Al via Lunaria 2019

Lunaria 2019 dà appuntamento al suo meraviglioso pubblico con un’edizione speciale, in programma a Recanati, nello scenario di Piazza Leopardi, il 31 luglio e l’8 agosto prossimi. In scena La Compagnia di Musicultura (31 luglio), con lo spettacolo “Viaggiar cantando – canzoni e canzonette” ed una vera star della musica internazionale Noa (8 agosto). Entrambi gli spettacoli saranno ad ingresso libero.

Ideata dall’Associazione Musicultura, sostenuta dal Comune di Recanati e con la collaborazione di Amat, Lunaria caratterizza da oltre venti anni le estati della cittadina leopardiana. La rassegna si è conquistata nel tempo la fiducia del pubblico con scelte artistiche che la distinguono dai consueti circuiti dei concerti estivi. Dopo dieci anni di serate memorabili condivise con l’amministrazione Fiordomo, l’oggettiva ristrettezza dei tempi di programmazione imposta dalle recenti elezioni poteva effettivamente mettere a rischio l’edizione 2019, che invece ci sarà.

“Il nuovo Sindaco Antonio Bravi e l’assessore alle Culture Rita Soccio ci hanno convocato a ridosso del loro recente insediamento per comunicarci la volontà di assicurare nei prossimi anni ulteriore slancio alla formula della rassegna; in merito abbiamo idee precise ed originali, nei prossimi mesi le fisseremo in un progetto culturale e spettacolare definitivo, tagliato su misura su una città come Recanati, che è giusto sia in ogni mossa all’altezza della sua peculiare identità” racconta il vicepresidente di Musicultura Ezio Nannipieri. “Contestualmente – aggiunge il direttore artistico Piero Cesanelli – ci è stato chiesto di fare il possibile, nonostante i ridottissimi tempi organizzativi, per non privare l’imminente estate 2019 delle notti magiche di Lunaria. Pensiamo di esserci riusciti e che il pubblico di Lunaria non rimarrà deluso, il cartellone condensa in due appuntamenti speciali il DNA della rassegna”.

La Compagnia


La Compagnia e la straripante energia che l’amato ed acclamato Ensemble tutto made in Marche profonde nei live accenderanno Piazza Leopardi mercoledì 31 luglio, a distanza di quattro anni dall’ultima partecipazione del gruppo alla rassegna.  In scena uno spettacolo mai rappresentato prima a Recanati: “Viaggiar cantando, canzoni e canzonette”, ideato e diretto da Piero Cesanelli e scritto insieme a Carlo Latini. Lo show racconta – in bilico tra racconto, suggestioni video ed emozionanti canzoni, come ad esempio “Torpedo blu”, “Nuvolari”, “Topolino amaranto” – i mille modi in cui l’evoluzione dei mezzi di trasporto ha scolpito negli ultimi cento anni l’immaginario della società in cui viviamo. Sul palco Adriano Taborro (chitarre violino mandolino), Paolo Galassi (basso e mandolino) Andrea Casta (voce, chitarra, armonica), Riccardo Andrenacci (batteria), Chopas (voce e chitarra), Marumba, (tastiere) Alessandra Tamburrini (piano), Roberto Picchio (fisa), Bobby Bottegoni (sax), Tony Felicioli (sax), Alessandra Rogante, Elisa Ridolfi, Valentina Guardabassi, Francesco Caprari (voci), Giulia Poeta e Maurizio Marchegiani (narratori), Andrea Pompei (contributi video).

Noa


Lunaria 2019 conferma anche la vocazione della città di Recanati ad essere sempre più punto di approdo di grandi artisti internazionali. Dopo le leggende di Solomon Burke, Joan Baez, Graham Nash questa volta è NOA a rispondere sì all’invito di Musicultura e ad eleggere giovedì 8 agosto Lunaria e Piazza Leopardi a location di una delle sue poche apparizioni italiane dell’estate. Siamo al cospetto di una delle voci internazionali più emozionanti, un’artista unica capace di cambiare ed evolversi in ogni progetto, mantenendo sempre il suo tratto distintivo elegante e raffinato. Cresciuta artisticamente sotto la guida di maestri come Pat Metheny e Quincy Jones, Noa ha collaborato con artisti del calibro di Stewie Wonder e Sting. Cresciuta tra Yemen, Israele e Stati Uniti, Achinoam Nini in arte Noa, è cantautrice, poeta, compositrice, percussionista, madre di tre bambini e convinta ed importante sostenitrice, nel suo Paese e nel mondo, delle ragioni del dialogo e della pace. Insieme al suo storico collaboratore musicale Gil Dor, ha pubblicato 15 album – l’ultimo dei quali “Letters To Bach” prodotto dal leggendario Quincy Jones – e si è esibita nei luoghi più importanti e prestigiosi del mondo come la Carnegie Hall e la Casa Bianca e ha cantato per tre Papi. La sua è una musica che va oltre i confini di genere musicale e di lingua, che parla ai cuori delle persone creando punti di contatto ed evocando emozioni forti, non passeggere. Ad accompagnare Noa (voce e percussioni) saranno Gil Dor (chitarre e direzione musicale), Or Lubianiker (basso elettrico) e Gadi Seri (percussioni).

INTERVISTA. Ernesto Assante ospite de La Controra: “Musicultura, il festival che continua a resistere”

Era il 1979 quando Ernesto Assante iniziò a scrivere di musica per La Repubblica; da quell’anno tante sono state le vicende, le esperienze, gli incontri che hanno consacrato il giornalista come critico musicale tra i più importanti e influenti del nostro Paese, riconosciuto per stima, dedizione verso il proprio mestiere e per il suo grande bagaglio culturale.

Nella sua carriera, oltre alla carta stampata, anche radio, televisione e da poco tempo la cattedra universitaria, che gli consente di regalare i suoi aneddoti ad un pubblico nuovo, forse lontano da alcuni modi di concepire, ascoltare, fruire della musica di una volta, come quella degli anni ’60, dell’epoca hippie, della voglia di rivoluzionare il mondo attraverso l’arte, che Assante ha raccontato in Woodstock ’69. Rock revolution, libro che ha presentato in occasione de La Controra di Musicultura e in questa intervista, realizzata dalla redazione di Sciuscià.

Giornalista per la carta stampata, per la radio, per la televisione e ora anche docente universitario. Ci parla di questa sua esperienza e di quanto abbia influito l’approccio diretto con i ragazzi, nell’esplorazione di nuovi orizzonti musicali?

Sono stato docente universitario per circa 5 anni; ora insegno al master di critica dello spettacolo all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica “S. d’Amico”. È magnifico essere a contatto con gli studenti, dà soddisfazione. Trovo che, superata una certa età e avendo fatto una lunga serie di esperienze, condividerle con dei ragazzi sia la cosa migliore; in più durante le lezioni ho modo di rivivere di nuovo certe sensazioni. Se mi avessero pagato abbastanza, probabilmente lavorerei solo come professore.

In un recente articolo di Repubblica.it racconta come nasce la sua passione per il giornalismo musicale: dalla lettura spassionata di quello che l’epoca musicale forniva, al ritaglio dei settimanali, poster appesi in camera, recensione di concerti mai visti. Che consiglio si sente di dare a tutti coloro che vogliono intraprendere la sua professione?

Bisogna avere l’atteggiamento degli artisti e non dei giornalisti. Questo è un mestiere che non porta necessariamente guadagno, ma incredibile soddisfazione! Credo che ovviamente sia il lavoro più bello del mondo, che però va alimentato con grande dedizione. Nella vita ho non ho mai fatto nient’altro che questo. Un consiglio? Fare ciò che si ama, accettando qualsiasi conseguenza del caso.

Woodstock ’69. Rock revolution ripercorre lo sconvolgimento musicale e culturale che questa manifestazione mondiale ci ha lasciato. Secondo lei, in Italia, quanto c’è ancora di quell’ ideale di Woodstock?

Niente, nella maniera più totale. Ma anche tanto se si pensa a tutti quelli che immaginano ancora, anche se in minoranza, che il mondo possa essere cambiato in meglio. Speranza coltivata nel seme gettato dai quei tre giorni di Festival.

Partito su Repubblica.it in forma di scommessa folle, ora il format Webnotte è un appuntamento fisso con il popolo della rete, alla scoperta di storie musicali, dei personaggi della nuova musica e di quella di un tempo.  Come nasce il progetto?

Nasce da semplici gesti: prendo in mano il mio smartphone, lo accendo quando mi pare e metto online ciò che ritengo interessante senza imporre alla gente di assistere a qualcosa di bello, ma ordinando all’artista di suonare in una condizione semplice, come se fosse a casa mia. Webnotte ha i presupposti simili a quelli di Musicultura, ossia dare ai giovani l’opportunità di esibirsi al pubblico di Repubblica.it. Il progetto nasce perché ero insoddisfatto dalla musica italiana degli ultimi vent’anni, noiosa, che ora sto rivalutando grazie ad artisti che non necessariamente mi piacciono, ma che stimo per la passione verso ciò che fanno, per il loro impegno. Tutto questo va valorizzato e sostenuto.

Nel 2014 è stato a Musicultura come giornalista, per raccontare il Festival e coglierne i retroscena. Com’è stato ritornare?

Sono entrato in contatto con Musicultura in una delle sue prime edizioni, a Recanati. Ora torno da ospite, da intervistato e non da intervistatore: tutto ciò mi diverte, perché sono chiaramente un egocentrico, considerando il lavoro che svolgo. Mi gratifica che la mia firma sia riconosciuta e faccio finta di essere modesto, ma dentro di me sono presuntuosissimo. Tornando al festival, credo sia molto bello che da trent’anni un pubblico attento, la città, le persone che ci lavorano e che mostrano passione siano fedeli alla rassegna, con passione. Musicultura continua a resistere, nonostante le condizioni che questo Paese vuole imporci.

INTERVISTA. Carlo Massarini a La Controra 2019: “Vi racconto il rock dagli absolute beginners ad oggi”

Il sabato de La Controra ripercorre La fine del sogno, quello dei Beatles, con un grande giornalista, conduttore televisivo e radiofonico: Carlo Massarini. Un artista completo che ricordiamo soprattutto, ma non solo, per Mister Fantasy – Musica da vedere Non Necessariamente, trasmissioni televisive dedicate al rock e in particolare al concetto di videoclip.

Massarini ha rivoluzionato il modo di concepire la musica attraverso le immagini, dedicando la sua carriera allo studio di nuove tecniche cinematografiche e alla grafica computerizzata, che hanno segnato la storia dei video musicali. Nel 2009, a 25 anni di distanza dall’ultima puntata di Mister Fantasy, pubblica Dear Mister Fantasy, fotolibro sugli anni ’70 e ’80, periodi storici che ha raccontato come fotografo e giornalista musicale: un” diario di bordo” per rivivere il rock dell’epoca attraverso parole e immagini, le stesse che il giornalista ha presentato alla redazione di Sciuscià, in questa intervista.

La sua trasmissione Mister Fantasy è stata la prima trasmissione italiana a riprodurre videoclip musicali: cosa ha cambiato il linguaggio del video nel rapporto tra ascoltatori e musica?

Il linguaggio del video ha cambiato il rapporto che l’ascoltatore aveva con la musica e con i musicisti. Si tratta di una rivoluzione: Mister Fantasy nasce come strumento promozionale per poter mandare in diretta televisiva gli artisti senza la loro necessaria presenza fisica. Questo cambiamento venne inizialmente adottato dai Beatles, dai Rolling Stones, dai Quee che volevano mostrare  una loro ulteriore dimensione, quella di protagonisti di mini documentari. La realizzazione delle clip divenne così, gradualmente, un’abitudine che Mister Fantasy ha voluto evidenziare. Fu l’impronta di Paolo Giaccio ad approfittarne per farci un programma vero e proprio, per esplorare il mondo del video nelle sue innumerevoli e continue sfumature: video-arte, video-moda, video-architettura. Si creò un’idea onirica della realtà.

Il videoclip ha acquisito sempre più una maggiore importanza, diventando un elemento costitutivo del prodotto musicale, quasi quanto la musica stessa: l’avvento di Internet ha amplificato una tendenza già in atto o ne ha creata una nuova?

Internet è stato importante perché, al di là dell’avere una banca dati pazzesca, ha anche fornito ai musicisti la possibilità di esprimersi in modi diversi. Ci sono stati siti strumentali per la scoperta di nuove band e seguaci, che identificandosi con questi gruppi emergenti, hanno contribuito a costruire quello che oggi definiamo il “social”; ciò ha permesso una cambiamento nel rapporto tra musicisti e pubblico.

Oggi è a Musicultura per parlare dei Beatles: sono state le divergenze musicali a farli allontanarli o quell’invadente successo e tutto ciò che gravitava intorno a loro?

È un insieme di cose. In questa risposta, occorre indubbiamente menzionare Yoko Ono. Lei rappresenta quella forza decisionale mancata a John Lennon, arrivando a chiuderlo in una sorta di bolla autoreferenziale, fino ad allontanarlo dal gruppo. La sua presenza inizia a diventare sempre più fastidiosa: dall’intervento nelle incisioni fino a metterlo in difficoltà con gli altri membri della band. Lo scioglimento de “i quattro di Liverpool” è dovuto anche dal manager americano, Allen Klein, che iniziò a lavorare con la band, impressionando Lennon per la profonda conoscenza dei suoi lavori (recitò a memoria il testo di molti dei suoi brani). Proprio per la sua elevata preparazione, John convinse George Harrison e Ringo Starr che Klein era l’uomo giusto per loro. McCartney, però, dissentì e si rifiutò di firmare un accordo, mandando su tutte le furie i suoi tre compagni di gruppo. Questo fondamentale disaccordo portò allo scioglimento della band. Tutto ciò che è stato fatto dopo, non ha mai raggiunto la consistenza e la continuità di quanto fatto prima, artisticamente.

Secondo lei bisogna guardarsi nostalgicamente indietro, tra le grandi leggende del rock, per trovare gli innovatori o gli “absolute beginners” ci sono ancora oggi?

Per saper rispondere a questa domanda bisognerebbe avere il senso della prospettiva. Ovviamente gli innovatori pescano sempre dal passato. Tutti i grandi della musica hanno un punto di riferimento solido dal quale partire. Non nascondo, però, che anche adesso ci sono proposte interessanti, ma serve una certa distanza storica per giudicarle fino in fondo.

Da giornalista e conduttore radiofonico, quale domanda porrebbe agli 8 vincitori di Musicultura?

Istintivamente chiederei che visione hanno del loro percorso. Quanto hanno intenzione di mettersi in discussione? Quanto sono artisti e quant’è profonda la loro visione in questo momento? Mi piacerebbe sapere da loro dove vogliono arrivare: è importante darsi obbiettivi con una scadenza, avere una solidità interiore.

Francesco Lettieri è il vincitore assoluto di Musicultura 2019

  • Francesco Lettieri vince il premio assoluto Musicultura 2019.
  • Enzo Savastano si aggiudica il premio della critica.
  • Tra gli ospiti, Angelique Kidjo, Daniele Silvestri, Rancore, Carlotta Natoli.

Luci accese sul palco dello Sferisterio di Macerata per la serata finale della trentesima edizione di Musicultura. È la voce di Enrico Ruggeri che intona Quello che le donne non dicono a dare il benvenuto al pubblico, che accoglie con un caloroso applauso anche Natasha Stefanenko, altra conduttrice del Festival della Canzone Popolare e d’Autore.

Francesco Lettieri – La mia nuova età

Francesco Lettieri è il primo vincitore del concorso ad esibirsi con La mia nuova età.

Francesco Lettieri - Musicultura 2019 - la finalissima
Francesco Lettieri canta La mia nuova età

Lavinia Mancusi – Ninù

Subito dopo, tocca alle sonorità gitane di Ninù, canzone che accompagna in gara Lavinia Mancusi.

Lavinia Mancusi - Musicultura 2019 - la finalissima
Lavinia Mancusi canta Ninù

Carlotta Natoli

Parola a Carlotta Natoli, la prima ospite della serata finale, che intrattiene l’Arena con un estratto di La guerra è finita di Achille Campanile. «L’acustica del luogo è meravigliosa, all’inizio ero quasi intimorita: questo è un posto unico», afferma l’attrice parlando dello Sferisterio.

Carlotta Natoli
Carlotta Natoli

Mirkoeilcane

A seguire una bella sorpresa: Natasha Stefanenko saluta Mirkoeilcane, vincitore assoluto di Musicultura nel 2017.

Natasha Stefanenko saluta Mirkoeilcane
Natasha Stefanenko e Mirkoeilcane

Francesco Sbraccia – Tocca a me

Tocca a me è il brano con cui si esibisce il terzo vincitore di Musicultura, Francesco Sbraccia. E tocca proprio a lui.

Francesco Sbraccia - Musicultura 2019 - la finalissima
Francesco Sbraccia canta Tocca a me

Gerardo Pozzi – Badabum

Con Badabum è la volta di Gerardo Pozzi, quarto ed ultimo vincitore della XXX edizione del Festival.

Gerardo Pozzi - Badabum
Gerardo Pozzi canta Badabum

Daniele Silvestri

Dopo un breve intervento da parte di John Vignola e Radio1 Rai, è il momento del secondo ospite della serata: Daniele Silvestri, che si abbandona all’interpretazione di tre pezzi della sua discografia: Le navi, La mia casa e Prima che.

Daniele Silvestri si esibisce sul palco dello Sferisterio
L’esibizione di Daniele Silvestri

RVM

Dopo uno scambio di battute con il pubblico, Natasha Stefanenko lancia un simpatico RVM che mostra come i quattro finalisti se la sono cavata nell’apprendimento del dialetto marchigiano.

I 4 vincitori ed Enrico Ruggeri in Unplugged

La serata continua con un talk musicale durante il quale i 4 vincitori, insieme ad Enrico Ruggeri, omaggiano Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Ivan Graziani e Rino Gaetano.

L'unplugged di Ruggeri assieme ai 4 vincitori di Musicultura 2019
L’unplugged di Ruggeri assieme ai 4 vincitori di Musicultura 2019

Si arriva così al momento dell’intervallo, durante il quale spetta al pubblico maceratese, grazie alle apposite schede di voto, decretare il vincitore assoluto della XXX edizione di Musicultura.
Il dado è tratto.

Enzo Savastano vince il Premio della Critica

Lo spettacolo riprende; John Vignola invita sul palco il Sindaco di Macerata Romano Carancini e la giornalista Carlotta Tedeschi per consegnare il “Premio della critica” ad Enzo Savastano, che con Le mogli dei cantanti famosi si è aggiudicato il favore della sala stampa.

Enzo savastano vince il premio della critica
Enzo savastano vince il premio della critica

Rancore

Natasha Stefanenko ed Enrico Ruggeri annunciano poi l’esibizione del terzo ospite della serata: Rancore si esibisce con Arlecchino e Questo pianeta, per concludere duettando con Daniele Silvestri in Argento vivo.

Daniele Silvestri e Rancore cantano "Argento vivo"
Daniele Silvestri e Rancore cantano Argento vivo

Angelique Kidjo

La finale prosegue con l’ingresso sul palco di Angelique Kidjo. Il pubblico dello Sferisterio è tutto in piedi; canta e balla a ritmo di La vida es un carnaval, Once in a lifetime e Pata pata.

Angelique Kidjo si esibisce sul palco dello Sferisterio durante Musicultura 2019
Angelique Kidjo si esibisce sul palco dello Sferisterio

Francesco Lettieri è il vincitore di Musicultura 2019

Ed eccolo qui, il momento più atteso della serata: i quattro artisti in concorso tornano sul palco per la proclamazione del vincitore assoluto della trentesima edizione di Musicultura: Francesco Lettieri!

Francesco Lettieri è il vincitore assoluto di Musicultura 2019
Francesco Lettieri è il vincitore assoluto di Musicultura 2019

INTERVISTA. A La Controra di Musicultura, da De André a The André

The Andrè è un vero fenomeno del web, che prende ispirazione dall’amore per la musica di Faber. Proprio da questa premessa, nasce l’idea dell’artista di interpretare i brani degli autori oggi più in voga nel genere trap, imitando la voce di Fabrizio De Andrè.

Vanta oltre 4 milioni di visualizzazioni su Youtube  e si sta affermando sempre di più nella scena artistica, come un progetto innovativo, ironico, intelligente. Venerdì 22 Giugno The André è stato il protagonista di un talk show condotto da John Vignola a La Controra di Musicultura e, per l’occasione, ha intonato delle cover più significative del suo album Themagogia.

Ad incuriosire il pubblico della rete è stata la sua identità mascherata. Come mai ha deciso di tenerla nascosta?

Il mio progetto nasce su Youtube senza un volto, con la pubblicazione di video le cui immagini illustravano i cantanti trap, autori dei brani che eseguivo imitando la voce di De André. L’intento era quello di preservare il più possibile l’illusione e la suggestione. Quando poi hop iniziato ad esbirmi dal vivo, ho voluto mantenere il mistero sulla mia identità, per non disturbare l’ascoltarore, per salvaguardare l’illusione della vocalità e della sonorità tipica di Faber.

Quindi, come nasce l’idea di cantare con una voce che somiglia incredibilmente a quella di De AndréÈ stata una sua idea o è il frutto di una collaborazione?

Il progetto nasce da alcuni scambi di messaggi vocali su WhatsApp tra me e un mio amico, in cui cercavamo di interpretare alla maniera di De André delle canzoni di Dalla e Guccini. Siamo approdati a Fabri Fibra e poi alla trap, genere musicale che viene considerato come il nuovo cantautorato. È nato tutto per gioco.

Vuole dunque dimostrare quanto la trap abbia delle radici cantautoriali o si tratta di un’operazione satirica, la sua?

In principio il mio intento era satirico, proprio per mettere in relazione due mondi che, almeno per il mio punto di vista, avevano poco in comune. Nell’approfondire poi la coscienza di questo genere, ho conosciuto artisti che hanno un approccio piuttosto serio nei confronti della musica; oserei dire in maniera “più artistica” (ride).

È per la prima volta ospite di Musicultura, in veste di ideatore di una nuova corrente musicale contemporanea o come unicum?

Non ho la presunzione di aver inaugurato nessuna corrente e non so se, ora come ora, esista qualcosa di simile al mio progetto. Di sicuro ci sono molti artisti che rivisitano i generi della trap e dell’indie in modo ironico.

Secondo lei in che modo oggi un cantautore può essere rivoluzionario e rompere gli schemi?

Una cosa che manca moltissimo nella musica mainstream contemporanea è l’impegno politico e sociale. Ad esempio l’indie è molto introspettivo, caratteristica che non è della trap. Forse l’impegno sociale potrebbe far la differenza, per diventare un cantautore rivoluzionario.

Musicultura XXX: è tempo di finalissima

Arena Sferisterio

Chi sarà il vincitore assoluto della trentesima edizione del Festival della Canzone
Popolare e d’Autore?

Lo scopriremo domani, domenica 23 giugno, quando Musicultura vestirà a festa
l’Arena Sferisterio di Macerata per la finalissima del concorso.

A contendersi il premio di 20.000 euro messo in palio da UBI Banca saranno
Francesco Lettieri, Lavinia Mancusi, Gerardo Pozzi e Francesco Sbraccia.

I quattro vincitori di Musicultura 2019
I quattro vincitori di Musicultura 2019 che parteciperanno alla finalissima

Ad accompagnarli sul palco Natasha Stefanenko ed Enrico Ruggeri, pronti ad
annunciare anche le esibizioni dei grandi ospiti protagonisti di questa serata
conclusiva: Daniele Silvestri, Rancore, Angélique Kidjo e Carlotta Natoli.

Natasha Stefanenko ed Enrico Ruggeri, presentatori di Musicultura 2019
Natasha Stefanenko ed Enrico Ruggeri, presentatori di Musicultura 2019

Diretta della finalissima

L’ultima serata del festival sarà trasmessa in diretta video sulla pagina Facebook di Musicultura e sulle pagine di Rai3, Radio1 Rai e SOS Villaggi dei Bambini – Italia e in radio sulle frequenze di Radio1 Rai.

Musicultura 2019 diretta finalissima

La Controra

Ultimi eventi anche per La Controra di Musicultura:

  • alle 18:00, presso il Centrale Plus, in Piazza della Libertà, appuntamento col giornalista Fausto Pellegrini per “Incanto. Viaggio nella Canzone d’Autrice”
  • alle 18:30, presso il Cortile di Palazzo Conventati, “A tu per tu con un’attrice a tutto tondo”: Carlotta Natoli
  • alle 18:45, in Piazza Cesare Battisti, Angélique Kidjo, la più importante voce della musica africana, si racconterà al pubblico maceratese.

Le esibizioni degli otto vincitori di Musicultura 2019

I video delle esibizioni all’Arena Sferisterio di Macerata degli otto vincitori di Musicultura 2019.


Francesco Sbraccia – Tocca a me

Una canzone che coglie l’attimo intenso di uno stato d’animo, la dolcezza di un bisogno di centratura interiore che predispone all’armonia.


Lavinia Mancusi – Ninù

Esoterico ed evanescente nella strofa il brano si scatena nel ritornello, che assume un andamento gitano. Compatti e partecipati l’arrangiamento e l’esecuzione.


Enzo Savastano – Le mogli dei cantanti famosi

La prima notizia è che è nato un cantante neomelodico sui generis, che conosce e pratica l’arte dell’ironia; la seconda notizia è che viene a spiegarci cos’è che fanno le mogli dei cantanti famosi.


Gerardo Pozzi – Badabum

Una canzone suonata, composta ed interpretata scegliendo la via del minimalismo. Testo criptico-poetico, che muove emozioni profonde.


Luca Bocchetti – Furius

Un talking blues romanizzato, con una voce che sottolinea una scelta interpretativa disincantata e moderna, in cui la chitarra acustica la fa da padrona.


Paolantonio – Questa assurda storia

Una canzone felicemente bilanciata, con una strofa discorsiva ed un riff che spicca per l’ariosa apertura melodica, ben valorizzata dall’arrangiamento.


Francesco Lettieri – La mia nuova età

Intimismo emozionante, la canzone concepita come una autoanalisi vestita di poetiche immagini, dove bastano tre note di piano ben suonate per accendere la sensibilità di chi l’ascolta.


Lo Straniero – Quartiere Italiano

La cura del suono e della pulsazione ritmica sono il marchio di fabbrica di una band che in presa diretta racconta un quartiere multietnico in pillole di vita quotidiana.

INTERVISTA. Detto Mariano a La Controra di Musicultura, per raccontare “Una musica lunga una vita”

Compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra, pianista, paroliere e produttore: Detto Mariano è un artista a tutto tondo. A lui, il compito di analizzare il legame che si crea quando la musica incontra la parola, durante l’evento “una Musica lunga una Vita”, che si è svolto mercoledì 19 Giugno a La Controra di Musicultura.

Ha fatto rivivere, con i suoi racconti, le pietre miliari della canzone d’autore, come L’immensità, Mi ritorni in mente, Acqua azzurra, acqua chiara. Marchigiano d’origine, Detto Mariano ha cavalcato la scena musicale fin da piccolo. Durante il servizio militare ha conosciuto Adriano Celentano e da quell’incontro, l’ascesa della sua carriera, consacrata da una miriade di arrangiamenti e di brani per cantanti famosi e colonne sonore di film ancora oggi trasmessi dalle maggiori emittenti nazionali.

L’incontro con Adriano Celentano ha segnato una svolta decisiva nella sua carriera: su quali aspetti musicali vi siete trovati subito in sintonia? Cosa ha fatto scattare la “scintilla”?

Io e Adriano Celentano ci siamo incontrati durante il servizio di leva e, in quell’occasione, siamo diventati amici. Ci siamo conosciuti in maniera rocambolesca o, come si dice oggi, “alla Celentano”. Morale della favola: la casualità ci fece incontrare perché lui guidava la jeep del capitano che doveva portarmi dall’ospedale militare al campo estivo. Tra noi è nata un’amicizia, che invece non è scattata con il gruppo che mi aveva affidato, I Ribelli, perché erano di estrazione rock, mentre io venivo dal Conservatorio. Loro avrebbero voluto farmi suonare il pianoforte anche con i piedi, come faceva all’epoca Jerry Lee Lewis; io, invece, consideravo questo gesto come un andare contro la religione: baciavo il pianoforte, non ci avrei mai messo i piedi sopra! È per questo motivo che mi hanno allontanato. Un altro episodio rocambolesco è il mio essere diventato l’“Arrangiatore ufficiale del CLAN”, nonostante fossi stato allontanato dal Gruppo. Celentano, per la casa discografica di sua proprietà, aveva già realizzato tutte le basi con un famosissimo arrangiatore ma, suo fratello Alessandro, aveva fatto in modo di farmi rifare una di esse: il brano intitolato “Sei rimasta sola”. Adriano, dopo aver ascoltato la nuova base, mi chiese di rifare col mio stile anche tutte le altre che aveva già pagato. Fu questo il meccanismo che, rocambolescamente, ha consacrato il mio ingresso nel Clan.

L’immensità, Mi ritorni in mente, Acqua azzurra, acqua chiara: ha costruito e arrangiato le musiche che calzano perfettamente con il senso profondo dei testi. Ci racconta il processo creativo di questi brani?

Sì, non era solo la musica a guidare le mie scelte emotive ma lo erano anche i testi. Tu citi Mi ritorni in mente, Acqua azzurra, acqua chiara delle quali oltre alla melodia non si possono non apprezzare i geniali testi di Mogol, come anche quello de  L’immensità (di cui tra l’altro sono anche co-compositore). E’ proprio questo che ho sottolineato, sia nella mia “Commedia Musicale Autobiografica” che nel talk show de La Controra, ovvero come si arriva da un semplice provino cantato (da Battisti in quel caso) con il solo accompagnamento della chitarra, alla versione completa di musica, testo e arrangiamento.

Arrangiatore, paroliere, pianista, produttore discografico ed editore musicale. Se dovessi definirti con una sola parola, quale sceglieresti?

Detto Mariano! Mi sembra una parola che comprende tutto. L’hai detto tu: sono un compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra, pianista, paroliere, produttore ed editore musicale.

Hai composto colonne sonore per il cinema e per i cartoni animati. Come cambia l’approccio tra la realizzazione di questi prodotti culturali?

Sono stato fortunato anche nel comporre le musiche per i cartoni animati come ad es. GundamJudo Boy, i film Il Bisbetico Domato, Mia moglie è una strega, tra i tanti. Il mio sito è www.dettomariano.com, che mi piacerebbe andaste a visitare: molti conoscono i titoli di alcune pellicole, senza conoscerne l’autore. Quando in sala avevo 90 elementi d’orchestra per lavorare su un film, accettando le proposte di alcuni produttori che mi chiedevano di realizzare le musiche per i cartoni animati, mi ritagliavo gli ultimi 15 minuti per creare le sigle che poi sarebbero state ascoltate da quei bambini, oggi quarantenni che, proprio per quello, sentono la differenza tra i prodotti musicali di allora e quelli di oggi.

Se un artista di Musicultura gli chiedesse qual è il segreto della canzone popolare che resiste ai cambiamenti del mercato musicale, cosa risponderebbe?

Non lo so, forse per un fatto generazionale. Conosco poco della musica popolare attuale e, anche se lo cerco, non trovo qualcosa che mi colpisce in modo particolare. Non è colpa mia se ho avuto a che fare con gente come Battisti, Mina, Celentano, Albano, Mario Del Monaco. Però, per contro, la canzone vincitrice di Sanremo 2019 (il suo interprete compreso) mi piace moltissimo: ha un testo innovativo, intelligente, una musicalità arabeggiante, compresi i quarti di tono inseriti in modo elegante!

INTERVISTA. “D’Annunzio: una vera rock star!”: Giordano Bruno Guerri a La Controra di Musicultura 2019

Giovedì 20 Giugno l’autorevole e carismatico storico Giordano Bruno Guerri ha presentato il suo ultimo libro Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzionea La Controra di Musicultura, nel cortile di Palazzo Conventati. Accademico, Presidente e direttore generale della Fondazione Vittoriale degli Italiani, Guerri si è raccontato al pubblico, ripercorrendo i tratti salienti della sua vita professionale e privata: la famiglia, gli interessi, le prime esperienze tv e l’amore per Gabriele D’Annunzio.

Il suo ultimo lavoro tratta la celebre presa di Fiume del Vate, che per sedici mesi fu teatro di cospirazioni, feste, beffe, battaglie, amori, in un intreccio diplomatico e politico sospeso tra utopia e realtà. Cercando di valorizzarne gli aspetti innovativi e inediti, l’autore ha sottolineato come quell’impresa non fu solamente il gesto plateale di un poeta esteta, ma fu anzitutto la realizzazione politica di una «controsocietà» sperimentale.

In questi giorni gli studenti stanno svolgendo gli esami di maturità, senza una prova puramente storica: ritiene che lo studio della storia non sia adeguatamente valorizzato nella scuola come nella società di oggi?

È gravissimo che la storia non sia prevista negli esami, in quanto è la conoscenza del nostro passato e consente di capire il presente e progettare il futuro. Senza questo tipo di apprendimento, un popolo è mutilato e non potrà capire da dove viene la propria cultura.

Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzioneè una delle tante opere in cui racconta le gesta e la vita del poeta Vate della letteratura italiana. Come nasce l’interesse per Gabriele D’Annunzio?

L’interesse per D’Annunzio nacque mentre lavoravo alla tesi di laurea, ricercando il materiale di cui avevo bisogno negli archivi del Vittoriale. In quel periodo decisi di voler scrivere un libro, che pubblicai quindici anni dopo.

L’impresa di Fiume, da come spesso viene raccontata, sembra aver avuto più che un valore storico uno estetico, considerato come il gesto di un letterato al centro dell’opinione pubblica. Quei 500 giorni che cosa hanno significato per la storia italiana?

In realtà è una credenza che deriva da un errore storiografico e fu sicuramente un gesto nazionalistico logico. Si pensi, ad esempio, al clima post primo conflitto mondiale, quello che D’Annunzio chiamava Quarta Guerra d’Indipendenza. Da quel momento, prese il via una rivoluzione sociale, politica ed economica, come dimostra la Carta del Carnaro, la costituzione rivoluzionaria che il Vate diede a Fiume.

Per rimanere in tema, lei è Presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, di cui è anche direttore generale. Quali sono gli aspetti del poeta che ha voluto valorizzare, per suscitare nuovo interesse nei confronti della sua figura?

D’Annunzio viene considerato un decadente, lussurioso, peccatore e protofascista. Ho cercato, con buoni risultati, di modificare questa sua rappresentazione. Fu in realtà un modernizzatore che trasformò la società italiana, fatta di una piccola borghesia ottocentesca, in una società più dinamica e aperta. Una cosa tengo a sottolineare: non fu mai fascista.

Sarà ospite di Musicultura: quale genere musicale ascolta? Se dovesse scegliere un brano più significativo della sua vita, quale potrebbe essere?

Ascolto musica rock e pop, in prevalenza quella degli anni ’60 e ’70: Frank Zappa, Beatles e Rolling Stones. Un mio brano preferito? Love in vaindei Rolling Stones.

INTERVISTA. “Musicultura, un festival meraviglioso”: il Quinteto Astor Piazzola a La Controra

Mercoledì 18 Giugno il tango argentino del Quinteto Astor Piazzolla è stato protagonista dell’appuntamento di musica live de La Controra, al Teatro Lauro Rossi di Macerata: composizioni di grande ricchezza melodica, ritmica e armonica, quella dei cinque artisti di Buenos Aires, che hanno riportato in auge gli arrangiamenti del celebre compositore Piazzolla, brani perlopiù inediti.

Il gruppo formato da Lautaro Greco, Sebastian Prusak, German Martinez, Sergio Rivas e Cristian Zarate, sotto la direzione del maestro Julian Vat, ha incantato il pubblico presente in sala e hanno confidato, alla redazione di Sciuscià, i successi del loro progetto artistico. In qualità di portavoce della band, Vat ha rilasciato un’intervista alla redazione di Sciuscià, poco prima della loro esibizione.

Com’è nato il Quinteto Astor Piazzolla?

[Julian Vat] Il Quinteto nasce diciannove anni fa per iniziativa di Laura Escalada Piazzola, per mantenere viva l’eredità di Astor Piazzolla con ilo suo stesso spirito, il suo tango e la sua musica. Fu lei stessa a convocarmi per un provino. Tra i prerequisiti,  oltre all’esperienza e a un certo tipo di professionalità, si richiedeva un amore speciale per l’arte del Maestro.

Com’è esibirvi, presentando a tutto il mondo la musica di Piazzolla?

Credo che Astor Piazzolla sia un artista universale, perché è riuscito a descrivere, con la musica, il suo paese. Portarlo in giro per il mondo è sempre un grande onore.

I genitori di Astor Piazzola avevano origini italiane: quale emozione provate nel riportare la sua musica in Italia e suonare nel nostro Paese?

Piazzolla è legato a questo Paese per tanti motivi: è la terra di origine dei suoi genitori e il posto in cui ha prodotto gran parte della sua musica, registrando molti pezzi del repertorio con musicisti italiani. Abbiamo avuto la fortuna di suonare in Italia in varie occasioni; abbiamo una grande responsabilità, in quanto Astor è molto conosciuto e apprezzato qui.

Siete stati acclamati dalla stampa internazionale come l’unico gruppo in grado di suonare la musica di Piazzola con una ricchezza melodica e ritmica senza precedenti. Come descrivereste la vostra performance?

Cerchiamo di diffondere con umiltà tutta la musica del Maestro, un autore molto fecondo; ha, al suo seguito, più di tremila opere, tra cui due sono le più famose, forse una quindicina quelle più conosciute. Noi abbiamo la fortuna e responsabilità, anche attraverso i nostri tre dischi, di far conoscere la restante parte della sua musica meravigliosa, perché merita di essere riproposta al pubblico. A Musicultura le opere più inedite di Piazzolla, affiancate dai grandi successi come Libertango.

Musicultura, in una sola parola?

Meraviglioso. Promuovere la canzone d’autore e i nuovi talenti come noi, che non ci riteniamo di certo consacrati.