufficiale di Musicultura, trasmetterà integralmente le due serate in diretta a partire dalle 21.05, con John Vignola, Marcella Sullo e Duccio Pasqua alla conduzione.

Biglietteria


I biglietti sono disponibili presso: – la biglietteria del Teatro Persiani; – la biglietteria dei Teatri di Macerata; – tutte le biglietterie marchigiane del circuito Amat; – tutti i punti vendita autorizzati vivaticket; – online qui.

Le canzoni finaliste


caspio (Trieste) – domani!
Emit (Lodi) – Vino
iosonorama (Napoli) – Zero Volume (Partenope)
Isotta (Siena) – Palla avvelenata
Kamahatma (Trecate NO) – Saletta fumo
Malvax (Modena) – Esci col cane
Cassandra Raffaele (Vittoria RG) – La mia anarchia ama te
Sandri (Cesena) – Bar Legni
Sara Loreni (Parma) – Amanda
Sofia Rollo (Lecce) – Da sola
Te quiero Euridice (Piacenza) – Mandorle
THEMORBELLI (Alessandria) – Il Giardino dei Finzi Contini
Valeria Sturba (Bologna) – Antiamore
Valerio Lysander ( Roma) – Sandali
Martina Vinci (Genova) – cielo di Londra
Vito (Palermo) – Quanto costa l’amore
Y0 (Ravenna) – TRAPsodia POPolare
Yosh Whale (Salerno) – Inutile


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Svelati i nomi dei finalisti di Musicultura 2022

Musicultura rende noti i nomi dei 18 finalisti del celebre Festival della Canzone Popolare d’Autore che da 33 anni garantisce una vetrina trasparente ai nuovi talenti, contribuendo al ricambio artistico generazionale della canzone italiana di qualità.

Ecco i 18 finalisti della XXXIIIesima Edizione di Musicultura:

caspio di Trieste; Emit di Lodi; iosonorama di Napoli; Isotta di Siena; Kamahatma di Trecate (NO); Malvax di Modena; Cassandra Raffaele di Vittoria (RG); Sandri di Cesena; Sara Loreni di Parma; Sofia Rollo di Lecce; Te quiero Euridice di Piacenza; THEMORBELLI di Alessandria; Valeria Sturba di Bologna; Valerio Lysander di Roma; Martina Vinci di Genova; Vito di Palermo; Y0 di Ravenna e Yosh Whale di Salerno.

Sono il frutto di una selezione lunga ed articolata, iniziata nel novembre scorso, dedicando tre mesi all’ascolto delle 2.172 canzoni in concorso (record assoluto di partecipazioni, ogni candidato propone due brani). Successivamente, 61 proposte sono state selezionate e convocate a Macerata, dove il mese scorso hanno sostenuto un’audizione dal vivo di fronte alla commissione d’ascolto e al pubblico, che per dieci giorni consecutivi ha gremito il teatro Lauro Rossi. Oggi infine l’annuncio della rosa dei diciotto finalisti.

Per la prima volta abbiamo 18 finalisti, anziché 16. È una licenza che ci siamo presi per dare un riscontro anche quantitativo alla qualità e alla varietà delle proposte ascoltate con gran piacere alle audizioni – dichiara il direttore artistico Ezio Nannipieri – Quanto alle canzoni, temo che cercare di tratteggiarle per linee generali significherebbe fare loro un torto: direi che ciascuna ha un’indole e una fragranza proprie, che spero risulti bello andare a scoprire e gustare in prima persona”.

Le canzoni dei 18 finalisti andranno a comporre il CD compilation della XXXIII edizione, realizzato in collaborazione con CNI. Nel corso del mese di maggio, Rai Radio accoglierà i brani nell’ambito della propria programmazione, parallelamente produrrà una serie di sei podcast, dedicati all’approfondimento delle storie dei giovani artisti e artiste in concorso, disponibili on demand su Rai Play Sound. Alla proclamazione degli 8 vincitori si giungerà in base alle indicazioni di Musicultura, che si riserva l’individuazione di due vincitori, e alle scelte insindacabili del prestigioso Comitato Artistico di Garanzia di Musicultura, che designerà i restanti 6 vincitori.

Nell’edizione in corso il Comitato Artistico di Garanzia è composto da Vasco Rossi, Roberto Vecchioni, La Rappresentante di Lista, Enzo Avitabile, Claudio Baglioni, Francesco Bianconi, Giorgia, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Sandro Veronesi, Niccolò Fabi, Dacia Maraini, Gaetano Curreri, Maria Grazia Calandrone, Luca Carboni, Alessandro Carrera, Guido Catalano, Ennio Cavalli, Diego Bianchi, Teresa De Sio, Francesca Archibugi, Mariella Nava, Antonio Rezza, Enrico Ruggeri, Tosca, Paola Turci, Ron.

Gli 8 vincitori di Musicultura 2022 saranno protagonisti nel prossimo mese di giugno, assieme a importanti, stimati ospiti italiani ed internazionali, delle serate di spettacolo finali del Festival, all’Arena Sferisterio di Macerata, in diretta su Rai Radio 1. Lì sarà il voto del pubblico a eleggere il vincitore assoluto del Concorso, al quale andrà il Premio Banca Macerata di € 20.000. Verranno inoltre assegnati la Targa della Critica Piero Cesanelli (€ 3.000), il Premio AFI (€ 3.000), il Premio per il miglior testo (€ 2.000) e il Premio (€ 10.000) per la realizzazione di un tour, con il sostegno di NuovoImaie.

Come sono andate le Audizioni Live di Musicultura 2022

Con le Audizioni Live di Musicultura 2022, dopo due anni di attesa, torna finalmente il pubblico in sala ma soprattutto tornano gli occhi puntati sul palco e gli applausi sonori che si diffondono per tutti i palchetti e tra la platea.

Una maratona musicale, un emozionante viaggio tra le variegate realtà musicali del paese che ha coinvolto non solo le 61 proposte di questa edizione ma oltre 277 musicisti e più di 3000 spettatori che hanno gremito il Teatro Lauro Rossi di Macerata.

I dati social hanno registrato 613.000 visualizzazioni delle 10 dirette streaming, 1.100,000 persone raggiunte e un valore di impression pari a 1.800.000. A cui si aggiungono collegamenti in diretta col Tgr Rai Marche e coi GR Rai nazionali, i 112 articoli e le 251 le citazioni sui principali giornali italiani e riviste musicali e, infine, gli oltre 200 articoli pubblicati on line.

Con il pubblico tornano in teatro anche le sorprese: per il taglio del nastro, nella prima serata di Audizioni, ci siamo fatti aiutare da Cristina Donà mentre sono ritornate a Macerata e sul palco di Musicultura anche Irene Grandi e Paola Minaccioni.

 

Già alla chiusura del bando di concorso, Musicultura 2022 si è annunciata come un’edizione da record: infatti, si sono iscritti alla XXXIII edizione del festival ben 1.086 artisti esordienti provenienti da tutta Italia.
Dopo un ascolto attento degli oltre duemila brani, le 61 proposte artistiche ritenute più meritevoli sono state convocate a Macerata per esibirsi dal vivo, davanti alla giuria del festival. Alcuni dati statistici possono aiutare a tracciare meglio il profilo dei partecipanti a questa edizione del Festival: l’80% sono solisti, il restante 20% band; il  35%  ha già partecipato al concorso; tra  le regioni più rappresentate troviamo al primo posto il Lazio, seguito dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna; mentre il range anagrafico va dai 18 ai 64 anni. È da registrare l’aumento della partecipazione delle cantautrici, il 33% sui 1086 iscritti, un dato significativo tenendo conto delle recenti analisi sul gender-gap.

Guarda tutte le esibizioni delle Audizioni Live

 

 

 

Sciuscià: ultimi due appuntamenti delle Audizioni live al Teatro Lauro Rossi di Macerata

La copertina della penultima serata delle Audizioni Live al Teatro Lauro Rossi di Macerata è un monologo del Professore Walter Costantini sul valore delle parole nel contesto teatrale, definito dallo stesso docente come “il luogo dell’ascolto, della visione, dell’osservazione”. Citando vari studiosi e filosofi, da Socrate a Chomsky passando per Freud e Heidegger, Costantini racconta la vastità, la bellezza e la maestosità della lingua italiana e del linguaggio. Poi, spazio alle esibizioni.

Walter Costantini

Con più di vent’anni di carriera alle spalle, Luca Maggiore è il primo artista a calcare il palco.Propone brani interpretati da una voce calda e un timbro graffiante; uno è dedicato al figlio Andrea, nome che funge anche da titolo del pezzo, ed è accompagnato da una dichiarazione d’amore: «Il giorno più bello della mia vita è stato quando è nato mio figlio».
Il secondo artista è il genovese Guglielmo Perri, in arte G Pillola perché – spiega – i suoi brani «raccontano pillole di vita». Le sue canzoni sono infatti caratterizzate dalla narrazione di momenti di quotidianità e surfano tra le onde della musica italiana degli anni ’70 e ’80, dell’indie rock europeo e del pop francese.
Ed è proprio la musica francofona ad accompagnare l’esibizione di giuliettacome, che dichiara di ispirarsi per la sua produzione ad alcuni artisti belghi. «Musicultura – racconta alla giuria del Festival- è stata la spinta per farmi esibire dal vivo. Non ho mai cantato live le mie canzoni, questa è la mia prima volta».

Emit è il quarto artista a salire sul palco del Teatro Lauro Rossi di Macerata. L’autenticità della sua performance, la particolare leggerezza d’animo che lo contraddistinguono e la semplicità dell’arrangiamento musicale dettato dall’uso di una sola chitarra lo fanno subito entrare in sintonia col pubblico, che lo premia, infatti, assegnandogli a fine serata la Targa Banca Macerata.

Emit vince la Targa Banca Macerata

Penultina performance è quella di Sir Jane, cantautrice bolognese i cui brani sono caratterizzati da “un’epicità guerresca”, come sostenuto dal membro della giuria Stefano Bonagura. A seguito di un periodo difficile vissuto dall’artista, il pezzo Trigger descrive la «necessità di dare un nome e una parte al nemico. Non lo puoi sconfiggere, non lo puoi uccidere, ma lo puoi integrare».
La serata volge al termine con le canzoni di Ganugi, cantautore e polistrumentista di Prato che ha intrapreso due anni fa il suo percorso da solista e porta sul palco brani di poesia improvvisata, resisingolari dalla forte espressione emotiva del cantante, che nella sua biografia si definisce come uno degli ultimi poeti estemporanei in ottava rima.


È quasi tempo di saluti. Siamo infatti giunti all’ultimo appuntamento con le Audizioni Live di Musicultura 2022 e il Festival ringrazia il suo nutrito staff riservandogli uno spazio sul palco. Così, uno scrosciante applauso del pubblico accoglie organizzatori e collaboratori della manifestazione ringraziandoli per il loro lavoro. Poi, protagonista torna a essere la musica.

Ad aprire lo spettacolo è Paolo Toschi, in arte Apu, che spiega come la sua scrittura e la sua composizione siano state ispirate da racconti di persone a lui vicine. L’urgenza di comporre strofe dedicate alla donna che aveva sognato, per esempio, lo ha spinto alla sua totale immedesimazione nel brano.
È poi il momento di Martina Vinci, che con grande introspezione regala alla platea Cielo di Londra, mescolando basi elettroniche al timbro più scuro del pianoforte. L’intimità è la chiave di lettura della sua musica: «Ho vissuto talmente tanto le urla e la rabbia – spiega – che ho capito come non ci sia bisogno di quelle per comunicare: a volte le cose arrivano di più se le si dice con le parole giuste».
Tanto diversi quanto ugualmente immersivi sono il metodo di scrittura e l’approccio al palco di Pecci, producer e insegnante di canto che si presenta con Armageddon e Ombelico di Venere, brani più volte rimaneggiati musicalmente e perfezionati – racconta intervistato dai membri della giuria- in un continuo percorso di studio e sperimentazione.

Tano e l’Ora d’Aria scalda il teatro con Gli impavidi, «scritta per chi non sa come fare e ha bisogno di coraggio». L’arte del canto e quella della recitazione sono ben radicate nella sua persona, mezzi essenziali per la scoperta di sé e la narrazione «dell’avventura epica della vita dell’artista» o, più in generale, dell’essere umano.
Quarta proposta dell’ultima serata è Stefania Tasca. Con voce calibrata, potente ma sobria, la cantautrice, polistrumentista e produttrice rapisce la giuria e il pubblico attraverso l’interpretazione dei brani Castelli di sabbia e Vetro. È proprio la sua sobrietà nel mettersi a nudo, secondo i giurati, il punto forte delle sue esibizioni.
I Maestral calcano per ultimi il palco delle Audizioni. Con l’intento di suonare dal vivo la musica veneziana, rielaborata e arricchita dalle contaminazioni musicali di ciascun componente del gruppo, approdano sul palco del Festival proponendo alcuni brani esplicativi di un percorso intrapreso nel 2019.

È Stefania Tasca ad aggiudicarsi la Targa Banca Macerata.

Stefania Tasca vince la Targa Banca Macerata


 

Sciuscià: proseguono gli ascolti degli Audizionati a Musicultura 2022

I brividi di esibirsi sul palco di un teatro storico così gremito, davanti alla giuria d’ascolto del Festival e a quella universitaria, entrambe attentissime: queste sono le Audizioni Live, questa è l’emozione di Musicultura. Anche questa seconda settimana Teatro Lauro Rossi continua all’insegna della musica d’autore con nuove e vecchie conoscenze.

A dare il via all’appuntamento del 3 marzo è la band Popforzombie. Dopo l’ incontro con Max Casacci dei Subsonica, che ha prodotto, registrato e mixato il loro primo EP, Cose Piccole, cantano sul palco di Musicultura Canzone inutile e Reitia. Nonostante le melodie malinconiche rock-pop, ‘cerchiamo di utilizzare l’ironia in tutto quello che facciamo – afferma il frontman – anche perché non siamo più così giovani dal punto di vista musicale’. La seconda artista a esibirsi è la cantautrice Sara Loreni. Dopo le esibizioni alla XVIII e XXV edizione del concorso, l’artista parmigiana approda quest’anno al Teatro Lauro Rossi con un mix innovativo di suoni elettronici e acustici. L’esperienza con Capossela nel 2020 e la performance nel progetto The sky in a Room le hanno permesso di mescolare un po’ le carte in tavola e creare così il suo nuovo sound. Il brano Eroticamente ha attirato l’attenzione della giuria per le frasi d’impatto e la tematica trattata: ‘Oggigiorno il tema dell’erotismo viene trattato in modo molto pornografico,  – dichiara la performer – quando in realtà è spesso una questione mentale’.  Si cambia registro con Luigi Friotto, classe 1981, che presenta sul palco di Musicultura un’esibizione mistica, tra musica e poesia, con i suoi brani Villana Pianura e Tutte le stelle dell’altro polo. Il secondo in particolare spicca per la scelta di musicare il XXVI Canto dell’Inferno dantesco. ‘Sono molto legato ai simbolismi, per questo mi sono permesso di utilizzare Dante. Avevo bisogno di un passaggio graduale che mi portasse dai massimi sistemi a quell’isola bizzarra che è l’uomo’.

Racconti d’infanzia e un folk nostalgico, ciò che ha portato sul palco di Musicultura il cantautore e chitarrista Vena. ‘I valori che ci hanno tramandato, spesso sono nella realtà dei disvalori. –  ha dichiarato il musicista milanese – Per me è stata una presa di coscienza dolorosa’. In Brianza l’artista ha deciso di denunciare i valori malsani della società moderna grazie a un arrangiamento live sorprendente. Giovane ed esplosiva, Valentina Brozzu ha saputo poi sorprendere il pubblico di Musicultura con le canzoni Sbronza e Dinamite. ‘L’incontro con la chitarra ha fatto sì che dentro di me scattasse qualcosa. – afferma la cantautrice meneghina – Dal nulla ho sentito l’urgenza di scrivere’. L’artista ha portato al Lauro Rossi la sua vocalità sobria e determinata, che finisce per stupire la giuria con un suo twist punk-rock. Gli ultimi a esibirsi sono i Toolbar, che approdano sul palco maceratese direttamente dal garage affittato nell’Alto Garda Trentino. Catturano il pubblico con Sedia e lo stupiscono con Borghese, canzoni senza peli sulla lingua, contaminate da vari generi musicali come la new wave e l’r&b. ‘Nel flusso creativo della scrittura non ci diamo nessun freno; – afferma il cantante del gruppo – partiamo sempre dalle basi strumentali, per poi mischiare le nostre influenze nel testo della canzone’.

Nella settima serata di Audizioni, grazie anche alla partecipazione attiva sui social, la Targa Banca Macerata viene assegnata a Vena.


Altro giro, altro corsa alle Audizioni Live di Musicultura: tanta nuova musica emergente da ogni angolo d’Italia per questo venerdì di spettacolo con il pubblico maceratese.

Il primo della serata a esibirsi è stato il cantautore Effenberg , con i brani PresepeIl cielo era un corpo coperto, entrambi contraddistinti da uno storytelling ben strutturato e melodie dolci, perfetti per descrivere i temi sociali trattati. Il cantautore romano Lorenzo Disegni è il secondo artista in gara della serata, ritornato dopo la partecipazione alla scorsa edizione del festival, con due brani dal sapore nostalgico e romantico, Oi Mà e 70.  ‘Ho notato che c’è sempre un po’ di difficoltà a categorizzare la mia musica, – afferma Lorenzo – quindi forse sono riuscito a non ricalcare schemi predefiniti’. La terza proposta della serata è Valeria Sturba, una talentuosa polistrumentista con un elegante stile di canto. Porta a Musicultura due brani molto diversi tra loro, Antiamore e Mille. All’interno dei suoi testi e dei suoi arrangiamenti emerge esperienza e maturità come improvvisatrice e sperimentatrice.

Prosegue la serata con caspio, il quarto artista a esibirsi sul palco di Musicultura. ‘Serve un po’ di futuro – spiega l’artista alla giuria – e credo sia difficile vederlo in questo momento’. Non a caso i suoi brani si intitolano Domani e Mai. Quella del musicista triestino è una voce acuta e sincera che, accompagnata dal suono secco del rullante,  trasporta in un viaggio attraverso i ricordi. Milanese di origini salentine, la quinta cantante della serata è Sofia Rollo. Dopo l’esordio a X-Factor l’artista giunge al Teatro Lauro Rossi con due canzoni dallo stile urban-pop misto jazz, Da Sola e MaleBene. ‘Ho iniziato a scavare alla ricerca di un suono che convincesse in primis me stessa, dando il giusto spazio anche ai miei musicisti’. L’ultimo a esibirsi nell’ottava serata delle Audizioni Live è il rapper torinese THEMORBELLI, formatosi all’interno del panorama rap underground anni ‘80. L’artista  reinterpreta l’hip-hop vecchia scuola in chiave moderna, grazie all’esperienza maturata in quasi 50 singoli.

Il rettore dell’Università di Camerino, Claudio Pettinari, conclude la serata con la consegna della Targa Banca Macerata alla vincitrice di questa sera, Sofia Rollo.